XIX Congresso Società Psicoanalitica Italiana
Inconscio Inconsci 4/7 Febbraio 2021
Report di Maria Giovanna Argese
Dei 18 congressi della Società Psicoanalitica Italiana, svoltisi a partire dal 1946 in varie città italiane, il diciannovesimo è il primo che si è svolto on line, si potrebbe anche dire in remoto, ma meglio a distanza o su una piattaforma, evocando un luogo seppur virtuale. Il tema del cambiamento è spesso stato presente già nei titoli dei congressi precedenti, a testimoniare una psicoanalisi in continuo dialogo tra passato e presente, ma questa volta il cambiamento ha riguardato anche il mezzo stesso di comunicazione: una piattaforma digitale. La piattaforma potrebbe essere pensata come una metafora di un luogo altro che non si sa dov’è, di cui si ipotizza il funzionamento a partire dai suoi derivati, un pò come l’inconscio: l’oratore si rivolge a uno schermo in cui coglie l’assenza dei rumori, della luce, degli odori , del riscontro vivo della sala comune, i partecipanti colgono il vuoto alla fine della relazione , quando non si può applaudire più o meno calorosamente e più o meno a lungo, qualcuno non riesce a connettersi e resta disconnesso, qualcun altro perde la connessione dopo essere stato già connesso, le parole ogni tanto hanno delle deformazioni o dei vuoti, a volte si vede ma non si è visti o si ode ma non si è uditi e viceversa. Ma le cose possono anche andar bene, i partecipanti iscritti sono più di mille, le connessioni in gran parte funzionano e si fa esperienza di un arricchimento del pensiero, di un ampliamento delle proprie potenzialità conoscitive, di un’espansione della propria identità professionale attraverso condivisioni, assonanze, dissonanze.
Il titolo del congresso Inconscio/Inconsci racchiude il pensiero espresso nelle parole del presidente Anna M. Nicolò di “un cuore antico che si protende verso il futuro” nella declinazione al plurale del concetto di inconscio rispetto ai modelli, agli obbiettivi, ai campi di intervento. L’inconscio è certamente la scoperta più rivoluzionaria per la conoscenza della mente umana che a partire dalla fine dell’Ottocento, ha influenzato profondamente tutti gli ambiti del sapere , non solo il campo scientifico della cura psichica in cui nasce, ma anche la filosofia, la sociologia, la medicina, la cultura più in generale, le arti, come vien ben testimoniato dagli interventi di Filippo Maria Ferro e Cristina Comencini, che hanno ricevuto il premio Musatti per i loro lavori rispettivamente nel campo dello studio dell’arte pittorica e del cinema. L’inconscio è la base su cui si è costruita la psicoanalisi e a cui tutti gli psicoanalisti fanno riferimento nella loro clinica e teoria, ma, come si interroga Domenico Chianese, quale inconscio, e quali continuità o profonde divergenze si possono individuare? Dalle numerose relazioni , circa 60 tenute nei panel per piccoli gruppi , oltre a quelle tenute in plenaria (vedi Programma allegato), si evidenzia come dalla teorizzazione freudiana interpretata per lungo tempo come centrata prevalentemente sullo studio dell’inconscio dinamico costituito cioè dalla rimozione, si è dipanata una molteplicità di modi di intendere l’inconscio. Di questa molteplicità Nando Riolo, nell’introduzione alla tavola rotonda della domenica mattina, rintraccia i nuclei germinali in alcuni passaggi degli scritti di Freud che già contengono e anticipano la successiva espansione e ricerca, auspicata dallo stesso Freud. L’inconscio non rimosso , l’inconscio processo in continuo divenire che accompagna il funzionamento conscio, l’inconscio non formulato, l’inconscio non convalidato, l’inconscio relazionale , l’inconscio co-creato, l’inconscio gruppale, l’inconscio accecato dalla sensorialità (Gabriella Giustino) in relazione al funzionamento psicotico, sono formulazioni diverse che da una parte, attengono a modelli diversi di concepire il funzionamento mentale, ma dall’altra, possono essere considerate l’espressione di un inconscio costituito da una materia psichica multiforme, plurisensoriale, complessa, di cui si possono cogliere alcuni aspetti, a seconda del punto di vista da cui la si avvicina.
Anna Nicolò nella relazione introduttiva al congresso sottolinea che i due cambiamenti fondamentali cui è andata incontro la concezione dell’inconscio riguardano il passaggio della ricerca dal contenuto inconscio al processo inconscio e la presenza fin dall’inizio della sua costituzione, dell’interazione con l’altro. Nei due casi clinici riportati emerge chiaramente come questi cambiamenti comportano una specifica attenzione e lettura degli accadimenti nella seduta analitica dove, dice Anna Nicolò “ cogliamo coscientemente solo una parte infinitesimale delle comunicazioni espresse su differenti canali, verbali, sensoriali, somatici, agiti che si attivano reciprocamente e che sono tutte in massima parte inconsce, ma tutte agiscono su di noi, ci toccano, ci impressionano,” come una lastra sensibile alla luce”, e sono potenzialmente trasformative, a seconda della nostra risposta conscia e inconscia”.
I cambiamenti teorici vengono illustrati da Massimo Vigna Taglianti attraverso una ricca mappatura storica che sottolinea i contributi dell’Infant Research a partire dagli studi di J. Bowlby, le successive teorizzazioni riguardanti i rapporti tra Io e Sé, gli studi di Kohut sugli oggetti-Sé, le recenti scoperte delle neuroscienze sul funzionamento cerebrale, per ricordare solo alcune delle tappe indicate nella sviluppo della ricerca. Quando “In Ricordare, ripetere e rielaborare” Freud individua i“clichè libidici“, all’interno di un modello pulsionale con “vis a tergo“, si può intravedere un’anticipazione del concetto di relazioni oggettuali che vanno a costituire gli elementi fondanti dell’intrapsichico attraverso processi di internalizzazione. Dice Vigna Taglianti: “Si tratta di patterns affettivo-oggettuali che vanno in onda “in automatico” tutte le volte che la situazione ambientale sollecita il soggetto su quel determinato aspetto”. Esperienze preverbali quindi non simboliche che nel corso dell’analisi vengono messe in scena, affinchè possano essere raffigurate. L‘avanzamento della clinica comporta la necessità di un aggiornamento della metapsicologia che possa coniugare la dimensione strutturale rivisitata, laddove la struttura psichica è indispensabile per sentire e pensare, e la dimensione processuale che permette l’attribuzione di senso.
Alcuni relatori come Renè Roussillon hanno operato delle integrazioni, rintracciando il filo comune tra Freud, Winnicott e Bion nel concetto della trasformazione della materia psichica originaria, non suscettibile di diventare cosciente se non attraverso la funzione significante della figura di accudimento; la prima urgenza dell’apparato psichico è di addomesticare l’impatto con ciò che accade e, grazie alla situazione di sicurezza data da una madre affidabile, il bambino può appropriarsi della nuova esperienza.
Parole che hanno eco nella relazione di Anna Ferruta che sostiene che “ molte esperienze inconsce preverbali sono in attesa di un ascoltatore che ne renda necessaria la manifestazione e le faccia sbocciare, fiorire, entrare nella comunicazione condivisa”; l’ascolto analitico permette l’appropriazione soggettiva offrendo l’incontro con un oggetto interessato alla crescita psichica, purchè l’analista rinunci alla comoda sicurezza delle acquisizioni clinico-teoriche che possono ostacolare in particolare, per esempio, la comprensione delle odierne patologie come quelle narcisistico-identitarie.
Gabriel Sapisochin partendo dall’assunto che i pazienti soffrono per qualcosa di cui non sanno e che ci sono molteplici modi di registrazioni inconsce di tali vissuti, individua nuove forme di ascolto nel processo analitico che hanno a che fare con un agire drammatizzato, cioè una modalità muta in cui si agiscono “forme arcaiche di funzionamento mentale del paziente non accessibili alla coppia associazioni libere-ascolto fluttuante poiché non sono mai state pensate verbalmente”. L’autore individua nel “gesto psichico” la registrazione intrasoggettiva dell’interazione precoce, dell’emozione che collega il soggetto con gli altri prima che ci sia una verbalizzazione, una sorta di sequenze di immagini, come nel cinema muto.
In linea con questa impostazione Bolognini afferma che” l’estensione del concetto di inconscio sta contribuendo a importanti ampliamenti nella tecnica, poichè queste aree carenziali risultano necessarie, per consenso comune, di una funzione analitica più complessa”, in cui l’analista si trova ad attraversare co-esperienzialmente “ ampi strati del Sé disastrati o desertici”, come mostra attraverso toccanti esemplificazioni cliniche. E’ inoltre importante che l’analista sappia rispettare i tempi in cui il paziente possa sentire come comprensibile e suo, il modo in cui è organizzato il suo mondo interno; l’analista deve saper evitare cioè, interpretazioni premature che resterebbero, il più delle volte, inutili spiegazioni cognitive.
Nella tavola rotonda finale, sono stati messi a confronto approcci psicoanalitici differenti tra di loro, seppur all’interno dei cambiamenti della concezione dell’inconscio, precedentemente illustrata: Sarantis Thanopulos descrive l’inconscio considerando la sua genesi come un processo particolare di rimozione, definita da Freud rimozione primaria e riprendendo la concezione di Matte Blanco, evidenzia l‘antinomica, bi-logica costituzione dell’essere umano paragonato a “un albero in cui le radici, l‘inconscio, penetrano nelle foglie, la coscienza, e viceversa”. Irene Ruggiero sottolinea l’aspetto relazionale della dimensione inconscia riportando un caso clinico che mette in luce l’enactment dell’analista che recepisce a livello inconscio le comunicazioni della paziente; l’analisi a posteriori del controtransfert rende possibile un recupero integrativo dell’esperienza emozionale e dell’enactment e attraverso l’attento ascolto plurisensoriale dell’analista, ciò che era informe e comunicato solo attraverso l’azione e la scarica somatica, trova uno spazio di rappresentabilità e pensabilità. Massimo Ammanniti illustra come le ricerche dell‘Infant Research e gli studi di neuropsicologia abbiano ben spiegato il funzionamento della memoria procedurale, implicita e automatica, senza coscienza, e sottolinea la dimensione non solo cognitiva ma soprattutto affettiva di tale memoria: la specificità degli scambi tra madre e lattante va a costituire la matrice interiorizzata delle reti relazionali affettive, alla base dell’inconscio non rimosso dove, il processo difensivo prevalente non è la rimozione, bensì la dissociazione. Antonino Ferro mostrando delle immagini molto evocative dei concetti cui si riferisce, ipotizza che la seduta analitica possa svolgersi come un sogno, espressione del“campo“ in cui sono immersi analista e paziente che nell‘incontro danno forma e trasformano le modalità contemporaneamente, consce e inconsce, di funzionamento mentale. I diversi modelli con la conseguente diversità nella conduzione della cura psicoanalitica, hanno generato un confronto che ha permesso una focalizzazione delle divergenze e, nel suscitare interrogativi, ha stimolato l’attitudine a tener viva la ricerca.
D’altra parte la ricerca è un caposaldo che contraddistingue il lavoro analitico, quando nella stanza d’analisi con il paziente ci si trova ad affrontare un altro che non si conosce, una sofferenza di cui non si conoscono le cause e sono necessarie quelle attitudini di passione, umiltà, pazienza, fiducia, che diventano ingredienti fondamentali nella formazione dell’ascolto psicoanalitico, come è echeggiato spesso negli interventi di relatori e partecipanti. Allo stesso modo e con lo stesso spirito di ricerca, nella tavola rotonda Quale inconscio e quale psicoanalisi per il futuro , è stata sottolineata la necessità di occuparsi degli accadimenti sociali e dei cambiamenti da essi indotti, come testimoniato dal lavoro degli psicoanalisti che di fronte alla pandemia e alle sue drammatiche conseguenze, hanno messo a disposizione delle persone un servizio di ascolto dell’emergenza , sperimentando nuovi setting e modalità di intervento. In particolare la ricerca oggi è orientata a capire, per esempio, come l’uso delle nuove tecnologie possa cambiare e in che modo, il funzionamento dell’attività mentale, cambiando radicalmente e velocemente le modalità comunicative così fondamentali nella costituzione della psiche, come illustra Fabio Castriota individuando alcune connotazioni temporali, spaziali e narrative specifiche del vivere contemporaneo.
In un resoconto che non può che essere parziale, vista l’ampiezza e la complessità delle relazioni presentate, va segnalato lo spazio dedicato alle attività editoriali: Paola Marion, direttore della Rivista di Psicoanalisi, Stefania Nicasi , direttore di Psiche, Gabriella Giustino, direttore di Spiweb e Giovanni Foresti , co-curatore dell ‘ Annata Psicoanalitica Internazionale, hanno discusso delle varie attività mettendo in luce il buon andamento dell’editoria, ma anche le criticità ; dal confronto è emersa la necessità di lavorare in sinergia, anche attraverso una più stretta collaborazione con spiweb, per poter affrontare l’impegnativo compito della comunicazione e soprattutto della diffusione all’esterno.
In conclusione, l’esecutivo della SPI alla fine del suo mandato con questo congresso ha confermato e ribadito un grande impegno e una grande capacità di interpretare a al contempo dare voce agli aspetti più creativi e innovativi del pensiero psicoanalitico, coltivando il dialogo sia all’interno della Società, sia all’esterno con un’ attenzione costante e approfondita al mondo scientifico, sociale, culturale.
Vedi anche:
Video del webinar: l’inconscio oggi: intrecci prospettici tra Psicoanalisi e Neuroscienze, 26/9/20.
XIX Congresso Nazionale Online: Inconscio/Inconsci, 4-7 febbraio 2021