L’arbre de consanguinité, in Boutillier, J. – La somme rurale – 1486 (miniaturisti L. Liedet e collaboratori) Biblioteca Nazionale Francese
Giornata di presentazione dell’area coppia-famiglia
a cura di Vera Bolberti
Parole Chiave: Psicoanalisi, Coppia, Famiglia Legame, Winnicott, Kaes
Questa giornata, svoltasi a Roma il 22 aprile 2023, è stata, per certi versi, una giornata storica poiché ha reso questa particolare declinazione della psicoanalisi parte integrante della SPI; tale riconoscimento istituzionale è stato sancito nell’apertura, fatta dal Presidente Sarantis Thanopulos e ricordato nelle conclusioni del Vicepresidente Nicolino Rossi.
A introdurre è stata Gemma Trapanese, con anni di esperienza di lavoro nel settore e già referente della passata Commissione Coppia-famiglia che ha preparato, nel corso del precedente Esecutivo, il terreno per questo riconoscimento e che ha nel tempo suscitato l’interesse di un sempre maggiore numero di soci e la nascita di vari gruppi di studio.
Nel suo intervento, incentrato sulle trasformazioni epistemologiche generate dall’esperienza della Psicoanalisi familiare e di coppia, evidenzia le nuove configurazioni dello spazio psichico che concepiscono l’esistenza di più luoghi dell’inconscio.
L’estensione del modello psicoanalitico, attento al mondo interno del soggetto ma anche a ciò che accade nell’interazione con altri soggetti e nella trasmissione della vita psichica attraverso le generazioni, ha confermato la validità di setting alternativi a quello classico.
Queste estensioni si sono anche rivelate cure efficaci per situazioni gravi, hanno richiesto lo sviluppo di una tecnica raffinata e di uno sguardo allenato a cogliere una realtà psichica più complessa. L’ascolto necessario è infatti teso ad analizzare i legami tra i soggetti, a riconoscerne conflitti, a disarticolare ingranaggi e incastri, al fine di offrire una cura ai soggetti sofferenti e insieme ai loro gruppi di appartenenza.
Prima di annunciare gli interventi della Giornata, Gemma Trapanese si è soffermata sulla suggestiva immagine scelta per la locandina del Convegno, illustrante L’albero della consanguineità, “decorazione che, ad opera di un importante miniaturista del XV secolo, corredava un manuale di Diritto dell’epoca. Proprio la figura dell’albero risulta chiaramente allusiva a quello che è l’albero genealogico, capace di suggerire una prospettiva che introduce un ordine che ammetta le differenze di generazione e di genere, che coniughi le origini, il passato, l’attualità del presente, realizzando legami che uniscono e nello stesso tempo distinguono i soggetti.”
Ad intervenire per prima è Anna Nicolò che con “Le famiglie di Edipo: come il lavoro clinico con la coppia ha cambiato la psicoanalisi” dimostra come sia comunque possibile mantenere una continuità nella propria identità di analista, pur attraverso setting estesi, come quello con la famiglia, diversi da quello classico
Ci ricorda che già nel 1936 il secondo congresso internazionale dell’IPA era stato dedicato a “Family neurosis and neurotic family”, a testimonianza di un interesse che ora si rinnova e approfondisce.
La descrizione di alcuni aspetti del ben noto mito di Edipo porta all’individuazione di configurazioni di coppie in grado di aiutarci a comprendere anche aspetti emergenti delle odierne variazioni sociali che hanno investito la famiglia.
Ciò che però viene ritenuto essenziale negli assetti famigliari non è tanto la continuità dei ruoli assegnati a ciascuno, ma piuttosto “le funzioni del perdersi cura, del proteggere, del tramandare (…) svolgere funzioni introiettive che sono il generare amore, infondere la speranza, contenere il dolore legato all’evoluzione del ciclo di vita e infine il pensare”.
Vengono poi evidenziati gli apporti che la psicoanalisi di coppia e famiglia è in grado di dare alla psicoanalisi: il superamento della causalità lineare, poichè apre ad una visione che concepisce il paziente designato come punto di convergenza di sofferenze familiari diffuse che attraversano le stesse generazioni; la centralità delle interazioni; l’importanza del legame, l’uso dell’altro e la realizzazione di difese interpersonali.
Ci si ritrova, così, affacciati sul mondo delle alleanze inconsce, vere e proprie formazioni psichiche che, costruite dai soggetti di un legame, assolvono funzioni difensive di fronte ad angosce condivise.
Su queste premesse, la psicoanalisi si avventura al di fuori del familiare terreno della parola, con questioni riguardanti il corpo, “usato come veicolo per comunicare e come meccanismo che preserva l’equilibrio mentale”. A partire da una diversa concezione dell’inconscio, esteso nello spazio e nel tempo ( inconscio ectopico o extratopico), i sogni, portati dalla famiglia in seduta, non sono appannaggio del solo sognatore, ma dell’intero gruppo familiare.
Anna Nicolò poi, con la presentazione del caso clinico di una famiglia a funzionamento psicosomatico, seguita in supervisione, ci illustra le grosse difficoltà di separazione-individuazione tra i suoi membri ed un funzionamento antilibidico della coppia genitoriale, all’interno di un gruppo familiare caratterizzato da una confusione di confini generazionali e sessuali.
La relazione della dottoressa Nicolò è stata poi ripresa da Andrea Narracci, che ha evidenziato come il cambiamento terapeutico si ritrovi affidato ad un lavoro che chiama in causa sia la dimensione della rappresentazione che quella interattiva.
I mondi interni dei singoli partecipanti insieme alle loro reali interazioni, descrivono un lavoro di grandissima complessità in un intersecarsi di piani che richiedono da parte dell’analista una partecipazione a più livelli.
Con il suo commento, Mara Siragusa si è invece concentrata sul mito di Edipo e sulla sua utilità euristica al fine di comprendere le mutazioni degli assetti familiari. L’Edipo, in quanto “costellazione relazionale” nella contemporaneità, continua ad offrire strumenti precisi e variegati di lettura per situazioni in cui, come nel caso riportato dalla dottoressa Nicolò, prevale l’endogamia, la confusione dei ruoli, l’evitamento della conflittualità.
Dopo un gradevolissimo coffee break, arricchito da meravigliosi dolci siciliani portati dalle colleghe di Messina, si è passati alla seconda relazione dal titolo: “Sognare con le coppie”, tenuta da Valdimiro Pellicanò, che inizialmente si è soffermato a considerare come “i sogni che svolgono meglio il proprio compito sono quelli di cui non si è in grado di riferire nulla dopo il risveglio”, citazione di un’affermazione di Freud, messa in esergo alla sua relazione
Per introdurci al suo discorso sul sogno, Pellicanò si avvale di una suggestiva immagine di un mosaico romano (III secolo dopo Cristo) raffigurante il dio Aion, con il cerchio dello zodiaco e Tellus con i geni delle quattro stagioni, simboli del ciclo del tempo. Aion, al centro di questo cerchio simile all’anello di Moebius, ha un piede posato all’interno del cerchio e un altro al di fuori e con la sua immagine si presta a rappresentare “il simultaneo dialogo tra se stessi e la realtà interna” che il sogno costituisce.
Pellicanò sottolinea l’importanza, all’interno dello spazio di cura, dell’ascolto del sogno, che primariamente deve essere accolto, senza necessariamente ammettere interpretazioni premature, al fine di promuovere l’ampliamento dello spazio onirico (Kaes). Pellicanò sempre riferendosi al lavoro con le coppie, attraverso vari convincenti esempi clinici, ritiene che il sogno raccontato in seduta possa produrre un lavoro condiviso che, come nel gioco dello scarabocchio ( Winnicott), realizza un ponte tra psichismi diversi.
Silvia Lepore, la prima a discutere il lavoro di Valdimiro Pellicanò, sottolinea come il campo della psicoanalisi della coppia, abitato da molteplici prospettive, sia “crocevia di differenti approcci teorico-clinici che, piuttosto che entrare in conflitto o competizione, ne testimoniano la creatività e il fecondo lavoro di ricerca che si muove attorno all’area”. La vignetta clinica presentata offre l’occasione per ribadire come il lavoro con la coppia faciliti lo sviluppo della sua capacità di sognare e di uscire dal torpore emotivo causato da lutti pregressi.
Massimiliano Sommantico, in riferimento allo stesso lavoro presentato da Pellicanò, sottolinea come anche in casi trattati individualmente, vengano colte dimensioni psichiche che narrano di legami, di movimenti che rimandano al mondo inter-psichico e trans-psichico del paziente. Infatti, viene ribadito che anche in setting estesi alla coppia rimane applicabile e valido il postulato che vuole che l’inconscio non sia interamente contenuto nei limiti dell’apparato psichico individuale, essendosi formato sin dall’inizio da una matrice congiunta, prodotta dal legame che unisce i singoli soggetti e le loro formazioni psichiche.
L’ascolto della coppia può dirsi analitico in senso proprio: è ascolto del livello manifesto del funzionamento intersoggettivo, teso a cogliere il senso latente del funzionamento della coppia nella situazione analitica.
Il pomeriggio è poi stato condotto da Giorgio Mereu, coordinatore di un gruppo di lavoro dell’Area Coppia Famiglia, rivolto allo studio e alla ricerca di famiglie con bambini e adolescenti. Gli interventi che si sono succeduti hanno dato letture interessanti a partire da un breve frammento clinico proposto da Gemma Trapanese.
Si è trattato di un caso di un bambino di poco più di due anni, senza padre, rimasto recentemente orfano di madre, adottato da una coppia di parenti, di età già avanzata. Si tratta, come ha suggerito M. P. Corbò con il suo contributo, di una famiglia che sta appena “nascendo” e che sta chiedendo di essere aiutata a formarsi, anche ascoltando gli eloquenti segnali che il bambino lancia e che la terapeuta aiuta ad ascoltare.
Il bambino, lasciando i genitori nella posizione di spettatori, attraverso il gioco con cui ingaggia la terapeuta, segnala, con commovente delicatezza, il lavoro che sta appena iniziando ad affrontare per arginare le profonde angosce che la morte della madre ha suscitato in lui. Nello stesso tempo, la scena del gioco allestita in seduta sembra toccare profondamente la coppia genitoriale, spaventata dal nuovo compito assegnato, e certamente obbligata a riaprire il lutto relativo al figlio naturale mai nato.
Anche Diana Norsa, con grande acutezza, nota come il linguaggio dell’inconscio e il linguaggio del gioco si incontrino quando c’è la possibilità che venga accolto, “ascoltando le emozioni che si esprimono attraverso il gioco del bambino, prima di dare agli adulti il ruolo di quelli che spiegano e raccontano”. Sottolinea inoltre la complessità di sintonizzarsi con i diversi livelli di costellazioni emotive famigliari, soprattutto se carica, come in questo caso, di implicazioni dolorose. Compito preliminare dell’analista è di creare uno spazio preconscio di lavoro connettendo aspetti intrapsichici e interpsichici di ognuno.
Cinzia Carnevali e Giorgio Mereu, in un loro elaborato che non ha potuto essere letto per dare spazio alla discussione, sottolineano come l’intervento dell’analista riesca a registrare le emozioni presenti nel campo e a tradurle in parole che “pensano emotivamente”. Il gioco attraverso il quale il bambino ingaggia l’analista, attraverso la successione di apparizioni e sparizioni di oggetti e personaggi, fa loro pensare al gioco del rocchetto raccontato da Freud.
Il lavoro psicoanalitico familiare, al pari di quello che si compie nel setting classico duale, mostra come la sofferenza di ogni membro esiga un oggetto che la rispecchi, un oggetto-soggetto che sia in grado di dare ad essa un senso.
Particolarmente ricca è stata la discussione che ne è seguita e che ha evidenziato la qualità della richiesta di aiuto dei neogenitori, rivolta al presente (l’insonnia del bambino), ma soprattutto al futuro del bambino e della loro stessa coppia che si riconosce preoccupata per la propria genitorialità, vista l’età avanzata di entrambi.
Gemma Trapanese, intervenendo in risposta alle osservazioni emerse nei vari interventi, arricchisce ulteriormente la complessità dello sguardo sul caso, raccontando più in dettaglio elementi controtransferali che mostrano sia l’intensità del suo coinvolgimento emotivo, sia la funzione di orientamento che il controtransfert ha potuto svolgere.
Lo spazio psichico gruppale, attivando una fitta rete transferale, ha richiesto all’analista un gioco di identificazioni estremamente intenso e vario: ora col bambino, ora con i genitori ideali, ora con la nonna materna da cui il bambino è stato allontanato, ora con la madre deceduta, che il bambino sta cercando col suo commovente gioco di scavare nella terra di un vaso presente nella stanza di consultazione, ora con gli intimoriti neo-genitori che per trovare in Luciano un bambino “vivo”, devono risvegliare il fantasma del loro bambino mai nato, che hanno provato inutilmente nel passato remoto a far nascere attraverso ripetuti tentativi di fecondazione assistita.
I molti interventi in sala e da remoto hanno contribuito ad arricchire una giornata estremamente intensa e interessante e che spero susciti curiosità e attenzione nel mondo psicoanalitico.
La clinica psicoanalitica famigliare e di coppia 22/04/2023 Roma