Notazioni sulla 26° Conferenza annuale della European Psychoanalytic Federation, Basilea 21-24 Marzo 2013-04-16: L’Informe: Deformazioni, Trasformazioni.
Il tema, il destino dell’ “informe”, di grande interesse
Priorità della clinica, che rende possibile il dialogo e l’arricchimento reciproco a prescindere dal modello di appartenenza.
Atmosfera di rispetto reciproco tra modelli diversi, che sono risultati rappresentati in modo equilibrato nelle diverse relazioni plenarie: la prima (Laurence Kahn) ispirata al modello francese (metapsicologia freudiana) laddove le deformazioni appaiono dovute sopratutto alla censura; la seconda (Elias Mallet de Rocha Barros) dove viene sottolineato l’aspetto congiunto, relazionale, specie in analisi, delle trasformazioni dell’informe; la terza (Rudi Vermote) che ha tentato una sintesi del modelli bioniano con quello di Matte Blanco, confrontando poi questo modello con quello delle neuroscienze.
Nell’insieme ho avuto l’impressione di un clima anche particolarmente affettuoso tra i partecipanti, possibilmente legato anche al bisogno di “stringerci insieme” di fronte alla sensazione che la nostra disciplina e la nostra professione attraversino un momento di grande pericolo.
Tra i diversi panel desidero segnalare in particolare i due seguenti, per l’aspetto di novità:
Panel sulla crisi economica europea e i suoi effetti sulla pratica analitica
Il panel, presieduto dal nostro Presidente uscente, prossimo Presidente IPA, Stefano Bolognini, ha ospitato una serie di relazioni di grande originalità e coraggio.
D. Habibi-Kohlen (Germania) ha evidenziato il trionfo di una cultura perversa in ambito economico, laddove i vizi capitali vengono considerati virtù, non ci sono limiti ai desideri realizzabili, non c’è rapporto tra lavoro e risultato, prevalgono i presupposti di base a scapito del gruppo di lavoro, la responsabilità personale viene costantemente negata. Le radici lontane di tutto questo vengono individuate nel riconoscimento di personalità giuridica ad enti impersonali, prevalso alla fine del 1800, da cui è iniziata la deresponsabilizzazione delle persone reali. Ciò che apparirebbe mostruoso in un individuo appare “naturale” per un ente, che “ovviamente” pensa solo al profitto.
R. Martin (Germania) ha esaminato l’impatto della crisi sull’Unione Europea, fino alla messa in discussione dell’utilità per i singoli stati dell’unione stessa e alla rinascita di sentimenti nazionalistici che si ritenevano superati, ma anche ad atteggiamenti dei governi nazionali effettivamente orientati ad ottenere benefici soprattutto per il proprio paese, perdendo di vista l’interesse comunitario. Come notato nella relazione precedente, anche l’Unione Europea appare dominata dai presupposti di base descritti da Bion: è possibile scorgere una dipendenza nei confronti di un Germania onnipotente; un attacco/fuga nel progetto di chiudersi rispetto al resto del mondo. L’accoppiamento Francia/Germania ha invece perduto molto del suo fascino. E’ possibile utilizzare in questa analisi un nuovo presupposto di base, introdotto da Earl Hoppes, la “mancanza di coesione: disintegrazione-fusione” che contraddistingue uno stare insieme senza valide connessioni. Per ritrovare una dimensione di gruppo di lavoro è necessaria la presenza di leader realmente convinti del progetto europeo.
A.L. Christopoulos (Grecia) ha ricordato la particolarità della crisi attuale nelle sue origini più “anonime” e “incomprensibili” (per il cittadino comune) del consueto. Ha inoltre segnalato la crisi dei valori psicoanalitici – sincerità, autoconsapevolezza, empatia – in questo contesto. C’è però anche un impatto diretto sull’analisi, nella diminuzione delle richieste e nel presentarsi sempre più frequente di situazioni in cui un paziente già in analisi non è più in grado di corrispondere l’onorario. E’ possibile che il rapporto di dipendenza finisca per essere sbilanciato a sfavore dell’analista. E’ quindi necessario più che in passato prestare estrema attenzione all’evolvere della condizione economica del paziente, per non trovarsi ad esempio a scoprire all’improvviso che da tempo pagare l’analisi è un sacrificio eccessivo, che sta comportando danni su altri piani. D’altra parte è particolarmente necessario interpretare le fantasie di autosufficienza e di impervietà alla crisi dell’analista – comuni ad analista e paziente – e riflettere accuratamente su quali livelli di riduzione di onorario ci è possibile accettare, o su altre possibili soluzioni (riduzione numero delle sedute, dilazioni nel pagamento, interruzione).
F. Castellet y Ballarà (Italia) si è soffermato sul significato simbolico del danaro in analisi, che in quanto parte del setting può essere ricettacolo di contenuti inconsci molto primitivi (Bléger). Ad esempio un paziente può “dimenticare” il pagamento per non trovarsi a riflettere sulla propria condizione economica; oppure per negare la dimensione professionale dell’aiuto che riceve. E’ quindi necessario attivare una riflessione più attiva che in passato su questo elemento, rilevando elementi di cui vengono forniti diversi esempi: la contraddizione insita nel richiedere di essere pagati per qualcosa – il coinvolgimento emozionale – che in altri ambiti riteniamo impagabile, mentre per un altro verso è proprio il pagamento che, ponendo dei confini, permette il coinvolgimento emozionale; la richiesta di pagamento come espressione genuina di odio (Winnicott) che permette il riconoscimento della sua onnipresenza accanto all’amore in ogni relazione, e quindi una possibilità di integrazione.
Gruppo di lavoro sulla psicosomatica
Si tratta di una nuova iniziativa della EPF che va ad aggiungersi agli altri gruppi di studio permanenti. Il primo incontro è stato organizzato all’interno della Conferenza da un “core group” (gruppo nucleare) che si è costituito qualche mese prima con rappresentanti di diverse società europee, su iniziativa di Jacques Press, che è il coordinatore del gruppo e di Bérangère de Senarclens (entrambi della Società Svizzera). Gli altri attuali partecipanti sono: Nick Temple (Gran Bretagna), Photis Bobos (Grecia), Jorg Frommer (Germania), Luigi Solano (Italia), Eva Schmid-Gloor (Vicepresidente EPF). Si attende la partecipazione di rappresentanti di altri paesi.
Scopo del gruppo è la messa a punto di diversi problemi sul tema corpo/mente e della patologia somatica in un’ottica psicoanalitica, a cominciare dall’origine del sintomo somatico e dal suo possibile significato simbolico. L’incontro a Basilea, cui hanno partecipato circa venticinque colleghi, si è svolto con una breve presentazione del progetto seguita dalla presentazione di materiale clinico, che è stato vivacemente discusso da tutti i partecipanti. Sono apparse notevoli differenze teorico/cliniche ma, di nuovo, un desiderio autentico di condividere le idee di tutti.
Mi fa infine piacere ricordare la relazione della nostra collega Diana Norsa, dal titolo “La distorsione della Scena Primaria all’origine di relazioni familiari disturbate”. Nella presentazione clinica è stato esaminato il caso di una paziente particolarmente difficile da analizzare, in quanto un’area traumatica dissociata veniva proiettata sui familiari piuttosto che costituire un sintomo o essere portata nel transfert. Il problema della paziente tendeva quindi ad esprimersi in un disfunzionamento familiare piuttosto che in una “psicopatologia” individuale. Nel corso dell’analisi è stato possibile riconoscere il collegamento tra un vissuto distorto dela scena primaria – (una madre che fa sesso vestita) e le liti violente che si verificavano tra il marito/padre e una figlia, di fronte a una madre passiva e impotente.
Luigi Solano