Dossier
We Want respect
30/04/12
Stefania Nicasi
“Ci vuole rispetto per queste persone e per le loro famiglie” (Luca Zaia, Governatore del Veneto)
Primo maggio. Si celebra il lavoro, si ricordano quelli che, per renderlo più umano, sono morti. I tempi cambiano: “Forse la cosa più importante che la storia insegni agli uomini è: a quel tempo nessuno sapeva ciò che sarebbe accaduto” scrive Murakami Hanubi. Potevamo immaginare che il primo maggio 2012 il nostro pensiero sarebbe andato ai “padroni”?
Ventiquattro imprenditori italiani si sono tolti la vita nei primi mesi di questo anno: nove nel Veneto. E’stato calcolato che in Veneto, dall’inizio della crisi, sono una cinquantina i piccoli imprenditori e gli artigiani che si sono suicidati. Dopo la crescita vorticosa e gli anni d’oro, la terribile crisi: gli imprenditori sono pieni di debiti, sono in credito dallo Stato, sono strangolati dalla burocrazia e dalle tasse.
La crisi ha investito l’intero Paese. Si può seguire l’odissea di una famiglia in “Storia della mia gente” del pratese Edoardo Nesi, vincitore del Premio Strega 2011, che racconta “la rabbia e l’amore della mia vita” da “industriale di provincia”. Il tramonto del sogno più stimolante del capitalismo, “quel rarissimo fenomeno che lo rende quasi morale” in virtù del quale operai che decidono di mettersi in proprio possono farlo con una certa possibilità di successo compiendo il primo passo su una scala mobile sociale che crea ricchezza e la distribuisce in modo capillare.
“Da quando è iniziata questa crisi mondiale, il papà non è stato più lo stesso: il modo di lavorare non è più lo stesso. Ci siamo trovati di fronte, sempre più spesso, a persone che, dopo aver commissionato i lavori, non hanno più provveduto a pagare i conti”, dice Laura Tamiozzo. Il papà che non era più lo stesso si è impiccato nel capannone della Costruzioni Tamiozzo, in provincia di Padova, la notte di Capodanno 2011. Laura è sicura che sia morto per amore della sua azienda e dei sui trenta dipendenti: “viveva nel terrore di non poter pagare loro gli stipendi”. Intervistato sul fenomeno, lo scrittore Ferdinando Camon ha detto: “Quando l’azienda entra in crisi il padrone soffre a dismisura il non poter pagare i suoi dipendenti e vederli in ristrettezze. Una buona parte dei suicidi è avvenuta anche per questa ragione. Non è una ragione marxiana che sta nell’economia. È una ragione freudiana che sta nel sentimento, nel particolare rapporto per cui il padrone sente la vita del dipendente come una prosecuzione della propria vita, e sente le famiglie dei dipendenti come una protesi della sua famiglia”. Capitani coraggiosi che dopo averle tentate tutte affondano assieme alla nave perché non è dignitoso imbarcarsi su scialuppe di salvataggio mentre l’equipaggio annega.
Una “ragione freudiana”: interessa gli psicoanalisti? Il XVI Congresso Nazionale della SPI, che si terrà a Roma dal 25 al 27 maggio 2012, ha come sottotitolo “Denaro, potere e lavoro fra etica e narcisismo”. Sensibile ai processi di trasformazione sociale, la psicoanalisi si interroga e promuove una riflessione su questioni delicate e urgenti nel “silenzioso disfarsi del Paese sanguigno” (V. Magrelli). Ma in concreto, è possibile fornire un aiuto?
A Cuneo per esempio, dall’idea di Luca Peotta, un imprenditore sull’orlo del disastro, è nato nel 2009 il movimento “Imprese che resistono”: oggi sono circa quattromila le aziende che hanno aderito. In gennaio si avviato il progetto “Terraferma”: una rete di psicologi nata per dare ascolto a imprenditori e lavoratori finiti nella stretta della crisi economica. Per contrastare il fenomeno dei suicidi, spiega Luca Peotta, “cerchiamo insieme una soluzione e spieghiamo che disperarsi non serve”. All’iniziativa hanno già aderito venticinque psicologi da ogni parte d’Italia. Ricevono in media tre chiamate al giorno. Chi telefona sceglie lo psicologo più vicino alla propria località di residenza, in modo da creare un rapporto personale e continuativo. Il primo contatto è gratuito, poi si stabilisce un prezzo in base alle possibilità dell’imprenditore.
Vigonza, in provincia di Padova, diviene sede simbolica di “Speranza al lavoro” fondata dall’Associazione dei familiari degli imprenditori suicidi. Un numero verde verrà presto attivato per fornire ascolto e aiuto psicologico agli imprenditori in difficoltà. La Banca Etica si è resa disponibile per lo studio di percorsi di credito per l’emergenza. A dare impulso a questa iniziativa sono le figlie di due imprenditori suicidi, Laura Tamiozzo e Flavia Schiavon: “Vogliamo ascoltare chi rischia la desertificazione emotiva ed economica. La cultura della ricchezza ha aumentato individualismo ed egoismo. Noi vogliamo essere una scelta di solidarietà e di etica di fronte a questo deserto”.
Per natura e per tradizione, lo psicoanalista non è abituato a lavorare sull’urgenza: ma anche qui le cose stanno cambiando e succedono cose che non avremmo immaginato prima, come psicoterapie brevi o tranche di analisi a bassissimo costo per aiutare persone in gravi difficoltà. E tuttavia sappiamo che è un mito l’idea che ci sia qualcosa di preciso da fare, che sia possibile una prevenzione primaria del suicidio: più che cose da fare nell’immediato “ci sono cose da conoscere, da valutare, pensare: domande da porsi, atmosfere emotive da cogliere” (Rossi Monti) per organizzare una risposta fondata sulla conoscenza del dramma personale. Ogni sucida, prosegue Rossi Monti, appende il suo scheletro nell’armadio di chi sopravvive, o forse, come affermava Franco Fornari, vuole gettare il proprio cadavere sulle spalle di qualcuno. Aiuteremo i figli e le figlie dei suicidi a portare sulle tenere spalle i pesanti cadaveri dei padri? Metteremo a disposizione i nostri armadi di clinici lasciando che persone disperate appendano alle stampelle uno stato di insopportabile angoscia? Conviene ricordarsi di quanto scriveva Morag Coate (1964, 214): “A volte a decidere della vita e della morte non sono solo i medici che eseguono interventi chirurgici eroici…forse al grande pubblico starsene tranquillamente seduti in uno studio a parlare con qualcuno non sembrerà un’occupazione altrettanto eroica, ma esistono molti modi di salvare vite umane. Questo è uno di quelli”.
stefania nicasi
29 aprile 2012
Bibliografia
Articoli sugli imprenditori suicidi:
“Imprenditori veneti, non sucidatevi”. Avvenire 19 aprile 2012.
“Lo psicologo per imprenditori contro i suicidi”. Linkiesta, 18 aprile 2012.
“Padova: imprenditore sucida perché non riscuoteva i crediti”. Il Mattino di Padova, 14 dicembre 2011.
“Speranza al lavoro. L’associazione dei familiari degli imprenditori suicidi”. Il mattino di Padova, 16 aprile 2012.
“Veneto, i cimiteri si riempiono di imprenditori suicidi”. Linkiesta, 1 aprile 2012
Coate M. (1964). Beyond All Reason. New York, Lippincott Company.
Fornari F. (1967). “Osservazioni psicoanalitiche sul suicidio”. Rivista di Psicoanalisi, 13, 21-36.
Magrelli V. (2006). Disturbi del sistema binario. Torino, Einaudi.
Murakami H. (2011). 1Q84. Torino, Einaudi.
Nesi E. (2010). Storia della mia gente. Milano, Bompiani.
Rossi Monti M. e D’Agostino A. (2012). Il suicidio. Roma, Carocci.