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The 27th IPSO Meeting – Berlin 13-15 October 2023. Report di S. Chindamo

24/10/23
Bozza automatica 63

Parole chiave: Corpo, Freud, Psicoanalisi

The 27th IPSO* Meeting – Berlin 13- 15 October 2023

Near and yet so far: body in psychoanalysis

di Sonia Chindamo

My boby is the cage

That keeps me from dancing

With the one I love

But my mind holds the key

Il mio corpo è una gabbia

che mi impedisce di ballare

con la persona che amo.

Ma alla mia mente appartiene la chiave.

(Arcade Fire- 2007)

Così si apre il 27° Meeting Europeo IPSO (Iternational Psychoanalytical Studies Organization) tenutosi a Berlino dal titolo: “Near and yet: bodies in psychoanalysis” – “Vicino e ancora così lontano – corpi in psicoanalisi”

Come ha sottolineato Freud (1923) “l’Io è innanzitutto un Io corporeo” questa osservazione sottende una domanda fondamentale su come il corpo possa essere psichicamente rappresentato ed integrato nella costituzione del soggetto e nel processo terapeutico psicoanalitico.

Dove sono i corpi in psicoanalisi?

Nei primi colloqui di consultazione, nella voce al telefono che immediatamente riporta ad un corpo, impressione della quale è difficile liberarsi anche nel corso del trattamento.

La fisicità del corpo e le sensazioni corrispondenti vengono incontrate attraverso il controtransfert, i fenomeni secondari della pelle, le sensazioni incarnate, il setting incarnato e gli enactment.

Storicamente, la teoria psicoanalitica ha sottorappresentato il corpo, spesso lasciando la discussione a campi vicini come la psicosomatica. Tuttavia, concettualizzazioni recenti, come l’incarnazione, l’enactment e l’incoscienza corporea, hanno concesso al corpo spazio.

Tali concetti hanno consentito l’esplorazione di temi come la sessualità, la dissoluzione dei binari di genere, la gravidanza, l’invecchiamento e la morte all’interno della relazione terapeutica protettiva. In analisi, il contatto fisico o la prossimità non sono un prerequisito e la connessione e l’intimità esistono senza contatto. La regola dell’astinenza spesso sottolinea questa caratteristica essenziale dell’analisi, in cui i corpi della coppia analitica possono avvicinarsi all’interno di uno spazio fantastico ma rimanere distanti. Questo rapporto dialettico tra vicino e lontano crea flessibilità psichica, permettendo così l’espansione della psiche.

Quando lasciamo la sala di consultazione e diamo uno sguardo alla società, è in atto una rapida digitalizzazione, che porta alla dissoluzione dei corpi fisici nello spazio virtuale. Questa tendenza solleva importanti interrogativi sulla possibilità della psicoanalisi nel regno online. La capacità di oscillare tra vicino e lontano coltiva psichicamente la vitalità, proprio come la danza o la lotta all’interno dell’incontro analitico. Nello spazio intimo della psicoanalisi, è possibile raggiungere la vicinanza psichica, ma i bisogni fisici spesso rimangono distanti e insoddisfatti, spingendo a cercare appagamento oltre i limiti della relazione terapeutica.

Le tre giornate hanno visto in alternanza presentazione di suggestioni teoriche, contributi clinici e intervisioni di colleghi in training provenienti da tutto il mondo.  

Sono stati tredici i lavori presentati nei pannel di lavoro, alcuni interventi sono stati fortemente caratterizzati da temi sociali, come il lavoro della candidata della Società Psicoanalitica Olandese, Esther Swart dal titolo “Lou Andreas Salomè – Mother of the Feminine Perspective in Psychoanalysis” che propone una riflessione su una psicoanalisi del femminile, sul corpo femminile, affrontando i temi della sessualità e della maternità.

“So close and yet so far: lost memories” è il lavoro presentato da Heloisa Gurgel Rosenfeld e Marcia Poerto Pimental della Società Psicoanalitica Brasiliana, in questo testo le autrici approfondiscono l’intricata relazione tra memoria e identità attingendo da varie discipline come la mitologia, la psicoanalisi e le neuroscienze. Il lavoro presenta la memoria come una funzione complessa, indispensabile per la costruzione del futuro e la comprensione del presente attraverso un caso di studio di un uomo di 75 anni.

Ancora il collega di Israele, David Jackson, in connessione via zoom dai territori di guerra, ha presentato il suo lavoro dal titolo “This little piggy stayed home”, caso di un’analisi durata tre anni a tre sedute settimanali con un paziente affetto da una grave sintomatologia ossessiva, vari sintomi fisici e una continua esperienza di angoscia e odio nei confronti del suo corpo. Si tratta di un’analisi “ibrida”, condotta in parte attraverso sessioni fisiche e in parte telefonicamente, si è discusso su come l’ibridità stessa dell’analisi abbia risentito delle difficoltà nell’integrare le diverse modalità di lavoro, tuttavia, costituendo allo stesso tempo una messa in atto dell’esperienza profonda del paziente rappresentato nel setting analitico stesso.  

Questi solo alcune delle, il tema del corpo si è prestato ad essere affrontato da punti d’osservazione differenziati e i contributi teorici sono stati molteplici, le società psicoanalitiche d’origine sembrano mostrare diverse sfaccettature della psicoanalisi e proprio nell’integrazione di queste troviamo la ricchezza di un meeting come quello tenutosi a Berlino, nella possibilità di confronto e di scambio continuo.

* IPSO è l’acronimo di International Psychoanalytical Studies Organization è composta da Psicoanalisti-in-Training degli Istituti dell’International Psychoanalytical Association (IPA). IPSO venne fondata nel 1973 e nacque dalla necessità dei candidati al training di sentirsi maggiormente partecipi dell’attività scientifica internazionale, mettere a disposizione ed utilizzare conoscenze e competenze di ricerca empirica all’interno della clinica psicoanalitica in un dialogo continuo con candidati provenienti dall’Europa, America Latina e Nord America. In questi tre raggruppamenti sono incluse anche altre realtà, dell’Europa fanno parte anche Sud Africa, Israele, India e Australia; nel raggruppamento Nord America, sono inclusi il Giappone, la Corea e recentemente la Cina.

IPSO vuol dire soprattutto essere parte di un processo creativo e di crescita, dove attraverso l’apporto di tutti è possibile migliorare la qualità della formazione e la partecipazione all’attività scientifica dell’IPA.

In Italia ogni candidato di training è iscritto ad IPSO, vi è un rappresentante IPSO eletto in ciascuna sezione locale di training.

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