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Premio Francesco Siracusano I edizione 2012-2013

27/06/13

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Giorno 22 giugno a Messina alle h 17.00 presso la Marina del Nettuno – Yacthing Club, si è svolta la premiazione del Concorso indetto dal Laboratorio Psicoanalitico Vicolo Cicala e dedicato alla figura del professor Francesco Siracusano.
Un porticciolo turistico al centro della città, barche a vela e cabinati, una leggera brezza che si alzava dal mare, questa la location che ha fatto da scenografia alla giornata.
L’atmosfera, briosa sin dall’inizio si e’ mantenuta tale per tutta la durata dell’evento ed è stata sottolineata dal gioioso rincontrarsi degli ospiti che, scambiandosi  aneddoti e ricordi hanno fatto sentire ancora presente la figura di “Franz”, così come confidenzialmente veniva chiamato Siracusano,  scongiurando il rischio che l’evento sconfinasse in una commemorazione funebre, senza penalizzare tuttavia  la solennità del momento. 

All’evento hanno partecipato ospiti della Spi, della Sipp e dell’Ipg legati a Siracusano e ai soci del Laboratorio da conoscenza e affetto.
Dopo i saluti  di benvenuto del Presidente dell’Associazione “Vicolo Cicala”, Alessandra D’Onofrio, psicoanalista formatasi allo Spazio Psicoanalitico di Roma, l’ entrèè è stata magistralmente curata da Diletta La Torre che ha ricordato  la figura di Siracusano (“Il Professore”, così come –  ha detto – ancora oggi è chiamato da noi tutti”), emozionando chi non l’ha conosciuto e sollecitando una nota di nostalgia tra quelli a lui vicino.
Altrettanto toccante il contributo di Alberto Siracusano, nipote del Professore, che ne ha ricordato le doti umane oltre che professionali, consegnando all’uditorio alcuni aneddoti dello “zio pescatore”, delle sue giornate estive, di vacanza, trascorse con gli amici pescatori nella sua Lipari.
Di particolare rilievo la presenza di Cono Barnà vicepresidente della Spi che ha porto i saluti del nuovo Esecutivo e  del presidente Antonino Ferro, oltre che un riconoscimento all’Esecutivo uscente nella persona di Stefano Bolognini sottolineando, in entrambi i casi, l’interesse per l’iniziativa, soprattutto poiché indirizzata a ribadire la stima della comunità psicoanalitica per il professor Francesco Siracusano.
Nel suo saluto si è apprezzato un efficace dosaggio tra l’aspetto istituzionale che la sua carica imponeva e quello sentimentale che lo lega alla terra di Sicilia e alla figura di Siracusano. 

Delicata e incisiva al contempo la partecipazione dei colleghi del Centro di Palermo che, insieme alla Società di Psicoanalisi Italiana, hanno patrocinato l’iniziativa.
Malde Vigneri, in particolare ha espresso con toni sinceri un apprezzamento personale e del Centro di Palermo verso la figura di Siracusano ricordandolo anche in qualità di Presidente del centro palermitano.
 “Un’atmosfera magica difficilmente riscontrabile tanto che vien voglia di non andarsene”- ha infine sottolineato Alfonso Accursio.
Presenza di spessore quella di Roberto Basile del Centro di Milano per l’occasione membro della giuria insieme al gruppo del Vicolo Cicala.
Basile, si sa, coniuga magistralmente fotografia e psicoanalisi e anche in questa occasione è riuscito davanti ad un pubblico eterogeneo composto da psicoanalisti doc, studenti e simpatizzanti della psicoanalisi, a coinvolgere l’uditorio, realizzando una crasi poetica molto efficace con la quale, descrivendo il materiale in concorso, ha raggiunto l’anima delle persone. Il suo intervento generoso e coinvolgente ha contribuito in maniera determinante alla buona riuscita dell’iniziativa.
Nelle sue recensioni alle foto in concorso, Basile coglie, con rara finezza e intuito analitico, pezzetti d’inconscio che sembrano venir fuori nettamente dall’ immagine fotografica.
Molti i giovani presenti, tra concorrenti e studenti, che hanno contribuito a realizzata una felice contaminazione, quella che si auspicava, tra il vecchio e il nuovo, tra il passato e il presente.
Nato da un’idea di Donatella Lisciotto condivisa interamente dalle altre “Cicale” , il premio Siracusano  è indirizzato agli studenti in possesso del diploma di laurea in psicologia (L24 e LM51) con l’intento di far conoscere  il pensiero di Francesco Siracusano e insieme valorizzare i giovani talenti che, oggi, a causa della crisi economica oltre che dei valori, subiscono continue delegittimazioni professionali oltre che personali.
Il concorso consiste nella realizzazione di una fotografia a tema accompagnata da un breve elaborato scritto in cui si evinca la sensibilità psicoanalitica dell’Autore.
Il tema scelto in questa I edizione è stato “I luoghi che parlano”.
La particolare attenzione verso l’immagine nasce dalla constatazione che essa sia dotata di un linguaggio potente spesso anche più comunicativo della parola.
Nell’immagine, “avanza un ritrovamento proveniente dal rimosso” (La psicoanalisi e l’immagine”- D.Lisciotto,2012); l’immagine rivela, svela, trasmette, evoca.
Si è pertanto inteso dare spazio all’immagine per sottolinearne la potenza comunicativa ed evocativa di un significato (il “fatto scelto”!?) che spesso non può essere raggiunto in altro modo.
L’originalità del progetto – come ha sottolineato Basile – sta altresì nell’accostamento tra immagine e testo scritto poiché, a volte, ciò che è espresso dall’immagine è molto lontano da ciò che si comunica con le parole. Nella scelta del vincitore si è ricercata infatti l’armonia tra le due componenti, non facile: nelle opere pervenute al concorso spesso s’imponeva l’immagine sul testo o viceversa.
Ci sono riusciti i due vincitori che si sono aggiudicati il I e II premio, rispettivamente un assegno di 1.000.00 euro generosamente offerto dagli sponsor; e una scultura raffigurante la città di Messina e realizzata dall’artista messinese Gaetano Mannana.
Non facile il compito della giuria, trovatasi impegnata, sin dalle prime battute, a misurarsi non tanto su valutazioni tecniche quanto  con immagini  che funzionavano come veri e propri proiettivi stimolando di volta in volta e per ognuno diversamente, emozioni e turbamenti, e che tuttavia, andavano tenuti a bada per non caratterizzare la valutazione del materiale.
Nei mesi precedenti  l’evento, infatti,  il Vicolo si è riunito via Skype con Roberto Basile.  Sono stati quelli momenti intensi e di grande coinvolgimento, in verità non messi in conto, che hanno attivato il gruppo senza mai trasformarlo in gruppo esperenziale, piuttosto si sono presto rivelate occasioni di autoanalisi, molto arricchenti; un metodo di lavorare in gruppo che andrebbe condiviso e riproposto. 

16 le foto in concorso pervenute da tutta Italia.
L’allestimento, la cui realizzato con  tocco fantasioso e innovativo, dall’artista messinese Evelina Falsetti.
(una rete da pollaio che scendeva dall’alto e veniva fissata al pavimento) ha contribuito a valorizzarne l’effetto visivo.
Le immagini spaziavano ritraendo “luoghi” più disparati, dal ventre materno che si intravede in un gioco di controluce, ad un bambino-bambolotto su una tavola da surf in mezzo ad un mare immobile, ad un tronco vetusto che svetta totenicamente verso un cielo rannuvolato, a immagini più scontate di panorami anche molto suggestivi.
I vincitori sono stati premiati dai figli di Siracusano, Anna e Filippo, intervenuti insieme alla signora Maria Siracusano, la moglie del professore.
Di seguito riportiamo le foto dei vincitori e il commento di Roberto Basile. 

Il I classificato è la foto e l’elaborato n° 6
– “Bicicletta su balconcino” – dottoressa Janette Palella laureata presso l’Università di Messina.

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Un testo molto emozionante, trascinante  ed evocativo.
Ricordo dei compagni di liceo, già allora in giacca e cravatta. Quando vennero le sospensioni ingiuste per presunta indisciplina di nostri compagni,  loro non protestarono. In generale alcuni di noi senza la cravatta avevamo l’impressione che gli adulti e  anche i compagni con la cravatta  sapessero già tutto: come ci si comporta in ogni stagione, in ogni circostanza. Quei compagni di scuola di allora rivisti trent’anni dopo son ancora uguali.  Quella sensazione di cercare nuove strade  non mi è mai passata.
People try to put us down / Just because we get around / Things they do look awful cold / I hope I die before I get old /
My generation This is my generation, baby  (The Who)
La foto che accompagna il testo, pare sicuramente meno “bella” di altre che vediamo in questa occasione. Occorre però guardarla attentamente, soprattutto dopo la lettura del testo per scoprire la dimensione metafisica di questa immagine. La bicilcetta resta “sospesa” un po’ in tutti i sensi e relegata in quel balconcino al primo piano. Non ci sono esseri  umani, ma tracce dell’umano: tracce dell’infanzia e della vita domestica in una casa di un’altra epoca. I colori molto desaturati. Una foto che guarda alla lezione di  Ghirri.
Ma dove sarà il bambino della bicicletta? E’  in ricerca ed in viaggio. Un “passenger” nel viaggio della vita. 

Il II classificato è la foto e l’elaborato n° 9
– “Il nascondino del nascondiglio” – dottoressa Marina Liotta laureata presso l’Università di Padova. 

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Perdersi e nuotare nei nostri mari segreti… i segreti piaceri del claustrum…una vita stagnante, senza relazione piena con l’altro e in fin dei conti nemmeno con il se stesso creativo…come il custode di un museo che sorveglia la creatività altrui e non lascia mai il suo edificio….poi un giorno un elemento scintillante e via via qualcuno più numeroso…ma come hai fatto a trovarmi? Ero nascosto così bene! Ti voglio molto bene!

Una menzione speciale per l’immagine è stata attribuita alla dottoressa Valentina Salvini con la foto n° 13
–“Nevrosi” – Università degli studi di Messina.

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Poche foto come questa mi hanno saputo dare l’idea di un passato glorioso e ingombrante che seppure in rovina non smette di far sentire la propria perturbante influenza e tiene in pugno le generazioni future.
Da un lato una storia illustre, ricca di genialità ed intelligenza. Qui aveva abitato l’inventore degli aliscafi.
Dall’altro lato la decadenza del luogo: gli arredi dispersi, una finestra per metà senza infissi, un campanello d’ingresso che non c’è più ed una buca per le lettere  cui non poter affidare nulla.
Sulla soglia, come a guardia, c’è una giovane donna chiusa nella nosua bellezza e nel suo vestito d’un tempo. Non sorride e porta in braccio una bambola con vestiti d’epoca.
Gli abiti  son molto ben tenuti mentre la casa intorno soffre  molto di più i segni del tempo. Una atmosfera di quasi-vita si potrebbe dire con Betty Joseph. Oppure una situazione come con il Cappellaio Matto in Alice che aveva litigato con il tempo e per lui era sempre l’ora del tè. C’è un passato che stenta a passare. Aspettiamo che un giorno torni una mente visionaria che rimetta ali allo scafo del tempo.

Una menzione speciale per il testo “I luoghi che parlano” (n° 12) è stato attribuito alla dottoressa Antonietta Sagaria – Università degli Studi La Sapienza di Roma.

“Su e giù. Sopra,  sotto. Chi comanda e chi obbedisce.
Come dalla bocca di un cammello la vita ti sputa a nascere schiavo o potente, ricco o povero, bianco o nero. E ti è già dato un vestito, una lingua, una preghiera. Una redine da frustare o un carico da trainare.
Così, in un luogo, la tua vita cade in terra. E il tuo cammello s’incammina.
Lento ed elegante si addentra nei deserti.
Ma la tua mano, come avesse un rocchetto, impara a lanciarlo lontano e a ritrarlo a sé: “Fort! Da!”; “Fort und Da!”.  Tanto lontano osa talvolta il tuo cammello che ameno si fa ogni orizzonte. Ti senti perso in un deserto quando il rocchetto srotolato sparisce sotto il letto.
Sei solo finito in un luogo diverso.
Lesto ritiri il rocchetto a te, a verificare che nulla si è perso di te in quell’orma messa nel mondo dell’Altro- da- me.
Di comandar quel filo ti compiaci, così governi il tuo cammello. Ti rassicura continuare a lanciare e ritirare il tuo rocchetto, galoppare o arrestare il tuo cammello. Ogni volta convinto di dominare l’assenza di un tuo potere assoluto sul tuo esistere e sparire, vagare e divagare. Come una coazione a lanciarti nel mondo. A ripetere quel lancio nel mondo che ti diede la vita. E di qui ora vuoi diventare artefice cullandoti nel desiderio di poter scendere dal cammello, un giorno e dire che se fosti, fosti tu a voler essere “quel” fui.
A incontrar “quel” luogo che ti fece e ti fu. Che ti parlò, intessendo il tuo filo con i fili di altre parti di te.
I luoghi che parlano  sono tutti gli Altri più di-Versi da me,
che parlano a me di me, che rimano con me.
Come bambini che giocano, nei luoghi che parlano, gli uomini creano.
E laddove ti sembra di vedere che un Uomo comandi e l’Altro sia servo, nei luoghi che parlano, guarda bene e aspetta.
Comparirà un bambino che aiuta un altro bambino a salire in groppa, chiedendo al suo cammello di incoraggiare l’Altro-Sé. Con un bacio.”

Consultando il sito del Laboratorio Psicoanalitico Vicolo Cicala (www.labpsicvicolocicala.it) è possibile prendere visione di tutte le foto in concorso e dei relativi testi.

Giugno 2013

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