Eventi
15/16 febbraio 2013 BOLOGNA 2° Convegno di aggiornamento psicoanalisi B/A : Interventi e interpretazioni nel lavoro analitico con i bambini e gli adolescenti CON SCHEDA DI ISCRIZIONE
15/02/13
al
16/02/13
ll Convegno è dedicato ai Soci della Società Psicoanalitica Italiana ed è aperto, compatibilmente con la capienza delle aule, a psicologi e psicoterapeuti che lavorino in servizi pubblici o in scuole riconosciute.
Chi fosse interessato può inviare la propria richiesta corredata da un brevissimo curriculum a: spi@spiweb.it che la inoltrerà al responsabile dell’area Psicoanalisi Bambini e Adolescenti della SPI.
Per i Soci SPI, La scheda di iscrizione è scaricabile nell’area privata di SPIWeb
Bologna
Dipartimento di Psicologia, via Berti Pichat 5
15/16 febbraio 2013
Dipartimento di Scienze della Educazione, via Filippo Re 6 ( angolo via Irnerio, dietro Dipartimento Psicologia).
Interventi e interpretazioni nella psicoanalisi dei bambini e degli adolescenti
Intervento è: “L’atto di intervenire, di partecipare cioè a una riunione, a una cerimonia, di prendere la parola in una discussione…di ingerirsi in qualche faccenda o attività col fine di esercitare una azione diretta sullo svolgimento di essa”. Vocabolario della lingua italiana – Istituto della Enciclopedia Italiana.
Di conseguenza, ogni manifestazione dell’analista in seduta, dal rumore di assenso alla interpretazione di transfert costituisce un intervento. Affiancando il termine intervento a quello di interpretazione intenderemmo aprire uno spazio dialettico tra partecipazione a un dialogo affatto speciale al quale l’analista è stato addestrato negli anni, e un inevitabile grado di sorpresa o di intrusività, che può vanificare l’effetto della interpretazione, o al contrario aprire spazi inesplorati e favorire trasformazioni. Consideriamo che anche gli interventi sul setting o la scelta di un setting rispetto a un altro sottenda una teoria implicita dell’analista che può trovare, nel lavoro di gruppo, una occasione per essere riconosciuta ed esplicitata.
Il lavoro analitico con i bambini e con gli adolescenti è un terreno particolarmente fertile per aprire un dibattito attorno al come, quando, perché l’analista interviene. Questo rende gli psicoanalisti che lavorano con bambini e con adolescenti particolarmente attenti a modulare la loro presenza in seduta. Ci auguriamo pertanto una partecipazione corale da parte dei Centri per attivare un dibattito diretto non solo agli addetti ai lavori, ma a ogni psicoanalista che consideri il suo operare in costante tensione dialettica, a prescindere dall’età dei pazienti di cui si occupa.
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PROGRAMMA
Venerdì 15 febbraio
Dipartimento di Psicologia, via Berti Pichat 5
15/16 febbraio 2013
ore 15.00 Iscrizione dei partecipanti
ore 16.00 Saluti del Presidente SPI, Stefano Bolognini e del Direttore del Dipartimento di Psicologia, Bruno Baldaro.
ore 16.20 Presentazione del Convegno, Marta Badoni.
ore 16.30 Chair – Marco Mastella
Giovanni Foresti – ‘More-than’ or ‘more-about’?
Breve e incompleta storia delle teorie sull’interpretazione psicoanalitica
“Conferenza introduttiva sul tema del Convegno”
Il titolo del lavoro prende spunto da una discussione fra Daniel Stern e Marta Badoni avvenuta alcuni anni fa. Al primo, che da tempo sostiene la necessità di andare al di là della tecnica psicoanalitica classica, la seconda replicava che non si tratta di ricercare un misterioso ‘something more than interpretation’, ma di proseguire il lavoro per conoscere ‘more about interpretation’: studiare il quid che rende l’interpretazione psicoanalitica clinicamente efficace. Il lavoro cercherà di illustrare le grandi svolte che hanno caratterizzato il dibattito sulla teoria della tecnica interpretativa. Il percorso storico (sommario: incompleto e ovviamente selettivo) si svilupperà dall’epoca delle ipotesi di Freud sull’interpretazione e sulla costruzione, alla “quiet revolution” degli anni ottanta: il lavoro dei pionieri che prepararono la svolta tecnica (Winnicott e Bion, innanzitutto) e i movimenti di riforma teorico-tecnica che si sono successivamente sviluppati (la psicoanalisi relazionale e intersoggettivistica; gli orientamenti neo-bioniani).Nel quadro storico delineato, le interpretazioni verranno inquadrate come interventi dialogici (da intendere ad esempio secondo la classificazione proposta dal WPCCM: Tuckett et al, 2009) e successivamente descritte distinguendole secondo diverse polarità:
- interpretazioni esplicite/implicite e pronunciate/taciute;
- interpretazioni strictu sensu vs. interventi;
- interpretazioni classiche (interpretazioni di contenuto e di transfert, costruzioni, interpretazioni nel transfert, di campo e nel campo) e
- interpretazioni/interventi insature/i (talking-as-dreaming, derivati narrativi e co-narrazioni, rêverie).
ore 17.15 Discussione
ore 18.00 Fine discussione
ore 18.30 Cocktail di benvenuto presso il Dipartimento di Psicologia
Sabato 16 febbraio
Dipartimento di Scienze della Educazione, via Filippo Re 6 ( angolo via Irnerio, dietro Dipartimento Psicologia).
ore 9.00 Chair Maria Adelaide Lupinacci
Massimo Vigna Taglianti
Toy stories. L’analista infantile “in gioco” dinamico tra relazione e interpretazione
Concentrerò le mie riflessioni principalmente su alcuni elementi peculiari della psicoanalisi infantile, elementi che – se adeguatamente esplorati ed elaborati – ritengo possano non solo fornire interessanti spunti per lo sviluppo di alcuni aspetti della tecnica terapeutica nell’ambito dell’età evolutiva, ma anche avere evidenti ricadute teorico-cliniche nell’area del trattamento dei pazienti adulti, ricadute che riguardano in sostanza il tentativo di individuare gli assetti mentali più utili all’analista per una migliore “comprensione” dell’analizzando e della relazione con esso. Verranno trattati alcuni dei nodi cruciali e specifici dell’«intervenire/interpretare» nell’analisi infantile con il supporto di materiale clinico relativo a diverse situazioni di lavoro (dalla consultazione alla fine dell’analisi).In particolare verranno presi in esame quegli aspetti legati alla matrice pre-verbale e para-verbale, oltre che verbale, della relazione e dell’interazione con i nostri piccoli pazienti (la sensorialità, il corpo, l’acting, l’azione intersoggettiva, la ripetizione, l’identificazione proiettiva, l’identificazione con l’aggressore) che costituiscono il tessuto primario dell’incontro inter-psichico, presupposto affettivo di una auspicabile futura simbolizzazione che potrà dare luogo a “interpret-azioni” ma anche a sofisticati “interpret-agiti”. Il “something more than interpretation” concettualizzato da Stern non sarebbe così un semplice elemento aggiuntivo né un quid impalpabile, ma la sostanza stessa dello “specifico psicoanalitico”.
ore 9.45 Anna Maria Nicolò
” Pensando al futuro. E’ cambiata la tecnica nella psicoanalisi dell’adolescente?”
Nel lavoro percorrerò a grandi linee le trasformazioni nell’uso e nella concezione dell’interpretazione in adolescenza, mettendo in tensione i diversi modelli. L’interpretazione, accanto alla predisposizione del setting, rappresenta il contributo esplicito dell’analista alla costruzione del processo terapeutico e al processo di cambiamento del paziente. Secondo alcuni psicoanalisti i pazienti adolescenti necessitano di una serie di accorgimenti su cosa, quando, e come interpretare, non solo al fine di evitare precoci drop out, ma anche per i fini specifici dell’intervento e i compiti fase specifici in questa età della vita. Discuterò se le caratteristiche specifiche del funzionamento mentale in adolescenza impongano cambiamenti come la cautela nell’interpretare il transfert o la necessità di interpretazioni specifiche a seconda dei livelli del funzionamento mentale dell’adolescente nella seduta. Discuterò infine l’opportunità di costruire l’interpretazione nella coppia analitica , soprattutto per quegli adolescenti che hanno marcati difetti nella simbolizzazione.
ore 10.30 : primi spunti di discussione
ore 11.00 – 11.30 coffee break
11.30 – 13.00 Chair – Giuseppe Pellizzari
Discussione generale
***
13.00 – 14.00 Lunch nella sede del Convegno
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14.15 – 16.30
GRUPPI DI LAVORO IN CONTEMPORANEA
I Panels sono a numero chiuso – Segnalare sulla scheda di iscrizione due preferenze
1 – Limiti della pensabilità
Chair: Giuliana Barbieri
*Maria Naccari Carlizzi
Genova: Sognare la morte insieme
Attraverso la presentazione di materiale clinico l’autrice si sofferma su quanta realtà può essere tollerata dalla struttura psichica di un bambino di nove anni, sopravvissuto ad un grave trauma, e con quali strumenti ed interventi analitici, al di là dell’aspetto verbale, lavorare in queste condizioni. Come favorire la progressiva reintegrazione della scissione e ristabilire il collegamento fra la mente, che ha dissociato la scena traumatica, ed il corpo che con i sensi l’ha percepita e registrata?
Un particolare stile di lavoro, in primis, nella coppia analitica, poi la reverie dell’analista, punto di incontro fra la concretezza ed il simbolo, infine i sogni emersi nel paziente hanno favorito la creazione di “un canale fra l’analizzando ed il suo inconscio”(Grotstein 2009), che ha consentito l’avvio in Lui di una crescente capacità di tollerare la “Verità”.
*Paola Vizziello (con il contributo di Marilena Coniglio, Francesca Dall’Ara, Claudia Rigamonti).
La disabilità complessa dei figli: il lavoro in gruppo con i loro genitori
La disabilità complessa dei figli: il lavoro in gruppo con i loro genitori
Si descrive l’esperienza clinica con un gruppo di genitori con figli gravemente disabili. Attraverso una co-conduzione a carattere psicoanalitico/psicodinamico e la funzione di coro svolta da due psicologi che redigono la memoria degli incontri, si è potuto offrire un contenitore per pensare e avvicinare rabbia, rancore, invidia, diniego e odio e analizzarli anche nel controtransfert. In sette anni, navigando a vista, abbiamo potuto accogliere temi indicibili grazie alla mente di gruppo che via via si è strutturata. Il gruppo pare rappresentare lo strumento d’elezione per ritrovare una pulsione di vita e il desiderio di ricostruire un senso di sé, per se stessi e per i propri figli. L’esperienza trasformativa nel gruppo, ha dato forma a fantasmi e fatto decantare l’angoscia, controllando il bisogno di agire. Si discute l’impasse nel concludere il gruppo, legata alla difficoltà di separazione e differenziazione nella disabilità.
2 – Formazione del contenitore nel lavoro di gruppo
Chair: Elena Molinari
*Patrizia Masoni, Angela Rossi
Pisa
Da “l’oggetto che non esiste” a “l’oggetto assente”: la formazione del “contenitore” nel primo mese di psicoterapia di gruppo con bambini autistici.
Riflessioni relative al primo mese di un’esperienza di psicoterapia di gruppo, con 4 bambini dai 4,6 ai 5,6 anni di età, imprigionati in un ritiro autistico. L’esperienza mostra interessanti sviluppi nelle traiettorie evolutive e può essere un modello di ricerca clinica, in un’ottica psicoanalitica, della mente gruppale nell’autismo .Il gruppo agisce da moltiplicatore:
ogni bambino esprime istanze fisiche e proto-mentali differenziate che possono raggiungere anche gli altri, creando forti potenzialità evolutive se adeguatamente accolte ed elaborate dai terapeuti. A partire da materiali “indigeribili” circolanti, i terapeuti patiscono sul proprio corpo le angosce dei bambini, condividendo forti esperienze sensoriali. Una bambina sembra rappresentare il livello più arcaico: avvolta da pianto, secrezioni di muco e lacrime veicola il bisogno primitivo di tutti di avere un proprio spazio dentro la madre: trova il corpo della terapeuta, ci si pianta dentro e non si lascia strappare via, catturata in una fantasia di gravidanza. Nelle successive sedute, il tema del “contenitore” evolve in forme di rappresentazione grafica e di gioco portato dagli altri b. rappresentando per il gruppo, un impulso al pensiero. Le AA porteranno ulteriori riflessioni emerse a distanza di 15 mesi di lavoro.
*Francesca Piperno
Roma
La terapia di gruppo per bambini in età prescolare in ambito istituzionale: l’uso dello spazio
La relazione descrive un aspetto fondamentale, comune al setting delle psicoterapie infantili (di gruppo come individuali): l’importanza dello spazio fisico della stanza, inteso sia come oggetti sia come movimenti del bambino. Tale spazio può e deve essere trasformato in uno spazio psichico, un “luogo” immaginario attraverso il quale i piccoli pazienti possano sperimentare paure ed angosce profonde. Il controtransfert del terapeuta – spazio psichico che si muove nella stanza ed interagisce con i bambini – trasforma la rabbia e la distruttività che possono diventare vulcano, lava e attraverso queste rappresentazioni divenire “emozioni in movimento” (agite, nominate, raccontate, comunque vissute). Si pongono le basi per l’elaborazione.
3- Il setting come oggetto analitico e come spazio psichico
Chair: Paola Catarci
*Giuseppe D’Agostino, Maria Paola Ferrigno
Torino-Genova
Il setting: Limite o Limes?
Il lavoro riguarda il tema del setting visto come un “oggetto” interno/esterno con il quale l’analista è costantemente alla prese, in una sorta di necessaria e continua ri-significazione. Il punto di partenza è la constatazione di un paradosso: abbiamo bisogno di una cornice solida e, al tempo stesso, siamo consapevoli che, in certi casi, la comprensione analitica passa attraverso l’incertezza del setting. Il paper, utilizzando due vignette cliniche (con un’adolescente e con una bambina), si propone di affrontare la questione relativa all’eccezionalità delle cosiddette rotture del setting e di ciò che chiamiamo enactment, quelle situazioni, cioè, nelle quali l’agire irrompe in seduta e che, se sono ben “giocate dentro la coppia analitica”, possono servire, nella relazione analitica, a dar vita a gesti di vitalità, comunicare aspetti nuovi del Sé e promuovere nuovi cambiamenti in entrambi i componenti della coppia analitica. Lo scopo è quello di riflettere, a partire dall’esperienza della psicoanalisi dei bambini e degli adolescenti, sulle rappresentazioni esplicite e implicite che abbiamo dell’oggetto-setting, proponendo di affiancare all’idea del setting inteso come “limite” quella più oscillante del limes, dove il confine divide e, al tempo stesso, unisce.
*Maria Paola Ferrigno: “Scusa se ti vengo così vicino”
Genova
Il lavoro si propone di evidenziare come, nel lavoro psicoanalitico con i bambini, il setting sia, primariamente, una funzione mentale che dà vita, nel corso del lavoro analitico, a uno spazio condiviso in cui paziente e analista cercano, insieme, una nuova soluzione al conflitto. Nell’analisi dei bambini il setting viene frequentemente messo alla prova dall’agire in seduta da parte del paziente che spesso chiama nell’azione anche l’analista portandolo a svolgere ‘attivamente’ un ruolo. Attraverso la presentazione di materiale clinico viene messo in evidenza come il contenimento si realizzi attraverso un’intima condivisione di rêverie e di un ‘parlare come giocare e sognare’. Quando prende vita una trama di relazione e di affetti l’agire-come interpretare può riavviare il contatto interrotto con il sentire e permettere che l’esperienza sensoriale primitiva possa diventare pensiero: mentre prendono voce giochi e narrazione, una forma del sognare, viene ri-tessuta la continuità del Sé.
*Daniela Mingotti, Margerita Comazzi
Milano
Dal corpo malato al corpo negato. L’uso del setting e della interpretazione nella terapia dell’adolescente
In questo articolo, viene illustrato il caso di Alfredo, un giovane uomo di 24 anni, la cui storia infantile è stata duramente segnata dal trauma.
A proposito di trauma, gli autori intendono evidenziare come la storia di Alfredo sia dominata dal fantasma di un corpo, un tempo minacciato di morte da una leucemia infantile, oggi un corpo che parla, silenziosamente, di quella minaccia. Sebbene la malattia, esordita quando Alfredo aveva sei anni, è sempre stata presente nella stanza di analisi, il poterla nominare ha duramente cimentato l’analista, soprattutto in relazione a come dosare le interpretazioni. Infatti, le parole leucemia, malattia, ospedale, sembravano essere, (come un sogno del paziente illustrerà), pietre scagliate in grado di ferire più che di curare, parole, quindi, che l’analista ha soprattutto fatto circolare nella propria mente, per lasciarle, invece, sospese come in un limbo nella stanza di analisi.
4- Separarsi
Chair: Gabriella De Intinis
*Ludovica Grassi
Roma
L’originario nella relazione primaria
Lavorare con bambini molto piccoli ci obbliga a un’immersione nei processi originari di nascita psichica che, includendo la psiche delle figure di accudimento primario, dimostrano una forte connotazione relazionale, cui si aggiunge un fondamentale radicamento nel corpo, dovuto al susseguirsi di trasformazioni psicosomatiche inerenti alle esperienze sensoriali e percettive, in una matrice di scambi affettivi.
Traendo spunto da esperienze cliniche nel setting genitori-bambino, si possono far dialogare alcune teorie dell’originario con la clinica della prima infanzia, aprendo a un reciproco arricchimento; si può inoltre evidenziare l’intreccio fra esperienze traumatiche e processi originari, entrambi imperniati sull’emergenza e lo sviluppo, o sul deterioramento e la deviazione, delle funzioni rappresentative.
*Maria Ceolin
Padova
Comprensione della madre nel “setting allargato” di una giovane paziente
Vorrei proporre la possibilità, in alcuni trattamenti di adolescenti, di aprire la comprensione analitica e il setting individuale a sedute congiunte con gli adulti di riferimento. A volte il lavoro terapeutico porta alla luce verità difficili e attribuzioni di ruoli troppo dure da portare per i piccoli pazienti; crescere, individuarsi, ‘vivere per se stessi’ può risultare un compito quasi impossibile. Il nostro intervento allora, pur vivendo nell’intrapsichico, credo debba mirare anche a liberarli dalle proiezioni e dai bisogni degli adulti. Per Emma, tredici anni, la prima via d’uscita da una grave forma di anoressia e pensiero ossessivo, credo sia stata la possibilità, in alcune sedute ‘triangolari’, di ripristinare il legame con la madre, di ritrovarla ’piccolo magazzino’ in cui poter tornareper riiniziare a separarsi.
5 – Il pensiero psicoanalitico alla prova delle Istituzioni
Chair: Renata Rizzitelli
*Daniela Alessi, Marina Baj Rossi, Claudia Balottari, Giuseppe Benincasa, Simonetta Bonfiglio, Claudio Galvano, Lidia Leonelli, Paola Orofino, Lucia Rapezzi, Licia Reatto, Paola Vizziello, Mirella Zanette
Milano
Interventi ed interpretazioni: la sfida del lavoro clinico con bambini in situazioni di grave disagio culturale e sociale.
Nel lavoro viene descritta l’esperienza clinica e di ricerca di un gruppo di psicoanalisti del CMP, impegnati a verificare la possibilità di utilizzare strumenti psicoanalitici, in regime di gratuità, per la cura di bambini inseriti in contesti di disagio sociale e culturale. Attraverso la clinica e la riflessione teorica, vengono affrontate la specificità dell’ esperienza e alcune criticità. 1) La funzione della mente di gruppo come soccorritore. 2) Il lavoro in rete, che collega luoghi che non devono rimanere isolati: la famiglia, il Servizio Pubblico, il Servizio di Consultazione del Centro di Psicoanalisi e la stanza dove si incontrano l’analista e il bambino. 3) La variabile importante della gratuità e il suo declinarsi in modi diversi nella mente dell’analista, nel vissuto delle famiglie, nella riflessione del gruppo al lavoro.
*Luisa Masina, Anna Roncarati, Mario Vittorangeli
Bologna
La Consulenza tecnica per il Tribunale: psicoanalisti al lavoro su un terreno di frontiera
Il pensiero psicoanalitico e la natura giuridica si incontrano lungo una linea di confine che distingue senza scindere, e collega senza confondere, i ver-detti dell’ attualità e le verità del mondo interno.
Secondo gli autori la psicoanalisi –teoria e tecnica – giova al sapere giuridico e ne trae a sua volta occasione di arricchimento, pur nella consapevolezza delle rispettive identità, verificata nell’adiacenza degli ambiti specifici dell’una e dell’altra disciplina. La lettura psicoanalitica sia della psicopatologia familiare in ambito civile che delle determinanti inconsce della violenza in ambito penale, attraverso l’indagine dei nessi tra angoscia e violenza e tra coscienza e legge, consente di avviarne la comprensione, al di là di rischi di giustificazione o demonizzazione. Gli autori, a nome del gruppo di colleghi (denominato “Psiche-Dike”) attivo da anni nel Centro Psicoanalitico di Bologna, propongono un modello peculiare di Consulenza Tecnica.
6-Strumenti analitici nella dimensione antirelazionale
Chair: Mariella Borgogno
*Laura Colombi
Milano
Modulando i differenti strumenti analitici per favorire trasformazioni e sviluppo
Il lavoro si concentra sul problema della costruzione del fattore terapeutico più adeguato per quei bambini precocemente ritirati in una dimensione anti-relazionale d’illusoria autosufficienza. Situazioni cliniche in cui il problema del fattore terapeutico si pone specificamente poiché la rigidità delle difese – funzionale all’ estrema fragilità del sé – mette a lungo in scacco l’uso beneficamente trasformativo dell’interpretazione, vissuta, al contrario, in termini intrusivamente traumatici.
La descrizione in filigrana di tranches delle diverse fasi di un’ analisi con un bambino di 10 anni, individua e descrive come fattore terapeutico prioritario la necessità di costruire un “ambiente di contenimento” emotivamente pensante e capace di quel mobile adattamento empatico che permette d’ intercettare il paziente nel suo stato d’esistenza di quel momento. Un ambiente mentale in cui il bambino possa abbandonare lentamente la dimensione di ritiro dalla quale è dominato, a favore di un contatto autentico con sé e con l’altro, in cui si crei lo spazio per fruire ai fini dello sviluppo di “interpretazioni introspettive”.
*Marina Parisi
Roma
Esperienze traumatiche e “schermo beta”
In questo lavoro la teoria bioniana dello “schermo beta” viene utilizzata per comprendere cosa può accadere in un bambino quando viene a mancare un contenimento efficace. La rottura del legame con un oggetto buono sottopone inevitabilmente il bambino ad esperienze traumatiche e a sviluppare organizzazioni difensive. Accade che la sua funzione alfa sia stravolta e che gli elementi beta non più trasformati tendano ad accumularsi e ad aggregarsi tra loro in modo anche disordinato, formando uno “schermo rigido” che intrappola il bambino impedendogli di apprendere dall’esperienza. Due casi clinici descrivono le difficoltà che l’analista incontra nella fase iniziale dell’analisi nel cercare di contenere e trasformare gli elementi beta, e rendere il bambino capace di essere curioso e desideroso di costruirsi nuovi legami .
(1) La teoria bioniana dello “schermo beta” è nata per descrivere aspetti psicotici della personalità ma può essere utilizzata anche per comprendere cosa può accadere in pazienti deprivati e traumatizzati .Bion non si è occupato direttamente di traumi ,ma come fanno rilevare i suoi biografi J.e N. Symington la maggior parte del suo lavoro è stato un tentativo di elaborare le sue esperienze traumatiche vissute nella prima guerra mondiale. (Brown 2005 e Grotstein 2005).
7 – Realtà esterna e Realtà interna nel lavoro analitico con gli adolescenti
Chair: Cristina Ricciardi
*Fabrizio Rocchetto
Roma
Adolescenti “digitali”: quale interpretazione?
Con digitale nativo si indica una persona nata e cresciuta in un ambiente caratterizzato dalla tecnologia digitale: pc, telefonini, software ecc. Con immigrato digitale viene invece descritto il componente di una popolazione appartenente ad una generazione precedente a quella dei digitali nativi che successivamente, nel corso della propria vita – e talvolta non senza fatica – ha imparato sia a conoscere che utilizzare le nuove tecnologie. Quali influenze può avere l’uso dello strumento digitale sul funzionamento psichico, sulla conoscenza di sé oltre che dell’ambiente esterno? Come viene influenzato il rapporto con l’oggetto? Con l’inconscio? Sono alcune delle domande già presenti nella letteratura che l’autore si pone anche attraverso l’illustrazione di materiale clinico, focalizzando l’attenzione sulle funzioni elaborative, sulle caratteristiche dell’area transizionale e sul lavoro interpretativo nel corso dell’analisi di ‘adolescenti digitali’.
*Gabriella Gentile
Teramo
Nella terra di mezzo
L’adolescente : questo sconosciuto. E’ stata la curiosità per ciò che non conosco e non comprendo a farmi avvicinare ancora di più al mondo dei nuovi adolescenti, al loro linguaggio, alle loro difese, a come oggi affrontano quel passaggio all’età adulta, invariante di tutti i tempi.
Il lavoro presenta la storia di un caso clinico di un adolescente in tutto il suo lungo percorso, passato attraverso la difficoltà a tollerare le proprie pulsioni, e l’incapacità ad elaborare le proprie emozioni, raggiungendo l’apice in un agito suicidario, per poi lentamente avviarsi verso un’integrazione.
C’ero anch’io in questo passaggio: come specchio, come contenitore, come allenatore, come testimone. C’ero piena di domande: transfert e controtransfert, setting e variazioni del setting, rêverie ed enactment, acting out ed acting in.
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16.30- 17.00 coffee break
17.00 -18.30 – Tavola rotonda e discussione
Coordina: Paola Marion
Intervengono: Simonetta Bonfiglio Senise, Amedeo Falci, Giovanna Mazzoncini, Gianluigi Monniello
18.30 – Conclusione del Convegno – Marta Badoni
Comitato organizzativo
Marta Badoni, Bruno Baldaro, Franco D’Alberton, Maria Rosa de Zordo, Noé Loiacono, Marco Mastella, Cristina Nanetti, Anna Roncarati, Irene Ruggiero
Comitato scientifico
Marta Badoni, Giovanni Foresti, Giuliana Barbieri, Paola Catarci, Gabriella De Intinis, Maria Rosa De Zordo, Sandra Maestro, Marco Mastella, Elena Molinari, Alessandra Randazzo, Cristina Ricciardi, Renata Rizzitelli, Maria Angiola Vigna Taglianti.
Segreteria Organizzativa Tesoreria
Paola Molina Camilla Maiorano
Società Psicoanalitica Italiana Società Psicoanalitica Italiana
Via Corridoni 38 – 20122 Milano Via Corridoni 38 – 20122 Milano
Tel 0254117305 – Fax 0254117305 contabilita@spiweb.it
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