Parole chiave: Sonno, Sogno, Incubo, Gradiva
Convegno “LE FRONTIERE DELLA PSICOANALISI. SONNI E SOGNI PERDUTI”.
Lavarone (TN), 23-26 giugno 2023
Report a cura di Daniela Federici e Elisabetta Marchiori
A Lavarone, come da tradizione, si è svolto il Convegno Le Frontiere della Psicoanalisi , quest’anno dal titolo Sonni e sogni perduti. Il pubblico, come sempre numeroso ed eterogeneo, si è fatto coinvolgere dalle relazioni proposte da ospiti di altissimo livello e di diversa formazione e ha partecipato vivacemente alle discussioni che hanno fatto dialogare saperi diversi.
Il tema rimanda non solo al sogno nella teoria e nella clinica psicoanalitica — come luogo di nascita dei processi simbolici, di trasformazione e di conoscenza — ma anche all’attualità. Infatti, quello in cui viviamo è un tempo in cui i nostri sonni sono sempre più disturbati da angosce incombenti e i nostri sogni sono infranti da una realtà traumatica che minaccia di sopraffarci. Il rischio che «il sonno della ragione» prenda il sopravvento è un richiamo alla nostra responsabilità di come pensare il mondo per poterlo trasformare. Sono state proposte chiavi di lettura informate, necessarie per leggere la contemporaneità e tessere nuovi scenari per sognarla. Perché il moltiplicarsi delle visioni rimane lo strumento più efficace per non restare assoggettati a realtà ingannevoli o tanto minacciose da togliere la speranza.
Il venerdì pomeriggio la kermesse si è aperta con la presentazione del libro Il mio letto è una nave. Illusione, gioco e fantasia: l’immaginazione nella ‘cura’ del bambino ospedalizzato (La nave di Teseo, 2023, in stampa) di Manuela Trinci. La sua grande esperienza di psicoterapeuta infantile con formazione psicoanalitica, saggista e studiosa di letteratura per l’infanzia, da alcuni anni è approdata anche alla direzione scientifica della Ludobiblio (ludoteca integrata con attività di lettura) e alla formazione degli operatori dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. Si tratta di un’eccellenza italiana del cui spirito e ricchezza di iniziative ha parlato il Prof. Gianpaolo Donzelli, Presidente della Fondazione, con l’intervento Elogio dell’imperfezione: un nuovo paradigma di cura. È stata un’esposizione toccante sul senso di una medicina umanistica, capace di abitare di presenze pensanti e ben formate il prendersi cura di bambini affetti da malattie gravi, per condividere e confortare il tempo di paure e vulnerabilità, per restituirle a un senso e non lasciarle precipitare nella traumaticità, per sostenere lo spazio vitale del gioco, della poesia e della fantasia. La rappresentazione del lettino che diventa una nave permette a Trinci di svolgere la sua riflessione sul ruolo dell’immaginazione nel divenire della cura, fra terapie invasive che irrompono nell’intimità protetta dell’infanzia spensierata e la costringono ad adattarsi a situazioni sconosciute e ai rischi dei danni a distanza del dolore. La sua è una testimonianza scientifica e umana che riattraversa la sua solida esperienza di formatrice e la lunga pratica di attenzione e comprensione dei tanti piccoli pazienti incontrati. Ne hanno discusso con l’Autrice Simona Argentieri, Geni Valle e Alberto Schön.
La mattinata di sabato 24 giugno è stata aperta da Adriana Fellin, Vice Sindaca che segue con grande passione ogni passo della realizzazione del Convegno, la quale ha presentato «un piccolo sogno ma un grande progetto» del Comune di Lavarone. Aderendo a «L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile», un programma dell’ONU che ingloba diciassette Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile , esso si è impegnato con diverse iniziative illustrate in un efficace e simpatico video atto a sensibilizzare a questi temi.
Trinci ha poi ricordato la recente scomparsa di Giuseppe Disnan, psicoterapeuta e studioso che, insieme alla moglie Rita Colucci, ha animato la settimana libraria durante i primi anni del Convegno.
Alberto Schön ha quindi aperto i lavori presentando il poeta Franco Marcoaldi, che ha letto due canti dei dodici che compongono il poemetto Il mondo sia lodato (Einaudi, 2015): il primo, dedicato al sonno e al sogno, e l’ultimo, che parla del risveglio in un teatro d’ombre. Questo incipit ha incantato il pubblico, attirandolo con la voce poetica nel vivo dei temi del Convegno.
La prima sessione, coordinata da Simona Argentieri, è iniziata con la relazione To sleep, perchance to dream di Nadia Fusini, scrittrice, traduttrice e critica letteraria, insignita lo scorso anno dalla SPI del Premio Musatti. Fusini ha mirabilmente delineato la differenza tra l’eroe tragico antico, che teme di morire in battaglia, con l’eroe shakespeariano, che teme piuttosto di «dormire, forse sognare». Ha proseguito tratteggiando affinità e divergenze tra l’Amleto di Shakespeare e il Don Chisciotte di Cervantes, entrambi precipitati, seppure con modalità diverse, nella follia. I due Autori, che vissero nello stesso periodo culturale e morirono lo stesso giorno, hanno in comune l’ironia, la consapevolezza delle contraddizioni dell’esistenza, soggetta «al brivido metafisico», al «sentimento di solitudine», «all’orfanità» e hanno un istinto spontaneo a cogliere il valore del sogno. Entrambi condividono l’idea che fantasia e illusione forniscano verità che hanno bisogno del sogno al di là della ragione.
In seguito, Matteo De Simone, psichiatra e psicoanalista AIPsi, particolarmente interessato ai rapporti tra psicoanalisi, arte e creatività, ha portato il suo lavoro Ho parlato in sogno con te, Afrodite. Dopo una disamina delle concezioni del sogno nel mondo antico, a partire dall’invocazione di Saffo, De Simone è arrivato alla rivoluzione freudiana, in cui il sogno rappresenta la «via regia» per la conoscenza dell’inconscio ed è nel contempo «guardiano del sonno». Si è chiesto quanti e quali sono i passaggi che intercorrono tra stato di veglia, sonno e sogno. Ha sottolineato come i sogni raccontati nelle sedute psicoanalitiche siano cambiati, forse per una maggiore opacità dell’immaginario bombardato dagli stimoli continuamente forniti dal mondo esterno, ma anche perché i pazienti sono cambiati. Ha illustrato infine, attraverso un ricco materiale clinico, gli incrocio tra i sogni del paziente e dell’analista.
Durante la sessione pomeridiana, moderata da Antonio Scaglia, il sociologo Marzio Barbagli, Professore Emerito dell’Università di Bologna, ha proposto la relazione La castrazione. Incubi e realtà, che si può pensare come la concretizzazione di una fantasia e di un incubo nella realtà. A partire da come la psicoanalisi, da Freud a Lacan, si è occupata della paura della castrazione, ha condiviso ciò è emerso dalle sue ricerche sugli eunuchi, questi personaggi “così crudelmente separati da molte cose e in un certo senso da se stessi” (come li ha definiti, nel 1929, Paul Valery). Ha spiegato le funzioni da loro svolte in vari settori della società, dell’economia e dello Stato, dei loro rapporti di potere con i sovrani e i vari gruppi sociali, dei loro successi e delle loro sventure. La loro presenza ha costituito la prima grande sfida, nella storia dell’umanità, alla concezione binaria del genere, cui medici, i teologi, i legislatori delle diverse civiltà sono stati chiamati a rispondere.
Rosa Spagnolo, neuropsichiatra infantile, psicoanalista SPI e neuroscienziata, ha presentato il lavoro Sogno o son desto? Prendendo avvio da una battuta della fatina Campanellino a Peter Pan, tratta dal film Hook. Capitan Uncino, di Spielberg (1992) — «Sai quel luogo che sta fra il sogno e la veglia, dove ti ricordi ancora che stavi sognando? Quello è il luogo dove io ti amerò per sempre, Peter Pan. È lì che ti aspetterò» — ha sviluppato la concezione di «sogno lucido, klartraum», così come è trattata dalle ricerche più recenti, soffermandosi sui criteri che lo distinguono dal «sogno non-klartraum». Per «sogno lucido» si intende quel momento del sonno in cui il soggetto ha la consapevolezza di sognare e può controllare il sogno, interromperlo o proseguirlo, sottraendolo al dominio dell’inconscio. L’esperienza cosciente in questo caso include sensazioni di stupore nel rendersi conto che si sta sognando e ricordi vividi dell’esperienza onirica; può riferirsi alle caratteristiche della mente nel sonno, come elementi esperienziali quali la fluidità, la continuità nel tempo, la natura più olistica del contenuto mentale, anche con elementi bizzarri e inverosimili.
La giornata si è conclusa con la proiezione del film One second di Zhang Yimou (Cina, 2021), seguita dalla discussione con il pubblico curata da Elisabetta Marchiori. Ultima opera del Maestro Zhang Yimou, presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2021, è ambientato nella Cina rurale del periodo della Rivoluzione Culturale. È un film commovente su quella «macchina dei sogni» che è la settima arte, vista nei suoi molteplici significati e differenti potenzialità, la cui visione ha stimolato negli spettatori molte interessanti associazioni e riflessioni.
La sessione di domenica 25 giugno è stata moderata da Daniela Federici, che ha ripreso alcuni fili dei temi trattati durante il giorno precedente e — sul richiamo dell’importanza di una coscienza storica per leggere adeguatamente il mondo che ci circonda, perché anche il sonno della memoria genera mostri — ha introdotto Guido Crainz, storico, docente di Storia Contemporanea all’Università di Teramo, che ha presentato la relazione Fascino e fantasmi del sogno europeo. La sua riflessione si è snodata dal 1849, anno del congresso internazionale della Pace in cui Victor Hugo fece appello a una «fraternità europea» prospettando un tempo in cui non ci sarebbero più state guerre ma solo mercati, un Senato grande e sovrano e il Suffragio Universale, arrivando fino ai giorni nostri e alla domanda se il sogno europeo sia perduto o ancora alla prova. Un toccante viaggio lungo l’utopia possibile che si è data anche come alternativa alla disperazione creata dalla Grande Guerra, attraverso i pensatori più significativi e l’importanza dell’educazione culturale nel maturare un pensiero elevato per la disintossicazione morale dal’incubo hitleriano.
Infine Cristina Marogna, psicoanalista SPI, docente di Psicoanalisi all’Università degli Studi di Padova, ha portato un contributo dal titolo A chi appartengono i sogni?, intendendo con quell’appartenenza la spinta vitale che ci aiuta a sopravvivere alle catastrofi: una riflessione che, partendo da sogni, fiabe e storie come patrimonio immateriale dell’umanità, approda alle particolarità del campo e alle funzioni del gruppo. Ha raccontato degli effetti catastrofici dell’eccezionale eruzione del Tambura, che nel 1815 oscurò per mesi il cielo e abbassò le temperature, portando morti e carestie. Fu in quel clima cupo che Mary Shelley incubò il suo Frankenstein. La relatrice ha richiamato l’importanza del sognare come conoscenza che precede la coscienza, che ci permette di affrontare l’ignoto e a volte trovare soluzioni ai problemi. Ha accennato a una sua ricerca sulle tematiche emerse nel racconto dei sogni durante la pandemia e alla rilevanza del gruppo come funzione di elaborazione condivisa, che genera rappresentazioni creative spandendo legami misteriosi per comprendere i quali è necessario restare aperti a una molteplicità di visioni. Ha poi mostrato, senza commentarlo, il video di una performance del giovane pianista islandese, Vikingur Ólafsson che, suonando Bach, incanta gli abitanti di un villaggio che accorrono ad ascoltarlo: ognuno ha avuto la possibilità di ascoltare le emozioni emerse dentro di sè.
La mattinata si è conclusa con la premiazione della psicoanalista e neuropsichiatra infantile Marta Badoni, vincitrice dell’edizione 2023 del Premio Gradiva-Lavarone per il suo libro Prendersi in gioco (Cortina, 2023), perché, come cita la motivazione: «Consegna l’esperienza di una vita in una trasmissione che insegna il ricevere con riconoscenza e la capacità di rinnovarsi”. L’Autrice ha raccontato lo spirito in cui è nato il volume e portato un ringraziamento toccante a tutta l’organizzazione. Sono intervenute brevemente anche le curatrici, Stefania Nicasi e Alessia Fusilli De Camillis.
Il ringraziamento del Comitato Scientifico e di tutti coloro che collaborano dal 1990 a dare vita a questa iniziativa è rivolto ai relatori per la loro generosità e al pubblico per la sua sentita partecipazione.
Ricordiamo che è stato pubblicato il secondo volume dedicato al Convegno In gioco con la psicoanalisi (Museo Storico del Trentino, 2023) che raccoglie gli interventi delle ultime due edizioni Intermezzo-online (2021) e In gioco (2022).
Non resta che darvi appuntamento per l’anno prossimo a Lavarone, dal 29 giugno al 1 luglio.