Per onorare il contributo di Paolo Fonda allo sviluppo della psicoanalisi in Europa.
Igor M. Kadyrov, Mosca
E’ mio piacere e mio privilegio dire qualche parola sullo straordinario, per molti versi unico, contributo di Paolo Fonda alla psicoanalisi, per la nostra disciplina e la nostra professione come sono intese dalla FEP e dall’IPA.
Sappiamo bene che entrambe le organizzazioni – FEP e IPA- sono stati fortunate e sono giustamente orgogliose di avere nelle loro fila un gran numero di analisti creativi ed eccellenti che hanno costruito basi teoriche e cliniche e anche i differenti “know how” della nostra disciplina. Ma ci sono alcuni tra loro che hanno contribuito non solo alla costruzione delle nostre mappe concettuali, ma che hanno letteralmente tracciato le nostre mappe geografiche, almeno per quanto riguarda la mappa psicoanalitica dell’Europa orientale e quella dell’Europa in generale.
Il contributo unico di Paolo Fonda è esattamente di questo tipo e qualità. Come direttore dell’Han Groen Prakken Psychoanalytic Institute per l’Europa orientale, a partire dalla sua fondazione da parte dell’IPA e della FEP nell’aprile del 2002, fino alla sua prevista e doverosa chiusura nel dicembre 2014, Paolo non solo ha dato un aiuto ma è proprio diventato uno dei principali architetti della costruzione della psicoanalisi in quella enorme regione.
In realtà il suo coinvolgimento in questo lavoro è iniziato molto prima, quasi 25 anni fa, quando un gruppo di entusiasti provenienti da diversi paesi dell’Est, ha scoperto o riscoperto la psicoanalisi e quando pionieri della FEP e dell’IPA – primo fra tutti Han Groen Prakken (allora presidente della FEP e più tardi chair della commissione IPA per l’Europa orientale), Rechard Eero, John Kafka e psicoanalisti provenienti da diverse società europee e nordamericane come Alain Gibeault, Michael Rotmann, Hans-Volker, Annelore Werthmann e Horst Kaechele – per citare solo alcuni di quelli che sono presenti a questa conferenza ma anche molti altri, hanno iniziato insieme a costruire ponti.
I colleghi della mia generazione, a quel tempo ancora candidati o addirittura non ancora candidati, hanno incontrato Paolo, allora giovane ed energico psicoanalista italiano già “là e allora”. Ma è stata la felice e feconda idea della FEP (presieduta da David Tuckett) e dell’IPA (guidato da Daniel Widlòcher) di aprire l’Istituto e di nominare Paolo suo direttore che ha portato a cambiamenti profondi e mutativi.
Prima di tutto Paolo e il suo board, composto da Gilbert Diatkine e Aira Laine – direttori associati per la formazione, Tamara Stajner-Popovic – direttore associato per la diffusione e Gabor Szony – direttore associato per la ricerca, hanno creato una squadra molto creativa ed efficiente. Hanno condotto i colloqui di selezione, di ammissione e di valutazione per chi faceva domanda di training e per i candidati provenienti da paesi in cui la formazione psicoanalitica non era disponibile – Croazia, Slovenia, Russia, Bulgaria, Lituania, Estonia, Lettonia, Ucraina, Georgia, Armenia, Moldavia, Bielorussia. Paolo e la sua squadra, che sono diventati una vera e propria autorità per candidati e docenti, hanno organizzato un sistema coerente di formazione per i candidati – il sistema che alla fine abbiamo chiamato scherzosamente – “modello Fr-Eitingon” – un’originale -e crediamo creativa- integrazione tra Eitingon e modello francese. Un modello che non è stato affatto una combinazione eclettica dei due modelli classici, ma un modo per integrare in profondità da un lato l’ascolto (tipico del modello francese) della presenza (o dell’assenza) di un analista nelle differenti fasi della formazione dei candidati attraverso le interviste, l’insegnamento, la supervisione e la valutazione e dall’altro la presenza sistematica dell’Istituto di formazione, con il suo rigoroso sistema Eitingon di linee guida e criteri che riguardano la cornice in cui si svolgono le analisi di training (spesso shuttle analisi), le supervisioni e i seminari. Questo sistema di formazione ha costituito la risposta alle reali esigenze dei candidati, la maggior parte dei quali deva fare la spola avanti e indietro dai paesi d’origine ai paesi delle loro analisi, supervisioni e seminari. E abbiamo già iniziato a discutere alcuni dei risultati nonché degli aspetti forti e deboli di questo sistema di formazione, in diversi contesti e gruppi di lavoro, tra cui il forum FEP in materia di formazione.
Come direttore del PIEE Paolo Fonda ha viaggiato molto. Ha visitato praticamente ogni Paese e forse ogni città in Europa orientale e in Russia in cui era presente un gruppo psicoanalitico locale che era venuto in contatto e aveva chiesto di essere formato presso l’Istituto. Devo dire che Paolo è un viaggiatore appassionato! Mi ricordo che in una conferenza a Irkutsk, in Siberia, nei pressi del lago Baikal, Paolo è stato il primo uomo, forse l’unico, che in una pausa abbia avuto il coraggio di tuffarsi nelle acque fredde e profonde del fiume Angara. In quei tempi, caratterizzati dal grande entusiasmo e dal grande interesse che molti gruppi dell’Est europeo e russo manifestavano nei confronti della formazione, Paolo e i suoi colleghi dicevano scherzando che la mappa psicoanalitica d’Europa aveva buone possibilità di essere estesa da Vladivistok all’Oceano Pacifico!
Tuttavia, in realtà, la politica “dei piedi per terra” di Paolo e della sua squadra è sempre stata focalizzata non sull’espansione, in qualunque modo intesa, ma sulla qualità – la qualità della formazione psicoanalitica presso l’Istituto e quella del funzionamento psicoanalitico dei suoi associati.
Devo poi ricordare la ricerca, per citare un’altra importante priorità di Paolo e della PIEE. La ricerca è stata anche una delle principali priorità del FEP, che ha enormemente sostenuto il progetto di ricerca PIEE gestito da Gabor Szony e dai suoi colleghi sullo studio qualitativo e quantitativa comparato dei cosiddetti regolari e irregolari, cioè degli analizzati attraverso la shuttle analisi in Europa. I risultati di questo studio sono molto interessanti e di grande effetto. Mostrano l’assenza di differenze qualitative o quantitative nel livello delle competenze psicoanalitiche di analisti che hanno avuto una formazione regolare in diversi Istituti europei e gli analisti che hanno avuto una shuttle analisi al PIEE.
Ormai l’Istituto ha formato e qualificato più o meno un centinaio di analisti che fanno parte dell’IPA e ora abbiamo Study Groups dell’IPA, Provisional e Component Societies in Russia, Croazia, Bulgaria, Lituania, Estonia e Lettonia. E’ difficile sottovalutare il contributo di Paolo in queste realizzazioni.
Lo so bene che Paolo odia essere lusingato con troppi complimenti: preferisce rimanere con i piedi per terra e occuparsi delle difficoltà e dei punti critici. E’ evidente che oggi in Europa, e nel mondo in generale, siamo di nuovo di fronte ad una difficile situazione socio-politica, economica e umanitaria che ha un forte impatto su pazienti, psicoanalisti e gruppi psicoanalitici in Europa orientale e in Russia.
Il nuovo Istituto Psicoanalitico europeo Han Groen Prakken (Paolo fa anche parte del suo board) deve ancora:
a) completare la formazione di oltre 70 candidati,
b) fornire sostegno a “Pre-Study Groups” (vale a dire. Ucraina, St Petersburg , Russia meridionale, e Bielorussia) per ottenere lo status di Study Groups,
c) fornire sostegno alla formazione nei Paesi che si stanno lentamente sviluppando (Armenia, Georgia e Moldavia);
d) fornire ancora un po’ di sostegno agli Study Groups di nuova costituzione (Moscow Group of Psychoanalysis, Vilnius Society of Psychoanalysis, Estonian Latvian Psychoanalytic Society, e Bulgarian Psychoanalytic Society);
e) dare sostegno a progetti per l’insegnamento ai candidati (per i Pre-Study Groups e Study Groups) e per la formazione continua dei nuovi associati.
Una delle priorità della FEP è quella di promuovere l’integrazione professionale e formativa dei candidati dell’Istituto, dei nuovi membri associati e dei gruppi psicoanalitici di nuova costituzione dell’Europa orientale in attività professionali e scientifiche dell’IPA e della EPF. Quest’ultimo obiettivo è particolarmente cogente nella sfavorevole situazione politica ed economica attuale in Europa orientale e in Russia, situazione che aumenta i rischi di isolamento e rende molto più difficile una formazione e una pratica psicoanalitica di alta qualità, così come un sano funzionamento dei gruppi psicoanalitici locali.
Per usare una celebre espressione di Freud “la lotta non è ancora finita”. Tuttavia questo obiettivo sembra realistico e raggiungibile grazie al contributo davvero eccezionale di Paolo, di cui nel mio breve intervento ho cercato di mettere in luce alcuni aspetti.
(traduzione a cura di Cristina Saottini)
Appreciating Paolo Fonda’s Contribution to the development of psychoanalysis in Europe.
Speech at the EPF Award Ceremony, Berlin, 20th of March 2016.
Igor M. Kadyrov, Moscow
It is my pleasure and privilege to say a few words about Paolo Fonda’s extraordinary and in many ways unique contribution to psychoanalysis: to our discipline and profession as is understood by the EPF and IPA.
We know it well that the both organisations – the EPF and IPA have been lucky and rightly proud of a number of creative and outstanding analysts who have built theoretical and clinical foundations and also different “know hows” of our discipline. But there are those among them who have contributed not only to our conceptual maps, but who configured our geographical maps, very literally, at least as far as the psychoanalytic map of Eastern Europe and also of Europe in general is concerned.
Paolo Fonda’s unique contribution is exactly of that kind and quality. As the Director of the Han Groen Prakken Psychoanalytic Institute for Eastern Europe from the latter’s establishment by the IPA and EPF in April 2002 and till its duely planned closure in December 2014, Paolo not only helped, but become one of the main architects of building psychoanalysis in that huge region.
Actually his involvement in this work had started much earlier, almost 25 years ago, when enthusiasts from different countries in the East discovered or rediscovered psychoanalysis and when pioneers from the EPF and IPA – first of all Han Groen Prakken (then the president of the EPF and later the chair of the IPA committee for Eastern Europe), Rechard Eero, John Kafka and psychoanalysts from different European and North American Societies like Alain Gibeault, Michael Rotmann, Hans-Volker and Annelore Werthmann and Horst Kaechele – to mention only some of those who are present at this conference as well as many others, started to build bridges together.
Colleagues of my generation, at that time still candidates or even not yet candidates met Paolo then a young, full of energy Italian psychoanalyst already “there and then”. However it is the happy and fruitful idea of the EPF (presided by David Tuckett) and IPA (led by Daniel Widlocher) to open the Institute and to appoint Paolo as its Director led to profound and mutative changes.
First of all Paolo and his Board, consisted of Gilbert Diatkine and Aira Laine – associate directors for training, Tamara Stajner-Popovic – associate director for outreach and Gabor Szony – associate director for research formed a very creative and efficient team. The latter did the selection, admission and evaluation interviews with applicants and candidates from countries where psychoanalytic training was not available – Croatia, Slovenia, Russia, Bulgaria, Lithuania, Estonia, Latvia, Ukraine, Georgia, Armenia, Moldova, Belorus. Together with this team, Paolo, who has become a true authority for candidates and teachers, organized a coherent system of training for those candidates – the system we eventually jokingly called – “a Fr-Eitingon model” – an inventive and we believe creative integration of the Eitingon and French models of training. The latter has been not at all an eclectic combination of the two classical model, but a way to integrate in-depth listening (typical for the French model training) to the presence (or absence) of a psychoanalyst in its different stages of formation in the candidate were interviewing, teaching, supervising and finally evaluating on the one hand with the systematic presence of the training Institute with its rigorous system of Eitingon’s guidelines and criteria which concerns the frames of training analysis (often shuttle analyses), supervisions and seminars. This system of training has been a response to the real needs of candidates, most of had to shuttle back and forth from their home countries to the countries of their analyses, supervisions and seminars. And we already have started to discuss the some results as well as strong and weak aspects of this training system at different groups, working parties, including the EPF forum on education.
As the director of the PIEE Paolo Fonda has traveled a lot. He visited practically each country and perhaps each town of a local psychoanalytic group in Eastern Europe and Russia which had come into contact with and requested to be trained at the Institute. I must say he is a passionate traveler, indeed. I remember at a conference in Irkutsk, Siberia, near Baikal, Paolo was first, if not the only men, who during a break dared to dive into the cold and deep waters of the Angara river. At those, rather enthusiastic times and great interest in training shown from many East European and Russian groups , his colleagues and Paolo himself used to joke that the psychoanalytic map of Europe had rather good chances to be extended up to Vladivistok at the Pacific Ocean!
However, in reality Paolo and his team’s down-to-earth policy has always been focused not on expansion of whatever kind, but on quality – the quality of the psychoanalytic education at the Institute and that of the psychoanalytic functioning of its graduates. To mention another important priority of Paolo’s and the PIEE I should remind about research. Research has been also one of the main priorities of the EPF which enormously supported the PIEE research project run by Gabor Szony and his colleagues on comparative qualitative and quantative study of so called regular and non-regular, that is shuttle training in Europe. The results of this study are really interesting and impressive. They show absence of qualitative or quantative differences in the level of psychoanalytic competences in analysts who had regular training at different European Institutes and analysts who had shuttle training at the PIEE.
By now the Institute has trained and qualified almost or even more than 100 hundred analysts who belong to the IPA and we now have IPA Study Groups, Provisional and Component Societies in Russia, Croatia, Bulgaria, Lithuania, Estonia and Latvia. And Paolo’s contribution to this achievement is hard to underestimate.
I know it well that Poalo hates to be flattered with too many compliments: he prefers to deal with down-to earth things, with what is difficult and with points of criticism. And of course today in Europe and in the world in general we are again facing and dealing with difficult socio-political, economical and humanitarian situation that has strong impact on patients, psychoanalysts and psychoanalytic groups in Eastern Europe and Russia. The new Han Groen Prakken European Psychoanalytic Institute (and Paolo belongs it is Board as well) still has to a) complete training of more than 70 candidates, b) to provide support to “Pre-Study Groups” (viz. Ukraine, St Petersburg, Southern Russia, and Belorussia) to achieve the status of Study Groups; (c) support of training in slowly developing countries (Armenia, Georgia and Moldova); (d) some support to newly established Study Groups (Moscow Group of Psychoanalysts, Vilnius Society of Psychoanalysts, Estonian Latvian Psychoanalytic Society, and Bulgarian Psychoanalytic Society); (e) support of projects for teaching candidates (for Pre-Study Groups and Study Groups) and continuing education of the newly qualified members. One of the EPI’s priorities is promoting professional and educational integration of Institute’s candidates, newly qualified members and young psychoanalytic groups of Eastern Europe into professional and scientific activities of the IPA and EPF. The latter task is especially pertinent in the current unfavorable political and economic situation in Eastern Europe and Russia, which increases risks of isolation and of making much more difficult high quality psychoanalytic training and practice, as well as healthy functioning of the local psychoanalytic groups. To use a famous Freud’s expression “the struggle is not yet over”. However this tasks seem realistic and solvable, thanks to Paolo’s really outstanding contribution some aspects of which I have tried to highlight in my short speech.