Dossier
Un punto di vista Francescano
7/12/15
FRA GIUSEPPE GIUNTI
Dei Frati Minori Conventuali, professore invitato di Teologia Pastorale alla Facoltà Pontificia San Bonaventura/Seraphicum di Roma dei Frati Minori Conventuali. Formatore nelle cooperative sociali Coompany& di Alessandria e Coompany2 della Val d’Aosta
A distanza di qualche mese la lettera circolare di papa Francesco Laudato sii è stata già sottoposta ad analisi e commenti da svariati punti di vista(1). Io mi propongo di segnalare qualche aspetto nuovo evidenziato o riproposto da Bergoglio. E da un punto di vista francescano.
Intendo per francescano quell’universo culturale, religioso, artistico che si è sviluppato a partire dall’esperienza di vita di Francesco di Assisi; ma voglio restare il più possibile aderente alla sua realtà dei fatti e degli scritti ed eviterò accuratamente di attribuire a questo termine un valore cliché, mitizzato, o peggio trascinato in ambiti a lui originariamente estranei o inesistenti, fenomeno questo ultimo ricorrente nei secoli che ha prodotto il Francesco anti-curia-romana, poi rivoluzionario Che Guevara ante litteram, poi ambientalista, poi vegano, poi pacifista, etc. Non c’è dubbio che singoli aspetti del suo agire, singole frasi dei suoi scritti, singoli insegnamenti delle Regole o delle Preghiere possono essere amplificati fino a diventare un vestito ritagliato su misura, ma in base ai profili attuali, cangianti nei tempi(2). Riconosco d’altra parte che c’è in questo fenomeno la ricchezza e lo spessore del cammino umano e di fede del figlio di Pietro Bernardone, che alla fin fine potrebbe anche essere additato come cittadino europeo, visto che sua madre era Provenzale e in quella lingua lui cantava e si esprimeva nei momenti forti della sua giovinezza.
Il primo impatto che l’Enciclica ha avuto su di me è stato l’approccio globale, olistico, ai temi dell’ambiente inteso non solo come natura/creazione, ma come totale articolato sistema interdipendente composto da uomo singolo, società, realtà vivente e non, esterna ma connessa alla/e persona/e.
Trovo in questo un superamento dell’eccessiva specializzazione, nello studio e nel successivo intervento, che ha una conseguenza gravissima nell’agire umano. Infatti se io guardo con la sola lente dell’analisi puntuale una tessera del mosaico rischio di de-responsabilizzarmi rispetto al tutto. Credo sia considerato un progresso non da poco il cambiamento in linea olistica appunto nella medicina occidentale. Esemplarmente, forse semplificando, si può dire che il medico non ha una cistifellea da curare, ma il signor tal dei tali che ha la cistifellea infiammata! Collocare la patologia nella storia, nell’insieme delle risorse, nelle aspettative del signor tal dei tali facilita inoltre la ricerca delle cause e rinforza l’effetto delle terapie.
Ma subito questo sguardo complessivo che Papa Francesco utilizza tenendo insieme e sott’occhio tutta la casa comune, ecologia e giustizia, rivela un atteggiamento francescano. Infatti Francesco, quello di Assisi, sviluppa la sua modalità di relazione senza alcuna differenziazione tra persone, animali, vegetali, e inanimati.
“Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. E’ il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed
era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore.(3)”
“Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri.(4)”
«Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo»(5).
Leggiamo.
Insegnamento ad alcuni frati perché entrino in relazione con dei briganti. “Andate dunque, acquistate del buon pane e buon vino, recatelo a quelli nei boschi dove stanno, e chiamateli: – Fratelli briganti, venite a noi che siamo vostri fratelli e vi portiamo buon pane e buon vino!(6) ”
Insegnamento sull’accoglienza, contenuto nella Regola non Bollata “E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà” (7).
Spinto dall’amore che nutriva per Gesù di Nazareth “perfino per i vermi sentiva grandissimo affetto perché la Scrittura ha detto del Signore: Io sono verme e non uomo (Sal 21,6); perciò si preoccupava di toglierli dalla strada, perché non fossero schiacciati dai passanti. E che dire delle altre creature inferiori, quando sappiamo che, durante l’inverno, si preoccupava addirittura di far preparare per le api miele e vino perché non morissero di freddo?(8)”
Un testo più ampio merita ora la lettura “Quando si lavava le mani, sceglieva un posto dove l’acqua scorrente non venisse pesticciata dai piedi. E quando camminava sulle pietre, avanzava con gran delicatezza e rispetto, per amore di Colui che è chiamato Pietra. E nel recitare quel versetto del salmo: Tu mi elevi sulla pietra (Sal 60,3), diceva con gran reverenza e devozione queste parole: Mi hai collocato più giù che i piedi della pietra. Al frate che tagliava la legna e la preparava per il fuoco, raccomandava di non abbattere mai tutto l’albero, ma tagliasse gli alberi in modo che ne rimanesse sempre una parte intatta, e ciò per amore di Colui che volle operare la nostra salvezza sul legno della croce. Anche al frate che lavorava l’orto diceva di non coltivare tutto il terreno per le erbe commestibili, ma ne lasciasse qualche parte libera di produrre erbe verdeggianti che alla loro stagione producessero i fratelli fiori; e ciò per amore di Colui che è chiamato fiore del campo e giglio delle valli (Ct 2,1). Diceva ancora che il frate ortolano dovrebbe sempre fare un bel giardinetto in una parte dell’orto, dove seminare e mettere ogni tipo di erbe odorose e le piante che producono bei fiori, affinché invitino, nella stagione loro, gli uomini che le vedono alla lode di Dio. Infatti ogni creatura dice: «Dio mi ha creata per te, o uomo!(9)»
Trovo in questi brani una premessa, se vogliamo chiamarla così, che spiega l’atteggiamento vitale di Francesco, si tratta della sua esperienza di fede, di incontro e di adesione a Gesù di Nazareth come ispiratore della sua vita, come modello anche di comportamenti quotidiani. Le conseguenze comportamentali verso le persone, gli animali, i vegetali e gli elementi, come l’acqua, nel suo vissuto non sono frutto di ragionamento, di studio accademico, nemmeno di uno sguardo di tipo panteistico, bensì nascono in maniera esplicita e dichiarata dalla sua esperienza del Dio annunciato dal Profeta di Nazareth.
A me pare che questo sfondo di fede non tolga nulla al valore dei comportamenti di cui stiamo ragionando. In particolare non svuota quello sguardo olistico verso tutto l’esistente, umano e dintorni, che Papa Francesco rilancia così chiaramente nella circolare. Lo motiva a partire dall’esperienza cristiana, semplice, non accademica, esistenziale. In particolare poi voglio notare l’aspetto globale, ancora una volta olistico, di tale esperienza. Non riguarda lo sguardo solo culturale sull’esistenza, non riguarda solo il manifesto etico al quale la persona fa o non fa riferimento, non è una banale compilazione di norme, non si traduce solo in riti e cerimonie, ma vuole essere uno sguardo costante, una visione profonda su se stesso, sull’altro inteso come altre persone, altre realtà, senza aggettivi.
NOTE
1Porta la data del 24 maggio 2015, mentre io scrivo esattamente quattro mesi dopo. La quantità di commenti, incontri di vario livello, pubblicazioni relative al documento non è qui riportabile. Lettera “Enciclica” sta poi esattamente per lettera circolare, dal greco enkyklos.
2 cfr GRADO GIOVANNI MERLO, Frate Francesco, Il Mulino 2013 l’autore analizza a fondo il fenomeno per cui Francesco diventa “santo” e “mito” per ogni possibile lettore della sua vita.
3 PAPA FRANCESCO, Laudato sii, 10.
4 idem 49.
5 idem 92.
6 Specchio di perfezione, 66, Fonti Francescane 1759.
7 Regola non bollata, VII, Fonti Francescane 26.
8TOMMASO DA CELANO, Vita Prima, XXIX, Fonti Francescane 80.
9 Specchio di perfezione, 118, Fonti Francescane 1818.
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