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Silenzi e Ascolto. L’incontro psicoanalitico con stati autistici. 12-13/11/2022 Report di M. P. Ferrigno.

23/11/22
Silenzi e Ascolto. L’incontro psicoanalitico con stati autistici.

Report Congresso Internazionale

Silenzi e Ascolto. L’ incontro psicoanalitico con stati autistici.

Nei giorni 12 e 13 novembre 2022 si è svolto in videoconferenza Il Congresso internazionale organizzato dall’ A.I.P.P.I. L’ obiettivo era quello di proporre una riflessione a più voci sugli interventi di cura rivolti agli stati autistici alla luce della evoluzione di concetti teorici e tecnici.

Il focus delle due giornate riguardava l’approccio psicoanalitico all’ Ascolto dei Silenzi che nel processo di cura si incontrano in tali realtà cliniche. Questo filo conduttore è stato declinato in varie aree che si affrontano nel processo della cura: nella stanza d’analisi, nella collaborazione con i vari Servizi coinvolti, nel lavoro con i genitori.

La partecipazione è stata numerosa (circa 300 partecipanti) e il dibattito si è svolto in un clima di attenzione ed interesse. Sono stati assegnati 19,5 crediti ECM.

La mattinata del 12 si è aperta con l’introduzione del Segretario Scientifico Maria Paola Ferrigno che ha evidenziato come la complessità di questa area clinica comporti un confronto e una integrazione tra la Psicoanalisi ed altri approcci terapeutici. Centrale nella sua presentazione sono state alcune suggestioni riguardo il Silenzio e l’Ascolto che, all’interno della situazione di cura, costituiscono la trama e l’ordito di un processo creativo denso di esperienze sensoriali ed affettive.

Sono poi seguite la relazione di Joshua Durban e di Suzanne Maiello.

Joshua Durban, training and supervising child and adult psychoanalyst at the Israel Psychoanalytic Society and Institute, e Suzanne Maiello, Membro Didatta di A.I.P.P.I., sono esperti riconosciuti a livello internazionale sullo studio e la cura degli stati autistici.

La relazione di Joshua Durban, “Muteness and Silence in the Psychoanalysis of Autistic States”, attraverso la storia clinica di un giovane paziente, che soffre di autismo ad alto funzionamento in analisi dall’ età di tre anni con una frequenza di cinque volte alla settimana, ha ripercorso, in modo toccante, le tappe dell’analisi del giovane paziente. E’ stata descritta la sua evoluzione da un caos corporeo indifferenziato ad una graduale differenziazione del Sé in parallelo all’emergere del linguaggio. Il lavoro ha evidenziato, anche attraverso i vissuti controtransferali dell’analista, essenzialmente espressi attraverso sensazioni corporee, le manifestazioni corporee del paziente, l’evoluzione della capacità comunicativa del paziente con un accento puntuale sul significato dei suoi silenzi e del suo mutismo.

È stato descritto l’iniziale caos, in cui sembra che non vi sia un ‘centro’ capace di dare forma coesa ad un corpo percepito come disgregato dove il paziente non ha possibilità di dare parola nè descrivere quello che avverte: in tale stato mentale il silenzio ha la forma di mutismo che può assomigliare ad uno stato simile alla quasi morte. Nel proseguire dell’analisi emerge un rudimentale senso di “me” in relazione con oggetti parziali ma meglio definiti e diventa possibile una sana scissione e una diversa relazione con l’analista.  Il mutismo autistico è caratterizzato da bidimensionalità e spesso è accompagnato dall’emergere di aspetti violenti. Differentemente, il silenzio è il segnale della costruzione di uno spazio interno in cui si possono co-creare pensieri, emozioni in modo com-passionevole.

Molto interessante è stata la descrizione del processo di passaggio dal mutismo angoscioso al silenzio: Durban descrive il lento processo di “ammantatura” (copertura di elementi concreti che non possono essere ancora interiorizzati) come un tentativo di riparazione onnipotente con l’uso di oggetti combinati, di forma bizzarra, “chimerici”, connessi ad una fase di incorporazione orale che apre una prima possibilità comunicativa.

Nella sua relazione Suzanne Maiello, “Voci vuote- voci sorde. In ascolto dei silenzi autistici” si rifà al pensiero di Frances Tustin che descrive, al centro dell’autismo, un” buco nero”, un vuoto, risultato del crollo, della scomparsa del terreno sul quale poggia il senso stesso dell’esistere. Dal momento che negli stati autistici ogni esperienza di separazione susciterebbe angosce di annichilimento intollerabili, è precluso ogni accesso alla dualità e di conseguenza manca la predisposizione primaria a creare collegamenti.

L’ apparente contraddizione nel titolo rimanda all’assenza di ogni differenziazione negli stati autistici. Le voci vuote riguardano la difficoltà/impossibilità ad esprimere aspetti emotivi, mentre le voci sorde fanno riferimento al collasso di ogni comunicazione tra chi parla e chi ascolta come conseguenza del crollo primordiale dell’apparato psichico che annulla qualsiasi possibilità di legame tra chi ascolta e chi parla.

Scompare non solo la comunicazione ma la funzione della mente come contenitore di pensieri.

Maiello ha sottolineato le difficoltà controtransferali che il terapeuta deve affrontare nel lavorare con tali stati della mente affermando l’importanza di estendere i propri strumenti di ascolto del paziente a partire dalle sensazioni del proprio corpo e dei propri sensi, in particolare del proprio udito che può funzionare come ‘un corpo di risonanza’ ricettivo rispetto a forme melodiche e ritmiche e alle più piccole variazioni ‘musicali’.

La Relatrice ha mostrato, attraverso un coinvolgente caso clinico, le fasi di passaggio di una piccola paziente da una situazione di bidimensionalità autistica alle prime esperienze di comunicazione nella relazione.

Nel pomeriggio di sabato si sono svolti quattro Panel paralleli che hanno proposto il lavoro con pazienti autistici nella stanza di analisi, il lavoro con i genitori e la collaborazione con vari Servizi coinvolti nella cura. In ogni Panel sono state affrontate tematiche teoriche, cliniche e di tecnica.

La partecipazione è stata vivace e si è creato un ricco dialogo anche con professionisti di area diversa da quella psicoanalitica. Ovunque è emersa l’importanza di un costante confronto con altre discipline, sia per garantire una diagnosi precoce e puntuale sia per mettere in atto una cura sufficientemente efficace.

Nella mattina del 13 novembre Chiara Cattelan, Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana con funzioni di Training, ha portato il suo contributo “Adesso parliamo delle cose importanti”. Dalla condivisione del silenzio al dialogo analitico.

La frase virgolettata nel titolo appartiene ad un paziente, affetto da autismo profondo, in analisi dall’età di tre anni a quattro sedute settimanali. Attraverso ricchi stralci di materiale clinico Chiara Cattelan ci ha mostrato l’evoluzione dall’incomunicabilità alla possibilità di comunicare con reciproco piacere e di interiorizzare l’esperienza condivisa. La relatrice ci ha guidati ad esplorare aspetti tecnici del lavoro che portano alla costruzione di un linguaggio comune tra analista e paziente, promuovendo contemporaneamente la costruzione del sé. Questo lavoro coinvolge tutte le potenzialità comunicative e sostiene il ruolo di promotore attivo del bambino e la sua creatività. All’interno dell’esperienza di ‘cooperazione’ paziente e analista creano ‘forme di mediazione’ per attraversare lo spazio e avventurarsi nella dimensione intangibile dell’immaginazione e del pensiero. Il processo parte da una situazione adesiva-bidimensionale e porta alla creazione di uno spazio/silenzio tra le parole e tra analista e paziente, permettendo lo scambio tra loro. L’evoluzione passa attraverso la comprensione della funzione protettiva che hanno i modi peculiari di trattare la parola nei confronti delle angosce pervasive suscitate dalla separatezza. Il tipo di ascolto dell’analista e il suo modo di rivolgersi al bambino hanno una parte importante nella trasformazione dei loro modi di comunicare. Il ruolo attivo del paziente nella co-costruzione del linguaggio conduce inoltre a un sé più coeso e alla sua posizione di ‘soggetto’ che può riflettere sui propri vissuti.

Infine, nella seconda parte della mattinata, la tavola rotonda ha offerto ulteriori contributi

Carla Candelori, Membro Didatta AIPPI, ha parlato della supervisione clinica su pazienti con stati autistici illustrando, dopo un excursus storico sulla concettualizzazione della supervisione e su come sia cambiata nel tempo da una attività di ‘controllo’ alla condivisione di due menti al lavoro. Candelori ha sottolineato la particolare difficoltà che. anche il lavoro di supervisione su tali espressioni cliniche, si presenta nel tollerare i momenti di impasse senza perdere la fiducia e la necessità di mantenere una costante curiosità per il paziente in una dolorosa oscillazione, anche nella supervisione, tra disperazione e speranza.

Diomira Petrelli, Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana con funzioni di Training e Membro Didatta AIPPI, ha focalizzato il suo intervento su quelle aree mute del paziente che Tustin ha chiamato ‘sacche autistiche nei pazienti nevrotici’. Ha descritto, anche attraverso alcuni evocativi frammenti clinici, come alcuni pazienti, nevrotici o borderline, nel corso dell’analisi, lascino intuire aspetti di funzionamento autistico. Petrelli ha sottolineato l’importanza di comprendere, per esempio, particolari manovre, anche dolorose, sul corpo che vengono ‘svelate’ dal paziente nel corso dell’analisi e di cui il paziente sembra non avere consapevolezza; a volte sembrano manovre utili a calmare l’ansia mentre altre volte ci si trova davanti ad aspetti perversi di erotizzazione del dolore.

L’ interrogativo che Petrelli pone è diagnostico poiché la tecnica per accogliere tali espressioni cliniche, se si tratta di sacche autistiche, presenta alcune specificità.

Mario Priori, Membro Ordinario AIPPI e Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, ha portato gli ultimi risultati della ricerca internazionale INSERM a cui partecipa anche la nostra Associazione. La ricerca, iniziata alcuni anni fa a livello europeo sotto l’egida del Ministero della salute Francese, ha come obiettivo la valutazione dei risultati della psicoterapia psicoanalitica nella cura degli stati autistici. Priori ha sottolineato l’importanza di avere avviato una ricerca in questo ambito che ha dimostrato l’utilità dell’intervento psicoterapico psicoanalitico nelle situazioni di autismo.

Il Congresso si è chiuso con un intervento di saluto del Segretario Scientifico Nazionale Maria Paola Ferrigno

Vedi anche:

Silenzi e Ascolto. L’incontro psicoanalitico con stati autistici 12 e 13 /11/22

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