8-11 Ottobre 2015 Pisa Internet Festival “Il buio oltre la rete. L’era di un nuovo inconscio?”
Il buio oltre la rete: un’area non illuminata del cyber spazio nella quale, ininterrottamente e illimitatamente, viaggiano le nostre comunicazioni. Non solo le tracce di cui sono avidi gli accumulatori di big data e i tracciatori di profili che lavorano per proporci le soluzioni commerciali più aderenti alle nostre inclinazioni, ma anche qualcosa di più complesso, meno sondabile: “Pensieri, immagini, rumori e brusii di sottofondo”.
Il tema è stato trattato durante un incontro organizzato nell’ambito dell’Internet Festival di Pisa 2015, intitolato, appunto, Il buio oltre la rete.
Anche quest’anno Marta Capuano ha proposto, come nelle altre edizioni del festival che è alla sua V edizione, un incontro che ha messo al centro il rapporto fra psicoanalisi e internet.
Affiancata da Gemma Zontini e Sarantis Thanopulos ha proposto una lettura di alcune tematiche fondanti la psicoanalisi in relazione all’universo comunicativo di internet.
Marta Capuano, parlando di globalizzazione della nostra intimità, ha fatto riferimento a Derrick De Kerckhove e alla sua nozione d’inconscio digitale, come insieme di dati su di noi potenzialmente estraibili.
Partendo dall’esigenza di non farsi trovare impreparati di fronte a questa realtà (virtuale?) Marta Capuano individua un percorso che parte dalla psicoanalisi e dalla sua capacità di far luce nell’inconscio, cioè quel sotterraneo – secondo Giorgio Sassanelli- in cui qualcosa della nostra vita resta imprigionato, o quella struttura viva – secondo la stessa Capuano – capace di sviluppo, influenzata dalle vicende della vita.
M. Capuano suggerisce un’impresa psicoanalitica altrettanto importante, quella di far luce nel buio della rete, non solo come tensione alla conoscenza ma anche come imperativo etico di soggetti che non intendono essere “scavalcati da un algoritmo”.
Gemma Zontini parla del linguaggio dell’inconscio e del suo strutturarsi come un reticolo di strade e, in questo senso, simile alla rete. Le analogie però si fermerebbero qui poiché, diversamente che nell’inconscio, nella rete, possiamo consapevolmente scegliere quale via percorrere o dove fermarci. Ma attenzione : la rete è anche perturbante e generatrice – o catalizzatrice – di patologie e dipendenze e qui, soprattutto, si collocherebbe il ruolo della psicoanalisi.
Sarantis Thanopulos ha criticato radicalmente il concetto d’inconscio digitale proposto da de Kerckhove perché sovrapporrebbe due cose diverse, l’inconscio come modalità della mente che produce dati inaccessibili direttamente e l’accumulo di informazioni che possono, al contrario, essere direttamente conosciute se si adoperano procedure adeguate.
La mente umana, chiarisce Sarantis Thanopulos, non funziona secondo il linguaggio computazionale, ma procede per contraddizioni e incoerenze.
Rispetto alle questioni poste dai tre relatori si può osservare che la suggestione di un inconscio digitale, e la possibilità di esplorare e dare senso a quell’area oscura della rete dove abbandoniamo qualcosa di noi, è una traccia di lavoro ricca e feconda.
Del tutto da stabilire quali siano gli strumenti– al plurale, possono essere più di uno e di diversa estrazione – e la strada da percorrere. Viene in mente un recente esperimento che, da account Facebook appositamente creati, ha messo in difficoltà – cliccando like a tappeto – l’algoritmo con cui FB stesso orienta il materiale da proporci.
Soprattutto, tornando alla definizione da cui siamo partiti : un’area non illuminata del cyber spazio nella quale, ininterrottamente e illimitatamente, viaggiano le nostre comunicazioni – vien da mettere l’accento su quei due avverbi, ininterrottamente e illimitatamente – che recidono, da un certo punto in poi, la relazione tra il soggetto e l’informazione da esso stesso condivisa, divenendo quest’ultima materiale costitutivo di una massa più grande che può avere un funzionamento suo proprio e, magari, suscettibile di essere concepita solo come un grande inconscio collettivo.
Queste in sintesi i temi dibattuti quest’anno, aspettiamo l’anno prossimo per nuovi stimoli al nostro modo di guardare, conoscere e curare le persone e la società in cui viviamo.
Novembre 2015
Vedi anche:
In Report/Materiali
Polimorfismi sessuali: pensavo fosse amore invece era la rete, acra di teresa Lorito
In SpiPedia:
Dipendenza da Internet IAD, a cura di Andrea marzi e Guido Saltamerenda
In Rassegna Stampa:
Il tuo partner ti trascura per il cellulare? Soffre di “Phubbing”, a cura di Roberto Goisis