Proponenti: Paolo Boccara e Giuseppe Riefolo
Report a cura di Paolo Boccara e Giuseppe Riefolo
Al seminario hanno partecipato 13 colleghi di diversa provenienza rispetto ai centri SPI. Anche la tipologia dei partecipanti è stata molto varia con la partecipazione di membri sia associati che ordinari, ma soprattutto di alcuni candidati. Il seminario si è svolto con una prima introduzione al tema da parte di Paolo Boccara, il quale ha sottolineato le premesse teoriche da cui partiva la proposta del seminario ovvero il concetto di “Stati Multipli del Sé” introdotto, negli ultimi anni, da Ph. Bromberg, e alla proposta avanzata soprattutto da questo autor e di considerare la dissociazione come un dispositivo dinamico fisiologico dell’organizzazione e del funzionamento mentale. In margine alle considerazioni di Bromberg, Boccara ha sottolineato i contributi a questo tema di Mitchell, e di Bollas oltre che del concetto di “mente gruppale” che Anna Ferruta ha in più occasioni proposto per il suo lavoro nelle supervisioni dei gruppi di operatori che lavorano nei servizi territoriali. Nella seconda parte della mattina vi è stato l’intervento di Giuseppe Riefolo, il quale ha proposto una revisione critica dei concetti di scissione e dissociazione proponendo una relazione dinamica fra i due concetti riferibili il primo allo stato di “allentamento dei nessi associativi delle idee” (Bleuler, 1911; Janet 1894) e il secondo alla ricomposizione dello stato di scissione secondo le tipiche modalità difensive introdotte dalla teoria psicoanalitica. In questa linea il gruppo su sollecitazione della proposta del dott. Riefolo, ha discusso delle possibilità che altri possibili esiti della ricomposizione dello stato di scissione potessero essere di ordine “creativo”, ovvero che lo stato di scissione potesse essere rappresentato come premessa necessaria a ricomposizioni sia di ordine difensivo che creativo. In tale eventualità è stato proposto e discusso che il movimento di ricomposizione dello stato di scissione possa essere descritto come “Processo dissociativo” cogliendo da Bromberg l’accezione positiva e di mobilità del processo. Le tesi di Janet della “simultaneità” di differenti organizzazioni attive della personalità che di volta in volta, a seguito di “riduzioni della capacità di sintesi”, possono emergere come personalità prevalenti, è stata utilizzata come riferimento clinico e teorico per rappresentare la possibilità di soluzioni dissociative creative differenti dalle soluzioni dissociative difensive, che, invece si organizzano attraverso la rimozione. E’ stato discusso molto il concetto di “Simultaneità” considerato non solo come concetto riferibile a parametri temporali, quanto a parametri di interconnessione causale, ovvero descrizione di un processo che non può evitare di essere al tempo stesso difensivo e creativo. Il gruppo si è molto soffermato a discutere le caratteristiche riferibili al concetto di “stati multipli del Sé” trovando un sufficiente, quanto problematico accordo, nel concetto di elemento “microanalitico” (Stern; Boston Group) che attualmente viene anche riconosciuto dalle scienze neurobiologiche che individua no unità elementari secondo cui descrivere il funzionamento mentale elementare di base (Damasio, Edelman, Le Doux). Un altro tema che ha molto occupato la discussione è stato quello della definizione del concetto di “dissociazione creativa” rispetto alla possibilità che tale concetto fosse descritto piuttosto come “associativo”. Sono emersi, da parte di alcuni partecipanti giusti riferimenti ad indirizzi teorici per i quali il concetto di “dissociazione creativa” poteva esser e piuttosto riferibile a concetti di “pensiero associativo”, mentre il riferimento dei proponenti il seminario era piuttosto quello della psicopatologia classica e soprattutto di Janet che distingueva in modo netto il pensiero creativo, ovvero “sintetico” da quello “automatico”. Questo punto è risultato di estrema utilità per il confronto del gruppo in quanto ha permesso di chiarire e di relativizzare i concetti rispetto ai differenti riferimenti teorici, mentre sul piano della clinica è emerso come la posizione di sostenere le potenzialità creative (prima che le soluzioni difensive) nella regressione della situazione analitica, trovava l’accordo e l’interesse di tutti i partecipanti al seminario. In questo sen so è risultato davvero importante che nel corso del seminario emergessero spunti clinici da parte dei vari partecipanti e persino riconsiderazioni, a posteriori di interventi clinici effettuati con pazienti in analisi e che ora potevano essere riletti secondo il registro del “Processo dissociativo”. In tal senso è stato ribadito che con il concetto di “Processo dissociativo” si cercava sostanzialmente di sottolineare una posizione da parte dell’analista attenta soprattutto alle proprie reazioni soggettive, alla curiosità, alla sorpresa, all’uso degli enactment e al sereno coinvolgimento intersoggettivo nel campo analitico. E’ stato possibile inoltre precisare alcuni concetti che nell’esposizione dei proponenti potevano risultare generici quale il concetto di “narrazione” che, nel concetto di “Processo dissociativo”, è soprattutto riferibile, a livello microanalitico, al passaggio da ciò che Damasio (1999) descrive tra il proto-Sé e il Sé autobiografico, e che Stern (1985)descrive come “Sé narrato”, ovvero, come è emerso grazie al suggerimento di alcuni partecipanti, come micro “spot” di narrazione che si organizzano continuamente nelle ricomposizioni dissociative – simultaneamente difensive e creative – delle configurazioni (stati) multipli del Sé. Nel pomeriggio sullo stimolo della proiezione di un breve rimontaggio del film “Le donne del sesto piano” è stato possibile allargare il confronto fra esperienze soprattutto cliniche da parte dei partecipanti.