Giornata delle riviste della Società Psicoanalitica Italiana
Sabato 4 Febbraio 2023 a Roma – e online – si è svolta la prima giornata delle riviste della Società Psicoanalitica Italiana.
Con questo evento voluto dai due direttori, Alfredo Lombardozzi e Stefania Nicasi, la Rivista di psicoanalisi e Psiche sanciscono una collaborazione stimolante e fruttuosa, già iniziata nel 2022 col dedicare al medesimo tema, quello del rischio, un numero di entrambe le riviste: questa sinergia apre ad una nuova possibilità di dialogo su un tema comune pensato da diverse prospettive, permettendo in questo modo alle riviste della Società Psicoanalitica Italiana di mostrare le loro identità e differenze.
Questa giornata, pertanto, ci è apparsa interessante su due fronti: quello del dialogo e della sinergia di pensiero e scrittura tra le Riviste e quello del tema – il rischio – tema attualissimo da un punto di vista storico, sociale e clinico.
L’introduzione di Sarantis Thanopulos, Presidente della SPI, evidenzia da subito la complessità della mattinata, proponendoci una riflessione sul rischio in quanto componente essenziale del desiderio, appartenente ad una logica della vita che ama la sorpresa, la scoperta e la meraviglia, che non fonda la visione del mondo sulla prevedibilità, ma sulla tensione dell’attesa. Sottolinea e valorizza la funzione delle Riviste stesse: quella di archivio della memoria, dell’articolazione del pensiero tra gli psicoanalisti e il dialogo del pensiero psicoanalitico con le altre discipline e il sociale.
Successivamente Stefania Nicasi esprimendo il suo ringraziamento agli autori che coralmente hanno dato vita ai numeri sul rischio delle due riviste, ha sottolineato come questo considerevole lavoro di pensiero e scrittura sia stato la premessa allo scambio della mattinata. Stefania Nicasi propone una riflessione sul rischio proprio della contemporaneità di cadere nel catastrofismo e riprendendo il contributo di Roberto Bondi sottolinea l’importanza di tenere in mente come tutti i tempi siano pericolosi. Anche se è vero che ci sono tempi più pericolosi di altri. Anticipando che chiaramente alcuni aspetti della questione rimarranno inesplorati, ricorda come questo spazio insaturo che verrà a crearsi potrà essere occasione di rilancio di nuove riflessioni. La giornata si propone come un’occasione di discussione e scambio tra gli autori presenti con il pubblico.
Alfredo Lombardozzi ringrazia la redazione della Rivista di Psicoanalisi per il lavoro di pensiero e dialogo portato avanti in libertà e armonia, catalizzatore della collaborazione tra le riviste. L’idea della giornata nasce dal desiderio di condividere con i soci l’esperienza di pensiero ed elaborazione attorno al tema del rischio, affrontato attraverso le diverse prospettive di varie discipline, dall’antropologia alla filosofia e alle scienze. A tal fine il numero monografico della Rivista di psicoanalisi è stato strutturato proponendo un percorso attraverso quattro dimensioni: Contesti di rischio: società, cultura, ambiente; Rischio psicopatologico nel contemporaneo; Rischio in età evolutiva; Rischio nella relazione analitica; Esperienze e approfondimenti; al cui interno sono articolati i contributi di 17 autori. La proposta di pensiero sul rischio può essere considerata una necessità elaborativa in questo momento storico, in cui ci troviamo a vivere situazioni inedite per noi tutti: le guerre vicino casa, la pandemia e la crisi climatica, questioni che ci impongono il problema del rischio del futuro come elemento ineludibile.
Virginia De Micco è moderatore della discussione tra gli autori. Si sofferma sulla modalità di costruzione di questo spazio di confronto collettivo in cui le pagine delle due riviste si animano con la presenza degli autori, diventando luogo di appartenenza di una comunità di pensiero, di una comunità di analisti, ma anche di una comunità di studiosi di varie discipline: le riviste divengono luogo polifonico, quindi spazio per tenere insieme e far dialogare una serie di voci.
Franco De Masi, nel suo contributo porta, oltre alla propria, le voci degli autori dei contributi della sezione del numero monografico della Rivista “Rischio psicopatologico nel contemporaneo”: Paul Williams, con Rischio nel sopravvivere, rischio nel vivere, Andrea Baldassarro, con L’imprevisto. Rischiare L’ingovernabile, Gemma Zontini con Il lavoro del sogno, rischi calcolabili e rischi incalcolabili. Nella sua presentazione parte dal concetto di rischio trattato da Gemma Zontini, in cui il lavoro del sogno può essere considerato esso stesso come un calcolo del rischio, inteso a ridurre al minimo la possibilità che il rischio si realizzi e che produca danni relativamente all’integrità psichica. Successivamente De Masi riprende l’articolo di Paul Williams, in cui si riflette su l’oggetto considerato come rischio. De Masi nel portare il lavoro di Baldassarro si sofferma sul suo analizzare tre aspetti dell’ingovernabile e quindi del rischio. Il primo è quello relativo all’esperienza del Covid – un’esperienza che tutti abbiamo vissuto anche attraverso sentimenti collettivi, oltre che attraverso quelli dei nostri pazienti. Il secondo aspetto dell’ingovernabile trattato è quello che riguarda la diffusione sempre più intensa dei big data. L’ultima parte riguarda invece la patologia degli Stati borderline: pazienti con un funzionamento caratterizzato da una difficoltà di contenimento delle emozioni, costantemente in una situazione espansiva, eruttiva, vissuta come una situazione di ingovernabilità.
Infine, De Masi riprende il proprio lavoro, La realtà virtuale e i suoi rischi, articolato su casi di adolescenti e bambini, i quali in situazioni estreme vivono la loro vita all’interno di una rappresentazione digitale della vita articolata dal computer. De Masi sottolinea come paradossalmente la realtà virtuale che richiama la libertà della fantasia, uccide la creatività dell’immaginazione, perché è costruita attraverso esperienze non psichiche, né emozionali, ma sensoriali che favoriscono la passività e la dipendenza.
Successivamente Simona Morini col suo contributo ci accompagna in una riflessione su Fiducia, Paura e Nuovo in quanto termini applicabili all’attuale realtà del rischio. Con l’avvento del progresso tecnologico, i rischi associati all’azione umana sono diventati più imprevedibili e potenzialmente catastrofici. Questi rischi richiedono nuovi metodi decisionali e di elaborazione dei dati, come l’intelligenza artificiale, per comprenderli e gestirli. Ciò introduce una rivoluzione scientifica e culturale che ha il potenziale per rendere obsolete le concezioni tradizionali della conoscenza e della gestione del rischio.
Claudio Arnetoli continua i lavori della mattinata aprendo alle riflessioni sul Rischio nella relazione analitica. Collegandosi agli interventi precedenti ed in particolare a quello della Prof.ssa Morini riprende il concetto di contesti di fiducia per introdurre il proprio lavoro Psicoanalisi, come teatro da Camera, tra narrazione e rappresentazione scenica. Sottolinea come il concetto di contesto di fiducia sembra prestarsi ad una definizione nuova della relazione analitica. Di fatto Freud ha inventato un nuovo tipo di rapporto umano, cioè un rapporto umano che prima non esisteva: un rapporto di dialogo e di trasparenza. Nel delineare il suo discorso sul rischio Arnetoli ripercorre un parallelo tra lo sviluppo del dramma moderno e l’evoluzione della psicoanalisi contemporanea: considerando la scena analitica luogo dove avviene una forma di vita vera si apre anche a quello che può essere definito il rischio intersoggettivo.
Arnetoli riprende inoltre i contributi dei colleghi che hanno trattato il tema del Rischio nella relazione analitica: Fausta Cuneo, con Percorsi della violenza distruttiva all’interno del setting, in cui l’autrice parla del rischio di distruzione della mente dell’analista in una relazione terapeutica, Ferdinando Benedetti, con Diventare l’O del paziente. Quando paziente e psicoanalista rischiano la salute, in cui l’autore tratta il rischio per l’analista che risuona con il paziente grave di ammalarsi a sua volta,Giuseppe Riefolo, con Dottore, voglio farla finita. L’analista e il rischio di suicidio, articolo in cui viene affrontato analiticamente il significato del suicidio e dei tentativi di suicidio.
Successivamente hanno presentato il loro contributo Lorenzo D’Orsi e Irene Falconieri proponendo una visione del rischio in quanto non identificato come un comportamento individuale ma come una responsabilità collettiva e morale. Negli ultimi decenni, studiosi e policy makers hanno preso atto delle questioni relative alla definizione, percezione e comunicazione del rischio. Particolare attenzione viene rivolta alle teorie del rischio che privilegiano elementi culturalmente modellati ma che si basano su interpretazioni reificate dall’identità. La definizione soggettiva del rischio mette in discussione la capacità degli attori sociali di agire sul mondo. Piuttosto che inferire cornici strutturali e culturali, gli attuali approcci antropologici sono interessati a comprendere le stesse relazioni sociali che definiscono il rischio all’interno di contesti specifici.
La mattinata è continuata con numerosi interventi, tra cui Gemma Zontini, Monica Fabra, Marco Francesconi, Alfonso Accursio e molti altri.
Stefania Romano
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