Dossier
Girlfriend In A Coma visto da “giovani cervelli italiani all’estero”
25/04/13
GB, 2012, 103 min.
Due “giovani cervelli” all’estero
commento di Tomasz Boniek ° e Alice Goisis*
°Laurea Magistrale DES (Università Bocconi) e MBA (London Business School)
*Laurea Magistrale DES (Università Bocconi) e PhD Candidate (London School of Economics)
“Girlfriend In A Coma” è un documentario di Annalisa Piras e Bill Emmott, ovvero l’ex direttore dell’Economist. Il documentario è ispirato al libro di Emmott: “Good Italy, Bad Italy”. Racconta della crisi economica, politica e sociale dell’Italia. Utilizzando la metafora del viaggio dantesco, il film ha una struttura narrativa originale e coinvolgente. Per raccontare il declino culturale, politico e sociale dell’Italia degli ultimi vent’anni, Emmott intervista personaggi appartenenti al mondo della politica (come Monti, Bonino, Fornero), cultura (come Saviano, Eco), industria (come Marchionne, Elkan), ma anche della società più in generale. L’idea è originale, ma benché i fatti e i numeri presentati siano raccapriccianti, il documentario in realtà non dice nulla che, a grandi linee, già non si sapesse. In realtà, forse perché raccontato da un inglese a Londra e forse perché il documentario non dimentica i giovani che hanno deciso di lasciare l’Italia per raggiungere altre mete più lungimiranti, ci siamo sentiti coinvolti. Il documentario ci ha fatto riflettere sulla nostra posizione di “italiani all’estero” spingendoci così a raccontare la nostra (piccola) esperienza.
Siamo due ventottenni che ormai vivono a Londra da 3 anni.
Al termine degli studi universitari e dopo una breve esperienza lavorativa in Italia, abbiamo entrambi sentito la necessità di trasferirci a Londra per intraprendere altri studi (Dottorato e Master in Business Administration). La decisione di partire è nata dal fatto che intraprendere questi studi all’estero sarebbe stato più qualificante e quindi un investimento sul nostro futuro. Una volta qui, ci siamo però resi conto che le cose che mancano in Italia sono molte di più di quelle che ci avevano, inizialmente, spinto a venire qui.
Riportiamo qui alcuni esempi, tra i tanti che abbiamo raccolto negli anni. Al contrario dell’Italia dove la maternità (come appunto affronta il documentario) può essere “causa” di licenziamento, recentemente una nostra amica, seppure al terzo mese di maternità, è stata assunta in una posizione di rilevanza da una grande azienda. Siamo rimasti colpiti quando, due mesi fa, il partito conservatore si è espresso a favore dei diritti degli omosessuali. Ogni giorno, in metropolitana, leggiamo diverse pubblicità per coppie che desiderano l’inseminazione artificiale, mentre in Italia queste pratiche sono continuamente ostacolate. Seppure residenti a meno di due ore di volo dall’Italia, ci siamo trovati in un Paese che evolve e si adatta a quelli che sono i cambiamenti sociali in atto. Vivendo qui, ci siamo resi conto che i problemi dell’Italia non sono solo l’economia e la politica. L’Italia è, socialmente parlando, rimasta indietro di vent’anni. Senza voler sostenere che la società inglese sia priva di problemi, vivere in un contesto così diverso dall’Italia e dinamico, è sicuramente stimolante. Non pensiate che non sia comunque estremamente impegnativo e faticoso nel quotidiano.
“Job is job, everywere!”
Siamo diventati o vorremmo diventare inglesi? No, assolutamente.
Essere lontani ci ha anche fatto apprezzare quello che dell’Italia amiamo di più e ciò che Emmott, per quanto innamorato dell’Italia, non riesce a trasmettere fino in fondo nel suo documentario. Oltre alla famiglia e agli amici, dell’Italia ci manca la cucina, l’estate, il calore delle persone, il bar sotto casa e tante altre cose che qui non possiamo trovare. Fortunatamente, viviamo in un’epoca che, oltre a permetterci di mantenere dei contatti stretti con l’Italia, ci dà anche l’opportunità di costruire la nostra realtà Italiana qui a Londra, che noi attivamente coltiviamo. Ogni mattina leggiamo siti d’informazione italiani, ci piace cenare negli ottimi ristoranti italiani della City e i nostri migliori amici sono Italiani: con loro abbiamo condiviso con ansia le ultime elezioni e la situazione politica attuale. Siamo anche fortunati.
Torneremo presto in Italia? Difficile stabilirlo ora. Quello che possiamo sperare è che, se un giorno volessimo farlo, l’Italia si sia svegliata dal coma. Il problema consiste nel fatto di quanto e come noi, insieme a tanti altri italiani nella nostra posizione, possiamo contribuire al “risveglio” della nostra amata Patria. Ci rendiamo conto che stiamo affrontando un punto centrale. Se in Italia si facesse largo una mentalità in grado di lasciare spazio ai giovani, diventerebbe scontato per tanti altri come noi tornare a casa, per rimboccarci le maniche e mettere a disposizione del nostro Paese forze nuove e energie innovative. Il timore è che oggi il nostro rientro sarebbe quasi sprecato, perché temiamo che a casa nostra sia difficile essere utilizzati per le nostre competenze.
Parafrasando il film dei fratelli Cohen…l’Italia è un Paese per giovani?