Centro Psicoanalitico di Bologna
Ciclo : Strumenti Psicoanalitici in Psichiatria, Psicologia, Neuropsichiatria Infantile: alle Radici della Violenza
“Violenza domestica e stalking: due tempi della perversione relazionale”
Psiche-Dike, psicoanalisi e giustizia: il logo è di Gino Zucchini, appassionato cultore della “parola”che dà senso alla realtà. Quest’anno, giunta ormai la quattordicesima edizione, hanno come sempre partecipato alla Giornata specialisti della psiche e del diritto nella profonda convinzione di una fruttuosa adiacenza di due realtà apparentemente così lontane, ma in realtà così vicine nel porsi come “terzo” nelle relazioni conflittuali: nel mondo interno la prima, nella realtà esterna la seconda.
La collaborazione ha radici lontane, dall’incontro del compianto prof. Carloni con la dott.ssa Elisa Ceccarelli, allora Presidente del Tribunale per i Minorenni dell’Emilia Romagna.
Si formò così, all’interno del Centro Psicoanalitico di Bologna, il gruppo “Psiche-Dike” che raduna gli psicoanalisti impegnati nelle Consulenze d’Ufficio e di Parte. Ed è a cura di questo gruppo che si tiene l’annuale, omonima Giornata.
L’intervento di Gino Zucchini ha aperto i lavori assegnando la qualità di “arte” all’applicare le due discipline accumunate dal riconoscere come l’umano sia simile a tutti ma uguale solo a se stesso.
La ripetitività della patologia, sottolinea Zucchini, rischia di impastoiarla in una tecnica standardizzata, uguale per tutti mentre la psicoanalisi, cimentata sugli stessi temi, garantisce il rispetto dell’unicità dell’individuo.
La legge, frenando distruttività a violenza, garantisce tutti dalla componente di onnipotenza di ciascuno dei noi.
Mario Vittorangeli ha tenuto, per la parte psiche, la relazione del mattino ponendo il focus sulle arcaiche difese insufficienti a proteggere dall’angoscia, diventata insopportabile, destinata a sfociare in condotte violente o perverse.
Il deficit narcisistico di base viene individuato come il comune motore che non consente ai membri della coppia di vedersi separati, portatori di caratteristiche proprie e non solo di proiezioni inoculate dall’uno verso l’altro.
Nella violenza Vittorangeli riconosce un amore malato di fusionalità, incapace perfino di pensare ad una separatezza, mentre alla perversione, menzogna sugli affetti, assegna un malato bisogno di controllo.
In entrambi i casi, per il fascino che “il male” trascina con sé, la vittima subisce per sfuggire alla separatezza e al crollo dell’idealizzazione essendo anch’essa carente nel sano narcisismo di base ed incapace di proteggersi. Vittima e carnefice sono accumunati nell’uguale destino di bambino non amato e non riconosciuto come “altro”.
Rita Chierici, Gip del Tribunale di Bologna, ha richiamato l’attenzione sulle modificazioni delle norme a causa dell’estendersi del problema.
Nell’uguaglianza di genere il punto di forza nella prevenzione dei reati contro le donne e strumento più efficace nel contrastare questo fenomeno.
Innanzi tutto è cruciale il passaggio del “maltrattamento” da reato contro la morale a delitto contro la persona, l’introduzione del reato di stalking con l’ipotesi di aumento delle pene, l’introduzione di misure atte a tutelare il soggetto passivo anche nelle famiglie di fatto e nei contesti di vigilanza e custodia ( insegnanti, badanti ecc.), il riconoscimento dei “maltrattamenti” anche nell’accezione di maltrattamenti psichici e di umiliazioni e di abuso di metodi di correzione o ipercuria.
La legislazione, sostiene Chierici, è più avanti della cultura.
I partecipanti alla Tavola Rotonda del pomeriggio ( Mastella per gli psicoanalisti, Trinci per i Gip, Romanin per la Casa delle Donne per non Subire Violenza, Simoni per il Servizio per le Famiglie, Zaccaria in rappresentanza degli Avvocati) hanno messo in luce gli aspetti critici che accompagnano i procedimenti per maltrattamento: la perdita di ogni sicurezza per la donna che viene a trovarsi spesso privata anche di un luogo in cui ripararsi, la lunghezza del procedimento, la rottura del contesto socio-ambientale.
Sfida del futuro è il costituire una rete integrata di Servizi ( Pronto Soccorso dei vari ospedali, Consultorio, Servizi Sociali) per evidenziare le situazioni di maltrattamento creando una sinergia in grado di aiutare le donne ad uscire dal percorso di violenza: innanzitutto ascoltandole, valutando la pericolosità della situazione e creando poi per loro un progetto individualizzato.
Interessanti e pregnanti gli interventi dalla sala: il fenomeno è troppo drammaticamente sotto i nostri occhi.
L’inspiegabile con i fatti (“erano una coppia normale, unita, senza problemi”) diventa comprensibile se si scende nelle dinamiche di quella coppia prigioniera di un antico nemico: la fusionalità dove ogni scarto assume il sapore di morte, per l’uno e spesso per entrambi i membri.
Segnalo ai colleghi interessati all’argomento il toccante libro di Simonetta Agnello Hornby ” Il male che si deve raccontare. Per cancellare la violenza domestica” edito da Feltrinelli.
L’autrice, nata a Palermo, risiede a Londra, è avvocato ed è stata per otto anni presidente dello Special Educational Needs and Disability Tribunal. Dal 2012 collabora con la Global Foundationfor the Elimination of Domestic Violence che ha contribuito a contenere sensibilmente il fenomeno della violenza domestica in Inghilterra ( come Angela Romanin, responsabile della “Casa delle Donne per non Subire Violenza” ha citato nella Tavola Rotonda).
Nel testo compare anche la descrizione della rete, creata dall’autrice, nel trattare i casi di violenza domestica che afferivano al suo studio, e la descrizione del
“Consulente Indipendente per la Violenza Domestica”.
6-4-2014