Si è svolto a Shanghai dal (18)-20 al 22 Settembre il terzo Congresso di Psicoanalisi in Cina. Il tema di queste giornate riguardava la ‘pratica clinica’ della psicoanalisi nella Cina di oggi. Il congresso è stato organizzato congiuntamente dal Shanghai Mental Health Center, dal Psychoanalytic Committee of Chinese Mental Health Association e dal International Psychoanalytic Association (I.P.A.) China Committee. Anche questa iniziativa, come quella tenutasi a Pechino circa due anni fa, rivela l’interesse per lo sviluppo della Psicoanalisi nel contesto Asiatico ed in Cina in particolare. Anche in questa occasione si è vista la partecipazione di colleghi provenienti da diverse parti del mondo con i quali ci sono stati scambi di idee e punti di vista, non solo riguardo al metodo ed alla ‘tecnica’ psicoanalitica, ma anche a come questa si declini nei diversi ambiti culturali. La partecipazione ‘cinese’ è stata massiccia, così come sufficientemente nutrita è stata la presenza di colleghi dagli Stati Uniti, Germania, Norvegia, Australia e Argentina. Peccato che la presenza di membri della nostra Società sia stata molto modesta, visto che è stata limitata al sottoscritto che vi scrive e alla collega Almatea Usuelli. Come il titolo del convegno anticipava, si è molto posto l’accento sull’aspetto clinico e sul uso della psicoanalisi come intervento terapeutico, senza tuttavia trascurarne anche gli aspetti culturali. Ci è sembrato che questi ultimi siano stati oggetto di approfondimento, nel tentativo di trovare un ‘common ground’ tra le differenze, senza quindi correre il rischio di scivolare in pericolosi irrigidimenti tra i diversi punti di vista. Al riguardo sono apparse particolarmente interessanti alcune differenze tra le relazioni presentate da colleghi occidentali e quelle proposte dai colleghi cinesi. Ci è sembrato, infatti, anche per esperienza personale diretta, che da parte ‘occidentale’ ci sia stata una particolare attenzione nel presentare, assieme agli aspetti teorici, anche una ricca esemplificazione clinica. Questo nel tentativo di far entrare i partecipanti nella propria stanza di analisi e mostrare il modo in cui si lavora con il paziente. Non potendo approfondire tutti i temi trattati, ci limiteremo a citarne alcuni. Al riguardo evidenziamo la relazione presentata in sessione plenaria dal presidente Charles Hanly in cui ci si interrogava sulla psicoanalisi come metodo terapeutico. L’autore si poneva, infatti, la domanda di come un intervento basato sulla parola potesse anche diventare terapeutico e non solo supportivo. E questo anche nei confronti dell’uso dei farmaci. La risposta, o meglio, le argomentazioni suscitate da questa domanda, venivano poi ampiamente descritte utilizzando una situazione clinica come modello. Nella relazione di Peter Loewenberg si è approfondito il concetto di ‘carattere’ in una ottica psicoanalitica ed è stato fatto notare quanto alcuni aspetti ‘inconsci e pre-consci’ siano comuni , non solo alla pratica clinica, ma anche alla vita di tutti i giorni. Attraverso l’intervento di Alf Gerlach si è potuto parlare di spazio intimo-privato e vergogna, partendo dall’analisi di un film come “The Truman Show”. Sono questi tutti apporti, che, attraverso esemplificazioni pratiche molto fruibili hanno tentato di evidenziare come ‘procedono’ i pensieri ed il valore di cogliere questo processo. Maria Teresa Hooke ha prodotto un interessante excursus su l’ ‘amore’ nelle sue varie declinazioni. Cogliamo inoltre l’occasione per ricordare quanto sia stato importante il suo contributo, non solo culturale, ma anche organizzativo nel precedente meeting di Beijing. Sempre nella stessa sessione Li Xiaosi ha approfondito alcuni aspetti riguardanti i meccanismi di difesa e si è interrogata su quanto alcuni comportamenti nella Cina d’oggi possano rientrare tra questi. Ha quindi ampliato quello già precedentemente affermato da Xiao Zeping relativamente al potenziale uso difensivo delle differenze culturali. Nel panel proposto da Josè Saporta, Svere Varvin e Shi Xu, si sono esplorate le differenze tra le radici occidentali della psicoanalisi ed il ‘modello’ cinese di vedere e vivere il mondo. Utilizzando anche l’apporto sociologico offerto dal pensiero di Mikhail Bakhtin, si è considerato come il dialogo tra queste differenze possa contribuire ad evitare la ripetizione di un dominante ‘monologo occidentale’. Nella relazione presentata da Lin Tao si sono rintracciate assonanze tra il pensiero di D.W. Winnicott ed alcuni aspetti della filosofia cinese, soprattutto riguardo la relazione mente-corpo come unità ed il suo rapporto con l’ambiente. Infatti, oltre all’osservazione dei processi di interazione madre-bambino e allo sviluppo emozionale ad esso collegato, è stato discusso anche come l’essere umano e il suo mondo possa essere colto attraverso una diversa prospettiva quale quella cinese. Sessioni specifiche sono state dedicate a supervisioni cliniche e all’importanza della supervisione nella pratica terapeutica. Un’area particolare è stata dedicata allo studio dell’uso dei nuovi ‘media’ in psicoanalisi. Al riguardo oltre alla relazioni di Jill Savege Sharff, Irmgard Dettbarn e Caroline Sehon, ci piace ricordare il lavoro di Gu Yaliang dove questi ci parla della sua esperienza di supervisione con un analista occidentale attraverso skype dove la lingua utilizzata non era quella propria di origine per entrambi. Lo spazio o meglio il cyber spazio dell’incontro e la lingua mediatrice di questa possibilità si trasformavano così in una sorta di area transizionale della relazione. Una giusta importanza è stata riservata alle indagini statistiche, soprattutto da parte cinese, ed al loro utilizzo per progetti ed interventi futuri in ambito assistenziale. In particolare è stato riferito che una recente indagine condotta a Shanghai ha riscontrato che il 44 per cento degli intervistati non ha cercato aiuto in caso di problemi di salute mentale. Inoltre si è evidenziato che, per le persone fino a 20 anni, Internet era diventata una fuga comune. In una ampia indagine, condotta da Shanghai Health Promotion Committee, che ha visto coinvolti più di 3.500 residenti della città di età compresa tra 15 e 70, un totale del 20 per cento ha dichiarato di soffrire di depressione e di sentirsi impotente nel fare qualcosa al riguardo. Secondo Wu Xiaoyu, un funzionario del Promotion Committee, meno del 44 per cento dei partecipanti era a conoscenza di problemi di salute mentale, ed il 75 per cento addirittura non era in grado di riconoscere i segni di un problema psichico. Inoltre, meno del 5 per cento degli intervistati ha detto che avrebbe cercato aiuto psicologico da parte della comunità, dal corpo medico o dalla organizzazione sociale. Familiari e colleghi di lavoro, invece sono stati citati come le fonti più comuni a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Wu ha aggiunto che dovrebbe essere istituito un sistema di supporto sociale per soddisfare la crescente domanda di servizi di salute mentale. Anche Zhao Xudong, un esperto dell’Associazione cinese per la salute psicologica, ha parlato di quanto questo problema sia urgente: “Con i notevoli cambiamenti sociali ed economici in Cina negli ultimi decenni, le persone sono sotto pressione emotiva molto più di prima, e, di conseguenza, la domanda di servizi di salute mentale è in aumento. Vi è, quindi, una domanda pressante di terapeuti qualificati e di un approccio professionale al problema”. Riguardo a ciò Qiu Jianyin, direttore del dipartimento di psicologia presso Centro di Salute Mentale affiliata Shanghai con Shanghai Jiao Tong University, ha affermato che cliniche che forniscono servizi di consulenza psicologica si trovano ampiamente in tutto il paese, ma che non tutte sono di buon livello. Infatti l’assenza di un sistema globale per la formazione e la valutazione di psicoterapeuti rimane un grande ostacolo per affrontare questi problemi e che la psicoanalisi potrebbe rivelarsi una base importante per nuovi approcci clinici. Soprattutto considerando che un numero crescente di medici dei dipartimenti psichiatrici è sempre più disponibile nel utilizzare la sinergia tra terapia psicologica e farmacologica.
E’ con questo interlocutorio invito, ma allo stesso tempo stimolante incoraggiamento, che ci piace concludere questo report in attesa di prossimi incontri!
a cura di Luca Caldironi