Sala Sinopoli Auditorium Parco della Musica Roma
16 aprile 2012
Accuse di truffa, abuso della credulità popolare, maschilismo, pubblicazione di casi di pazienti altrui e persino uso di stupefacenti: un dossier pesante gli addebiti a Sigmund Freud, nel “processo” che si è svolto all’Auditorium di Roma nell’ambito della Rassegna “I processi alla Storia”. Magistrati autentici l’autorevole Presidente della Corte Giuseppe Ayala, il compassato Pubblico Ministero Luca Tescaroli e il passionale Avvocato difensore Gianluca Tognozzi. Presente anche Sigmund Freud, impersonato dall’attore Edoardo Siravo, una straordinaria interpretazione compresa e ironica. E presente anche il teste Carl Gustav Jung, nella realtà il giornalista Alessandro Barbano: entrambi, Jung e Freud, ben più convincenti in questo “processo” che nel recente film di Cronenberg “A dangerous method”.
Di certo nell’accusa echeggiava la critica mossa alla psicoanalisi da legioni di detrattori, critica storica e al contempo ancora attuale: come si prova la veridicità della funzione terapeutica della psicoanalisi? Come si conferma la scientificità di questa disciplina, “ la più umanistica delle scienze e la più scientifica delle discipline umanistiche”?
Accanto a questa, accuse più grossolane e ormai datate: esagerazione dell’importanza della sessualità nella costruzione della teoresi freudiana, ben smontata da Freud in persona e poi dalla difesa, spiegando come il concetto di libido vada intenso in senso non letterale bensì in relazione alla “pulsione di vita”.
Datata e facilmente contestata anche l’accusa di fallocentrismo, per via dell’introduzione del concetto di invidia del pene e di complesso di castrazione, e dell’attenzione alla psicopatologia isterica,espressione della condizione femminile del tempo.
Risibile infine quella dell’uso di stupefacenti: emerge durante il processo la curiosità e il desiderio di sperimentazione di Freud, il quale non fece altro che inserirsi nel nutrito gruppo di grandi figure della medicina, che in passato non esitavano a provare su stessi nuovi farmaci: in questo caso la cocaina. Se poi il farmaco è un oppiaceo, con le piacevoli conseguenze che comporta, questo non sminuisce l’interesse e il desiderio di ricerca del pioniere della psicoanalisi.
Appassionata infine l’arringa dell’avvocato Tognozzi: difesa che avrebbe beneficiato, insieme alla requisitoria del Pubblico Ministero, di una consulenza più accurata sullo specifico di una teoria tanto complessa come quella psicoanalitica. L’arringa della difesa ha comunque avuto il merito di offrire una visione metastorica della importanza dell’avvento della psicoanalisi, come una “ rivoluzione che ha condotto alla scoperta dell’inconscio” e che “ha cambiato il modo dell’uomo di vedere se stesso”. Scontato il verdetto della giuria popolare, che ha affollato la Sala Sinopoli: 1020 innocentisti contro 170. Pubblico in buona parte giovane, partecipe ed evidentemente preparato: due lunghi ed emozionanti applausi a scena aperta quando l’ottimo Siravo-Freud ha dichiarato, riferendosi all’articolo-manifesto di Stefano Bolognini, presidente della Società Psicoanalitica Italiana (e President elect della prestigiosa IPA, International Psychoanalytical Society) , che “ la psicoanalisi è una scienza a statuto speciale” e che “le neuroscienze confermano la validità della psicoanalisi”. Con buona pace dei vari Corbellini che cantano, sulla stampa nazionale, il Requiem della psicoanalisi.