SEPEA in Europa: Le Terze Giornate di Bologna – Les Troisièmes Journées de Bologne
Società Europea per la Psicoanalisi del Bambino e dell’Adolescente in collaborazione con il Centro Psicoanalitico di Bologna
Video conferenza 12-13 FEBBRAIO 2022
Report a cura di Simona Pesce
Lo scorso 12 e 13 Febbraio si è svolto il Terzo colloquio della Società Europea della Psicoanalisi del Bambino e dell’Adolescente in collaborazione con il Centro Psicoanalitico di Bologna. Mi pare significativo sottolineare l’evolvere dei temi che questi incontri delle giornate di Bologna hanno proposto, partendo dalla “Nascita psichica” nel 2016 e passando alle “Nuove configurazioni famigliari” nel 2018 si è arrivati nel terzo incontro alla questione del “Padre come terzo”.
Il tema delle due giornate di lavoro, Destini e ombre della Funzione Paterna, è stato discusso nell’ambito di un clima caldo e creativo che contraddistingue questi dialoghi, come ci ricorda nell’introduzione ai lavori la dott.ssa Ruggiero. La riflessione teorica psicoanalitica che riguarda le fasi precoci dello psichismo ha coinvolto noti analisti francofoni e italiani che si sono confrontati in una ricca discussione.
La relazione del Professor Golse, pediatra, psichiatra infantile e psicoanalista, professore emerito di psichiatria del bambino e dell’adolescente, già Direttore all’Ospedale Necker di Parigi, Presidente dell’Associazione Pickler-Loczy Francia e di numerose altre Associazioni, ha aperto la prima giornata. Parlando della funzione paterna pre-edipica il dott. Golse ha da subito chiarito come essa non sia riservata al padre come persona reale ma abbia un significato specifico, significato che va oltre il ruolo del maschile e del femminile.
Il discorso del Dott Golse ha mostrato bene la dimensione co-costruttivista della disciplina psicoanalitica. Parlare delle fasi precoci della vita psichica ci permette di ritornare all’osservazione clinica riflettendo sul come nessuna tappa di sviluppo sia definitivamente acquisita in modo statico e come movimenti dialettici tra livelli raggiunti e livelli precedenti siano sempre in gioco. Partendo dalla descrizione delle componenti maschili e femminili dell’organo pelle, Golse ci ha descritto la sequenza di sviluppo della costruzione della vita psichica che, grazie a involucri successivi, compie una differenziazione. E’ partito dalla descrizione di involucri corporei diadici e triadici per giungere ad involucri gruppali e psichici. La Pelle, primo involucro, deve essere pensata sia per la sua funzione di sacco cutaneo contenitore sia nella funzione limitante data dal rivestimento cutaneo. Se la funzione contenente della pelle rimanda al femminile, e non al materno, la funzione limitante rimanda al maschile e non al paterno. La disgiunzione tra funzione e ruolo del maschile e del femminile, all’interno della crescita del soggetto, è stata più volte ripresa e sottolineata nell’arco di tutte e due le giornate. Per dare alla funzione del padre pre-edipico un posto e uno spazio specifico il dott. Golse ha scomposto l’abituale definizione di rappresentazione dell’oggetto in tre diversi livelli di costruzione: la rappresentazione mentale del posto dell’oggetto, che ci rinvia alla preconcezione di Bion, la rappresentazione del legame all’oggetto che viene investita prima dell’oggetto stesso e la rappresentazione dell’oggetto in quanto oggetto. Mi pare che il cuore dell’intervento del dott.Golse stia nell’affermazione, espressa da lui stesso durante la discussione, che il desiderio del legame con il terzo sta già dentro al legame con la madre.
Il luogo del padre pre-edipico è co-costruito dalla madre e dal bambino e ha il compito di nutrire la diade. Il sostegno al legame primario crea indirettamente una funzione terza proprio perché agisce sul secondo livello della rappresentazione d’oggetto sopra riportata, cioè sulla rappresentazione del legame all’oggetto. Questa specifica funzione, nominata Funzione sant’Anna in riferimento alla madre della vergine Maria, non può essere assunta allo stesso modo dal padre pre-edipico e dalla nonna materna, contrariamente a quanto potrebbe aver detto Daniel Stern (1989), perché il padre e la nonna non hanno ovviamente lo stesso posto nel mondo rappresentativo della madre e perché essi introducono nel sistema una conflittualità e una sessualità ben distinte. Questa specificità lo differenzia dal padre edipico che ha una funzione di separazione e di differenziazione della madre dal neonato. La co-costruzione madre bambino, che corrisponde alla percezione “né io-bambino né lei-madre”, ha in sé già i presupposti per il posto del terzo. Pertanto involucri, legami e relazioni con gli oggetti sono tre livelli evolutivi differenti.
La densa relazione di Golse è stata commentata dal Dott. Gireux, attuale presidente della SEPEA, e dal Dott. Mastella analista di training ed esperto Bambini e Adolescenti della nostra Società.
Il dottor Giraut all’inizio del suo commento ci ha ricordato Spitz e il suo riconoscimento dello spazio non- madre, che non è lontano da quello che successivamente sarà organizzato come lo spazio-padre. Parlando della separabilità, intesa come la capacità di separarsi, il dott. Giraut ci ha mostrato la storia dell’artista Christian Boltanski che, raccontando la sua infanzia e la sua atmosfera simbiotica, ci ha chiarito a cosa porti la mancanza di terzietà.
L’autore ha riconfermato la specificità del sostegno alla diade dalle funzioni pre-edipiche paterne e ne ha sottolineato l’ingiunzione terzizzante in quanto amante che opera una vigilanza contenitiva. La storia dell’artista Boltanski ci mostra come il padre continuamente oscilli tra un terzo separatore a un terzo riparatore, ricomponendo le rotture della diade.
L’autore ci ha ricordato quanto la capacità di separarsi e l’evoluzione degli involucri psichici portino le tracce della storia dell’evoluzione della rappresentazione d’oggetto.
La relazione del dottor Mastella, letta dal dott.Monari attuale segretario scientifico del Centro Psicoanalitico di Bologna, ha come premessa un ricco elenco di recenti studi psicoanalitici sul tema del paterno. Mi pare interessante la sua lettura dello scritto del dott.Golse come un lavoro teorico che si propone di far dialogare e interagire la metapsicologia psicoanalitica (metapsicologia dell’assenza e del pensiero che nasce e si sviluppa per rappresentare l’oggetto assente e rievocare le esperienze di unione e di intimità) e la teoria dell’attaccamento, con la sua attenzione alla ‘presenza’ e alle rappresentazioni interne delle interazioni precoci. Il dott Mastella nel suo scritto amplia il concetto di Malleabilità delle componenti maschili e femminili degli involucri e si addentra nella complessità del significato di “envelope” (involucro, busta, coperta).
Durante la discussione gli interventi della dott.ssa Giugnard sulla differenza tra pre-edipico e pre-genitale, sulla specificità della coppia femminile maschile all’interno dei due diversi generi sessuali reali donna uomo, la riflessione fatta dalla dott.ssa Nicolò sull’Io pelle della coppia come funzione contenitrice del legame di coppia sono solo alcuni degli interessanti stimoli che hanno animato la discussione.
Nel pomeriggio sono stati organizzati quattro ateliers in parallelo, due in lingua francese e due in italiano, per dare la possibilità ai partecipanti di seguire il lavoro analitico applicato ad una situazione clinica presentata da un giovane analista e animata da un conduttore che ha favorito le libere associazioni e il lavoro elaborativo del gruppo. Marco La Scala, nelle sue conclusioni alle due giornate di Bologna, evidenzia il ruolo di animatore nel gruppo di lavoro. L’animatore, ci dice La Scala, rilancia il testo della seduta al di là di quello manifesto. Animare creativamente il caso, portandolo nel vivo delle emozioni, è parte dello stile che la SEPEA mantiene ed è gradito ai giovani partecipanti degli atelier del sabato pomeriggio.
Domenica mattina abbiamo ascoltato la relazione della Dott.ssa Nicolò, analista con funzioni di training ed esperta di bambini e adolescenti e past President della SPI, commentata dal Dott. Passone, analista SEPEA e dal Dott. Meucci Membro Ordinario della nostra società.
La dott.ssa Nicolò ha ripreso il tema della mattina precedente guardando al legame come elemento terzo, ripercorrendo il mito di Edipo si è addentrata nelle diverse descrizioni di padri illustrate dal mito stesso. Essa ci ricorda come in tale concezione viene affermato che se non c’è padre, non c’è pensiero né simbolo, non c’è etica né norma e si determina quello che Ambrosiano chiama il “collasso etico” della società. Nonostante l’attenzione per i primi stadi di sviluppo del bambino abbia portato alcuni autori a considerare la funzione del padre in riferimento alla madre, la Dott.ssa Niccolò riporta il padre allo statuto di oggetto intero fin dall’inizio della vita, sottolineando implicitamente la relazione di coppia genitoriale. L’importanza del legame tra i genitori come terzo elemento è a suo avviso utile alla comprensione delle patologie attuali. Per la Dott.ssa Nicolò è la consapevolezza di questo legame da parte del bambino a determinare “l’abbandono del fantasma di possesso assoluto e permanente della madre” (Britton, 1989, p. 164). È perciò la consapevolezza del legame a dare un taglio al sentimento oceanico di relazione tra il bambino e la madre. La Dott.ssa Nicolò ci parla della genitorialità come concetto gruppale. Le funzioni genitoriali, materna o paterna, sono costruite progressivamente nel rapporto con il partner. Molte patologie attuali, soprattutto in adolescenza, sono legate a una crisi della funzione paterna nella coppia e nella famiglia, con conseguente crisi della funzione di limite e messa in crisi del simbolico. Per questo molte patologie attuali hanno a che fare con il corpo.
La riflessione che nasce da questo discorso si focalizza sulle patologie anoressiche ed in particolare sull’esistenza di un legame anti-libidico e anti-introiettivo che la coppia genitoriale realizza.
Partendo dalle conclusioni, riporto un pensiero del commento del dott Meucci nel quale l’autore sottolinea quanto il padre debba conquistarsi il proprio ruolo, non essendogli conferito da un superiore principio di autorità in una società che sembra andare oltre al patriarcato, in una condizione di fluidità di ruoli e funzioni. La paternità sembra poter trovare una specificità e centralità nel suo vissuto interiore, non essendo più né individualmente esibita né socialmente asseverata ma divenendo primariamente una paternità interiore. Il Dott. Meucci riflette sul fatto che all’interno della dinamica triangolare non è il padre di per sé che istituisce la terzietà, bensì la percezione e la tolleranza da parte del bambino del legame genitoriale o comunque del legame tra la madre ed un terzo personaggio. Anche questo autore insiste sul fatto che non è il padre ma il legame tra i genitori ad istituire una terza posizione. Per raggiungere una paternità interiore i padri, oltre alla mobilitazione delle loro parti maschili e all’identificazione con il padre, devono poter condividere una parte femminile di sé, tollerando i vissuti regressivi che può comportare, e devono confrontarsi con tutto il complesso di identificazioni con le proprie figure femminili e infantili (L. Mori).
Il secondo commento alla relazione della Dott.ssa Nicolò è opera del dottor Passone che riprende il tema del “diventare padre” rinviando ad una processualità che si svolge all’interno di più determinanti differenziandosi dall’essere madre. Anche il dott Passone insiste sul fatto che l’uomo per divenire padre convoca sé stesso a un lavoro di posizionamento che è esclusivamente psichico. È “adottando” psichicamente il nascituro come suo figlio che l’uomo diventa padre, anche se sarà la madre che lo designerà come tale al nascituro (Passone, 1912). L’autore ci fa quindi notare che la “questione del padre” accompagna tutto il ciclo dei cambiamenti sopraggiunti con la modernità. Ripartendo dalle scoperte fatte grazie alla centralità del Complesso Nucleare Edipico il dottor Passone ricorda che nella storia del pensiero analitico varie proposte teoriche sono state formulate rispetto a questa “terza presenza” e alle sue funzioni.
L’autore, all’interno dell’excursus teorico, punta l’attenzione su quanto la terza entità – non-seno, non-madre – possa avere una funzione specifica nell’attivare la pulsione K (W. Bion), quella della conoscenza, della curiosità, cioè del pensiero speculativo caratteristico della dimensione estetica e poïetica della mente, riferendosi ai concetti di Meltzer e M. Harris.
Nella discussione questo punto viene ripreso dalla dott.ssa Nicolò che riconferma quanto sia la coppia, riferendosi al concetto di Anzieu di co-costruzione della coppia, ad attivare la funzione su cui si inscrivono le tracce. E’ la dimensione interpersonale del legame ad attivare la conoscenza, secondo la Nicolò, il terzo dentro la madre ha invece una connotazione più intrapsichica.
Il dott. Passone ci parla ancora della funzionalità del paterno primario. Il padre presente nel quotidiano del bambino, ed ancor più quello presente nella mente della madre, permette alla diade madre-bambino di appoggiarsi una sorta di “architrave” che contrasta le angosce di crolli nel loro legame.
Il dott La Scala conclude le due ricche giornate di lavoro citando i lavori di Gaddini sul ruolo del padre che nasce prima della nascita del bambino. Riprende e sottolinea la grande importanza di ciò che Green ha proposto, come anche Golse ha ricordato, con il concetto di triangolazione generalizzata a terzo sostituibile (2002). La relazione del bambino con la madre può rimandare o essere improntata non solo al una figura maschile, “paterna”, attuale ma ad altre figure presenti anche solo nella mente della madre. La Scala riflette su quanto la relazione di Golse abbia avuto il pregio di introdurci nella complessità del processo di costruzione della terzietà e del padre dando pieno valore ai precursori. Il padre edipico dunque è un punto di arrivo nella co-costruzione che avviene nelle interazioni precoci tra la madre e l’infans. Sottolinea quando sia necessario che ci sia uno “scarto” per creare un terzo polo, uno spazio che può divenire un luogo terzo. E tornando alla parola ‘scarto’ il rischio, sia clinico che teorico, in cui si può incorrere e proprio di buttare via la figura del padre.
La mattinata di domenica viene conclusione dalla dott.ssa Guignard che riapre il discorso, come il pensiero analitico deve poter fare, riflettendo sul fatto che trovandoci immersi in questa ampia e profonda modificazione antropologica dobbiamo trovarne dei limiti, questo ci è necessario per mantenere la nostra etica psicoanalitica all’interno di una forma e di una verità. Propone quindi di studiare e approfondire il tema dell’adozione come la questione del domani, insieme ad un pensiero analitico sulle nuove genitorialità e sulle disforie di genere.