Il piacere di vivere a lungo
Commento di Gina Ferrara Mori alle Interviste su “La quarta età” Il piacere di vivere a lungo
Ho ascoltato insieme a Franco e Laura Mori tutte le dieci interviste sulla quarta età condotte da Massimo Ammanniti. Non so quale sia stata l’audience – che andrebbe ricercata – e non ho avuto segnali di qualche interesse nel nostro ambiente, fatta eccezione per la pubblicazione, a cura di Tiziana Bastianini, della notizia in Spiweb, Rassegna Stampa Italiana. Si è poi attenuata quella che era stata una mia insolita intraprendenza nel promuovere una partecipazione.
Indubbiamente l’insieme di queste interviste a persone di novant’ anni si può ritenere un’ operazione culturale di alto livello perché offre un panorama di notevoli presenze (attori, scrittori, pittori, politici) che hanno attraversato il Novecento e l’inizio del Ventesimo secolo e che hanno avuto la capacità di raccontare le loro storie personali e la loro vita interiore esponendosi al pubblico.
Sono interviste, ma assumono qualità molto vicine a quelle che noi chiamiamo “consultazioni”, come se gli intervistati le avessero richieste, avessero avuto bisogno di parlare con qualcuno, tanto che in una di queste (la 7°) l’intervistato dice all’intervistatore “spero che tu tornerai”. Si ha cioè l’impressione di un capovolgimento interessante del dialogo.
Il setting rimanda alla tecnica dell’Infant Observation che avviene nell’ambiente di vita delle madri con i loro bambini.
Le interviste inoltre assumono in certi momenti una connotazione di consultazione “terapeutica” come quando l’intervistatore va oltre l’empatia verso l’altro ( la 5°) porgendo la sua mano che viene accolta e riconosciuta come un sostegno.
Interessanti sono le attitudini dell’intervistatore che esplora un territorio poco conosciuto (Cfr. articolo di Silvia Fumarola su Repubblica del 7 gennaio 2016, Ammanniti racconta il bello della “quarta età”) e che è uno psicoanalista esperto che si muove con la sua identità cambiando (come i terapeuti cambiano nelle loro relazioni con i pazienti) e mostrandosi più o meno empatico, a volte, meno coinvolto , addirittura un po’ “freddo” come (mi) è apparso in una intervista (la 8°)
Il modo di procedere delle interviste non è costituito da domande ma da modulazioni di interventi, da brevi frasi (programmate e buon modello per una consultazione) su tematiche come il tempo, i desideri, la morte, i sogni , le perdite, le amicizie, gli amori, le paure, il corpo, il futuro (da uno dichiarato “improbabile”) che promuovono risonanze emotive e narrazioni molto partecipate.
Le interviste hanno subito tagli per la necessità dei tempi di presentazione (mezz’ora) ma offrono un intenso e profondo panorama della vita psichica nell’età cosi avanzata che continua, che può continuare.
L’esperienza di averle ascoltate porta a ritenere che “la psicoanalisi potrebbe aiutare pazienti così anziani, quando lo spazio ed il tempo si condensano, a sognare quello che non hanno ancora sognato e a vivere quello che non hanno ancora vissuto” (da Consideraçoes a partir de uma anàlise de um pianista de oitenta anos di A. Goulart in “Revista Brasileira de Psicoanàlise”, 2013, vol.47, n.2: 155-165).
Maggio 2016
Nota. Gina Ferrara Mori e Franco Mori sono due psicoanalisti nella quarta età: la Redazione di Spiweb li ringrazia per il contributo.
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