Tre domande per il Congresso SPI
Le origini e il presente della Rivista di Psicoanalisi
Intervista a cura di Stefania Nicasi
Risponde il Direttore della Rivista, Giuseppe Civitarese
Quando è nata la Rivista? Può ripercorrerne la storia?
La Rivista di Psicoanalisi ha una doppia nascita: sorta una prima volta nel 1932 ad opera di Edoardo Weiss come organo ufficiale della Società Psicoanalitica Italiana, viene chiusa dalle autorità fasciste un paio d’anni dopo, per poi risorgere nel 1954, grazie alla dedizione di Cesare Musatti e del suo gruppo milanese. A partire dagli anni ’70 i nuovi Direttori, da Francesco Corrao in avanti, hanno affiancato alla tradizione freudiana, fino ad allora largamente maggioritaria, i contributi che via via si andavano sviluppando all’interno del pensiero psicoanalitico. Possiamo dire che la Rivista che conosciamo oggi sia l’espressione della pluralità di lingue che si parlano all’interno del vocabolario psicoanalitico italiano e internazionale.
A quale pubblico si rivolge la Rivista di Psicoanalisi?
La Rivista di Psicoanalisi è l’organo ufficiale della SPI, quindi prima di tutto è un luogo di confronto e di espressione scientifica per i suoi soci, sia al proprio interno, sia all’interno del dibattito internazionale, reso più agevole dall’inserimento della Rivista nei circuiti digitali.
La Rivista si rivolge poi al pubblico di terapeuti e operatori del benessere psichico che vedono nella psicoanalisi un riferimento teorico importante: a costoro sono dedicati, ad esempio, i lavori interdisciplinari legati alla psichiatria e al mondo universitario, così come panel quali quello del 3/2013 sulla consultazione, che rimane uno strumento essenziale per tutti coloro che si rapportano a vario titolo con pazienti.
Uno degli obiettivi dell’attuale redazione è quello di avvicinare alla Rivista il pubblico colto più in generale, attraverso articoli centrati sull’arte, sul cinema, sulla scrittura e sui problemi della contemporaneità.
Nella Rivista c’è spazio per una riflessione sui problemi del soggetto nel mondo contemporaneo?
Il contesto epistemologico e la società in cui si è sviluppata la psicoanalisi freudiana sono oggi profondamente modificati: il significato stesso del termine soggetto è stato messo in crisi già a partire dalla filosofia del secolo scorso. Se la psicoanalisi vuole continuare a porsi come chiave interpretativa dell’individuo e delle sue relazioni, non può prescindere da un confronto a tutto campo con il mondo di oggi. Questo significa occuparsi anche delle trasformazioni e delle rotture del tessuto epistemologico e socioculturale di oggi. Parlo ad esempio del panel sull’omogenitorialità presente sul primo numero del 2014, che discute il modello tradizionale della famiglia e il suo rapporto con la triangolarità edipica, o della nuova sezione Psicoanalisi futura, che si occupa delle nuove frontiere che si stanno aprendo per gli analisti contemporanei.
31 marzo 2014