Parliamone … Gli autismi attraverso l’immaginario cinematografico
Centro psicoanalitico di Genova 06/04/2019 – 04/05/2019
A cura di Maria Naccari Carlizzi
– Parliamone … Gli autismi attraverso l’immaginario cinematografico – Questo il titolo dei due eventi, organizzati dal Centro Psicoanalitico di Genova, sull’universo degli autismi e le questioni interconnesse.
– Parliamone … – Attraverso lo sguardo di un film per coinvolgere e comunicare usando il linguaggio iconico della cinematografia: la proiezione di “Adam” di Max Mayer (2009) ha reso viva la riflessione della sala su “Gli Autismi ad alto funzionamento” (06/04/2019), illustrati dalla Dott.ssa Patrizia Masoni e successivamente (04/05/2019), la proiezione di “Life, Animated” di Roger Ross Williams (2016) ha messo a fuoco “ Stati autistici e linguaggio” illustrati, invece, dalla Dott.ssa Chiara Cattelan.
– Parliamone … – perché l’esperienza insegna che la comunicazione su questi temi e in queste aree limite, ai confini della mente, è molto difficile e può creare fraintendimenti sia fra i curanti sia con le famiglie coinvolte e soprattutto con i protagonisti, cioè i soggetti che presentano stati autistici.
– Parliamone … – è stata un’iniziativa che il Centro Psicoanalitico Genovese ha dedicato al confronto e alla divulgazione fra psicoanalisti, psicoterapeuti, psicologi, psichiatri, pediatri, neuropsichiatri, educatori, neuropsicomotricisti, logopedisti , terapisti della riabilitazione, insegnanti, studenti … e a chi volesse partecipare, anche genitori. L’uditorio è stato, infatti, variamente composto, soprattutto da giovani studenti di Psicologia, che hanno partecipato con interesse e vitalità.
Nell’introduzione ai lavori delle due mattinate, Maria Naccari Carlizzi, ha sottolineato l’importanza del confronto costruttivo fra operatori della mente, per creare collegamenti e sinergie fra i differenti indirizzi di ricerca, i diversi fondamenti delle teorie dello sviluppo, l’impostazione delle cure e delle strategie preventive e terapeutiche. Confrontarsi, coordinarsi, parlarsi in una discussione aperta, consente di lavorare e pensare insieme, rispettando l’unicità e la specificità del mind-brain, della psiche/soma di ciascun soggetto, all’interno delle sue relazioni familiari e del suo ambiente di vita, in un ottica di rete e multidisciplinarietà, in un clima di condivisione e ascolto delle esperienze di ognuno, sostenendo la crescita emotiva, la soggettivazione e le differenti potenzialità di ciascun bambino autistico. La questione degli Autismi, infatti, e delle strategie per individuarli e prendersene cura, condiziona in modo significativo molti aspetti rilevanti e fra loro interconnessi, che hanno al centro il processo di sviluppo del “mind-brain” e la nascita alla vita psichica. All’interno dello spettro autistico, si gioca gran parte della psicopatologia infantile, nella fascia soprattutto da zero a tre anni. In questo disturbo, infatti, confluiscono bambini con stili relazionali talvolta molto diversi: stereotipie, assenza di aggancio visivo, gioco ripetitivo e a-finalistico, vari gradi e livelli di chiusura e isolamento, assenza di linguaggio e di interesse nella comunicazione, fobie, autostimolazioni e molto altro.
Diventa, quindi, di rilevante importanza la diagnosi precoce e la diagnosi differenziale di quanto non è autismo. Per esempio devono essere posti in diagnosi differenziale: deprivazione emotiva precoce,reazioni del bambino a depressione materna, separazioni precoci dai caregiver, traumi e molto altro che potrebbero crearesintomi simil-autistici oltre la tendenza degli operatori ad utilizzare, anche, la vaghezza dello spettro autistico per “cestinarvi” dentro molte patologie che non presentano stati autistici.
La diagnosi precoce, con tutte le problematiche connesse, dà un senso alla diversità sia per i bambini che per le loro famiglie. È, poi, fondamentale l’integrazione armonica fra i differenti interventi, l’abilitazione per quanto possibile degli aspetti disfunzionali e la psicoterapia tailored, cioè cucita sartorialmente sulle difficoltà emotive e non solo cognitive, sociali, o altro perché i bambini autistici/o asperger e le loro famiglie sono portatori di una grandissima sofferenza che, se non diagnosticata e riconosciuta nella sua peculiarità e complessità, può compromettere ulteriormente tutti gli aspetti della loro vita futura.
Bisogna aiutare i genitori ad elaborare la diagnosi e sostenerli emotivamente durante il percorso di vita successivo, mettendo a fuoco nel bambino non solo gli aspetti problematici ma anche le risorse.
La dott.ssa Chiara Cattelan, il 04/05/19, nella sua presentazione, che rispecchia la sua grande esperienza di ricerca e clinica, dal titolo, “Ascolto, parola e comunicazione negli stati autistici”, ha illustrato, come lei stessa sottolinea:
– Le difficoltà che incontra un paziente con funzionamento autistico per accedere alla parola, alla metafora e al linguaggio condiviso.
Ha messo in luce quanto la comprensione e il bisogno di comunicare siano qualcosa che precede ed esiste al di là dell’espressione verbale.
Partendo dalla convinzione condivisa che il linguaggio non può che svilupparsi all’interno di una relazione, ha dato esempi di come l’analista possa creare con il paziente un’area di condivisione e di reciproco apprendimento che stimola il desiderio di comunicare. Ciò permette in seguito di aiutarlo a rendere più mobile il linguaggio e a giocare con le parole.
Ha, poi, illustrato alcune caratteristiche specifiche del modo di comunicare autistico attraverso vignette cliniche -.
La successiva proiezione del film “Life, animated” ha illustrato, proprio con il mezzo iconico, quanto ciascun bambino autistico abbia bisogno di riconoscere e trovare il proprio modo di avere una mente, come in “Life, animated“ dove le favole diventano un alfabeto attraverso cui il protagonista impara a comunicare le proprie emozioni e ritorna al centro di uno spazio intersoggettivo e sociale.
Il 06/04/2019, nell’introduzione alla mattinata sugli Autismi alto funzionamento, alias Asperger, Maria Naccari Carlizzi ha sottolineato che molti soggetti con stati autistici, definiti ad alto funzionamento/alias Asperger, raggiungono l’età adulta a prezzo di grandissima sofferenza, senza avere una spiegazione vitale della loro presunta stranezza, del loro non sentirsi a loro agio senza riuscire a trovare un senso a quello che percepiscono come un loro doloroso essere diversi. Sono soggetti che hanno scarsi strumenti emotivi per relazionarsi con gli altri, nonostante che siano spesso bambini e adolescenti estremamente dotati, come Greta Thunberg, la giovane ambientalista svedese, che si definisce tale, come forse Einstein e molti altri … Sono spesso persone che hanno capacità di adattamento estreme e per le loro particolarità emotive, che vengono considerate bizzarre, soprattutto in adolescenza, sono bullizzati e arrivano, talvolta, in diversi momenti del loro percorso negli studi degli psicoanalisti. Per cui è importante comprendere il loro modo di funzionare, la loro sofferenza, la specificità della loro presa in carico in collaborazione con gli altri operatori della mente, quando necessario, e la psicoterapia, tailored, centrata sulle loro difficoltà.
Avere in cura soggetti con stati autistici alto funzionamento/o Asperger o i loro genitori, insegna moltissimo su di loro, permette di imparare ad ascoltare i loro modi di essere, i loro vissuti e le loro particolarità, aiutandoli a diventare consapevoli della loro natura e a dare un senso e un nome alle loro specificità, alla loro incapacità di conoscere e relazionarsi con gli altri, alla loro difficoltà a comprendere l’ironia e la metafora, e anche ai loro idiosincrasici interessi selettivi, che sono spesso la loro forza e il loro limite.
A questo proposito Greta Thumborg, in occasione del 2 aprile giornata mondiale dell’autismo, parlando della sua esperienza di vita, ha detto: – Ho avuto la mia bella dose di depressione, ansia e alienazione, ma senza la mia diagnosi non avrei mai iniziato gli scioperi, perché sarei stata come tutti gli altri. La nostra società ha bisogno di cambiare, abbiamo bisogno di persone che pensino fuori dagli schemi, di prenderci cura l’uno dell’altro e di abbracciare le nostre differenze -.
Come psicoanalisti siamo consapevoli che noi stessi abbiamo aspetti Autistici/Asperger, che possono entrare in risonanza emotiva con le caratteristiche dei soggetti con stati Autistici/Asperger e che possiamo utilizzare questo per comprenderli meglio, conoscendoli in modo inconscio attraverso l’ empatia e i fenomeni inconsci ad essa correlati: la simulazione incarnata, l’identificazione proiettiva, il rispecchiamento empatico, la sintonizzazione e tutto l’universo intersoggettivo … Gli Asperger devono imparare, dal punto di vista sociale, tutto quello che per gli altri è scontato. Ma come si imita e s’impara se la scarsa empatia, i funzionamenti correlati e gli altri problemi psicologici sovente presenti, creano difficoltà di accesso al significato emotivo condiviso, che fortifica il mondo relazionale? Le neuroscienze, la neuropsicologia e la psicoanalisi dello sviluppo, ci suggeriscono come queste difficoltà potrebbero essere in parte comprese e affrontate, quando possibile. Per un adolescente definito Asperger per esempio, come funziona l’accesso al gruppo dei pari e soprattutto la scelta del partner? Il gioco reciproco della seduzione, se difetta l’ironia e l’ascolto dell’altro, diventa molto difficile. E come si possono imparare questi aspetti? Si può imitare l’altro replicando in modo adesivo, o imitare tentando di mettere dentro una funzione emotiva, introiettando, in questi soggetti questo è un processo complesso per la loro particolare natura e funzionamento. Di volta in volta, bisogna ascoltare il loro e il nostro modo di essere, i vissuti e per ciascuno ricorrere all’abilitazione degli aspetti disfunzionali e sviluppare, per quanto a loro possibile e comprensibile, una funzione emotiva riscaldata dalla relazione, dalla passione, come accade fra i due innamorati nel film Adam, e aiutarli anche ad accettarsi nella loro natura o quanto altro possa favorirli. Ciascun essere umano, ha bisogno di riconoscere e trovare il proprio modo di avere una mente, la psicoterapia è uno strumento che può aiutarli, fra gli altri, in questa ricerca.
La dott.ssa Patrizia Masoni ha sviluppato moltissimi temi e nella sua presentazione dal titolo, “Autismi alto funzionamento”, con la sua vasta esperienza clinica e di ricerca sulle sindromi autistiche, ha illustrato all’uditorio, come lei stessa riferisce, sinteticamente:
– Ivari modelli etiopatogenetici delle sindromi dello spettro autistico. Si è partiti dalle teorie della mente, ovvero dal modello inglese del deficit del “theory of mind mechanism” o TOMM degli anni 80 (Baron Cohen S. 1988- 1995), secondo cui il deficit primario di queste sindromi risiede nella incapacità a sviluppare processi cognitivi modulari che consentono all’essere umano di orientarsi socialmente ed interagire con altre menti. Ha poi esposto le teorie di Hobson (1989 – 1993a-1993b) della Tavistock Clinic, sul deficit di intersoggettività, o “relatedness” ovvero il sentimento di essere soggetto agente nel mondo e di identificarsi con l’altro. Ha parlato della neurofisiologia della corteccia pre-frontale e delle funzioni di rappresentazione, anticipatore delle azioni finalizzate proprie ed altrui (A. Damasio 1999) fino a enunciare le ricerche di Gallese e del gruppo di Parma (1998-2001), sui neuroni mirror e sulle disfunzioni del sistema mirror, come requisito base dell’intersoggettività. Infine l’attenzione è stata portata sulla psicoanalisi contemporanea come bagaglio di strumenti e tecniche che alimentano e creano le condizioni per l’esperienza della reciprocità nell’incontro con l’altro, anche autistico. La “funzione psicoanalitica della mente al lavoro” (G. Hautmann) crea le condizioni per accogliere, digerire, trasformare e nutrire la relazione tra menti che si pensano; le persone autistiche hanno bisogno di “compagni vivi ed intelligenti” (A. Alvarez 1992) e questo ha aperto uno spaccato molto interessante sulla riabilitazione e sui luoghi di cura di queste patologie. In tali luoghi l’attenzione alla soggettività e la supervisione in ottica psicoanalitica per superare i momenti di difficoltà quotidiana, sono fondamentali perché: “Il reale funzionamento dei meccanismi della reciprocità richiede, per incarnarsi, l’incontro con interlocutori umani che ricreano continuamente le giuste condizioni per l’esperienza della reciprocità ” (Ballerini e Co. 2005 ) -.
Vogliamo, quindi, concludere proprio con queste parole che danno la dimensione del ruolo e della necessità dell’intervento psicoanalitico negli stati autistici.
Bibliografia
- Alvarez A. 1992, Live CompanyTavistock/Routledge 1992
- Baron Cohen S., 1988 Social and pragmatic deficit in autism: cognitive or affective? in Journal of Autism and developmental disorders
- Baron Cohen S., 1995, An essay on autism and theory of mind, MIT press Cambridge Mass
- Ballerini A., Barale f. , Gallese V., Ucelli S., a cura di Mistura S. 2005, L’umanità nascosta, Einaudi
- Damasio A. R. 1999, The feeling of what happens: Body and Emotion in the making of consciusness, Harcourt Brace , New York
- Gallese V. 2001, The “shared manifold” Hipothesis: from mirror neurons to empathy,in Journal of consciusness studies
- Gallese V., 1998, Mirror neurons and the simulating theory of mind reading in Trends in cognitive sciences
- Hobson, R. P. 1989, Beyond cognition: a theory of autismin G. Dowson, Autism: nature, diagnosis and treatment , Guilford, New York
- Hobson, R. P. 1993a, Autism and development of mindErlbaum, Hillsdale N.J.
- Hobson, R. P. 1993b, The emotional origins of social undestanding,in Philosofical Psychology