Il 17 maggio 1990 è una data storica: 31 anni fa infatti l’Oms cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano“. Oggi quella data viene ricordata celebrando la “giornata mondiale contro l’omofobia” (International Day Against Homophobia).
Introduzione di Anna Migliozzi
Se è vero che dobbiamo a Freud (1905) la centralità del discorso sulla sessualità – una sessualità scevra da facili moralismi e, allo stesso tempo, dirompente ed enigmatica, oggi la sessualità, però, non rappresenta più un argomento che appassiona gli psicoanalisti (Green,1995).
Pur essendo una questione non risolta, i molti analisti succeduti a Freud, hanno cercato di oscurare le implicazioni più radicali delle sue proposte (Roiphe et Galenson,1981) e non sono riusciti a sviluppare appieno le potenzialità del suo pensiero (Freud, 1933). E’ arrivato, dunque, il momento di tornare a riflettere sulla sessualità, elemento essenziale per una vita creativa e, come Green stesso (1995) ci esorta, a riportarla al centro del dibattito.
Questa irreparabile perdita ha portato studiosi come Gail Rubin (1984) esponente di punta dei Queer Studies, quelli sì divenuti luogo di elezione per le teorie sulla sessualità e il gender ( Binhammer, 2002), a essere molto critica e ad affermare che “l’ortodossia freudiana” sarebbe disinteressata e incapace di esplorare e comprendere i meccanismi psichici sul gender e sulla sessualità. Parlare di sessualità sembra restare “scandaloso” anche se offre uno specchio dei tanti aspetti contraddittori della nostra umanità. Freud, come ebbe a dire Marcuse nel 1955, rivelò un’aspirazione rivoluzionaria, repressa, dell’umanità: la ricerca di un luogo o di una condizione in cui la libertà sessuale e l’establishment potessero coesistere senza inibirsi, interrompersi o distruggersi a vicenda.
Ma di quale sessualità vogliamo parlare? Vogliamo contrapporre ancora una sessualita ‘good, normal, natural, blessed’ a una sessualità ‘bad, abnormal, unnatural, damned,’ come ci metteva in guardia la stessa Rubin nel 1984?
Dopo tutto, abbiamo imparato quanto possano essere più intricate le relazioni tra il discorso sulla sessualità e il potere. Il “sessuale” assume, come sappiamo, forme che sono influenzate dal tempo e dal contesto in cui compaiono e il rapporto tra sessualità e civiltà non possono essere pensati semplicemente in termini di oppressione e repressione. In questo senso, la rivoluzione sessuale degli anni ’60, con nuove possibilità per il “corpo”, ha portato il caos nella psicoanalisi. Freud, criticato e contrastato dai movimenti femministi, è diventato “il giustificatore dello status quo” (della borghesia e del patriarcato) e di conseguenza la pratica psicoanalitica è stata etichettata come un prodotto dell’egemonia fallocentrica maschile (Juliet Mitchell, 1974). La psicoanalisi invece, secondo JW Scott (21012) potrebbe tornare a contribuire all’attuale discorso sulla sessualità come manifestazione fluida, politica, sociale e culturale del tempo, se mantenesse una posizione libera dal determinismo fisico e dalle rigide identificazioni.
Oggi possiamo osservare un’infinita varietà di configurazioni, incontri e relazioni sessuali, anche se l’identità può essere momentaneamente “bloccata” in un genere. Nasciamo sì in un genere ma diventiamo soggetti di quel genere attraverso una costruzione lunga e complessa che dura tutta la vita. La nostra identità sessuale può essere essa stessa fluida, fugace, temporanea e soggetta a revisione e cambiamento. Come la vita ci insegna, l’anatomia non è un destino più di quanto lo sia la psiche.
Nello stato attuale di disorientamento ‘postmoderno’ (Post-Human, Rosi Braidotti, 2013; Manifesto Contra-Sexual, PBPreciado, 2013), Tort (2005) sottolinea con forza come ‘una certa psicoanalisi’ abbia perso la complessità di questo cambiamento che era sotto gli occhi e abbia prodotto un discorso normalizzante che ha ridotto la sessualità alla sola eterosessualità, lamentando il declino della funzione paterna, la cui scomparsa lascerebbe il posto ad un piacere illimitato. Ovviamente questa lettura riduzionista, astorica, lascia troppe domande aperte con le quali il mondo sta entrando in collisione. Pertanto, come psicoanalisti, sarebbe pericoloso se pensassimo che la femminilità sia quella certa cosa ben definita e la mascolinità quell’altra e che entrambe non possano che essere altrimenti. Infatti, P.B. Preciado (2019) si chiedeva se non fosse anacronistico organizzare un congresso sulle Donne in Psicoanalisi nel 2019, come se fossimo ancora nel 1917 e nel frattempo quelle donne non avessero acquisito a pieno titolo un riconoscimento politico ma fossero ancora delle “note a pie di pagina o creature esotiche.” Judith Butler (2006; 2008) ci invita ad abbandonare completamente il linguaggio della differenza. La sessualità non è una proprietà essenziale del soggetto, ma il prodotto di diverse tecnologie sociali e discorsi sulla gestione della realtà, della verità e della vita. Non c’è un genere e una sessualità specificatamente assegnati ma solo l’uso del corpo, riconosciuto come naturale o punito come deviante. Possiamo smettere di pensare in termini di opposizione tra mascolinità e femminilità, eterosessualità e omosessualità e iniziare a pensare in termini di tensione tra gli usi normativi e dissidenti delle tecniche di produzione della sessualità con cui tutti, assolutamente tutti, abbiamo a che fare.Pur riconoscendo i problemi e la complessità delle relazioni di genere, la differenziazione sessuale e il dilemma dell’identità di genere insolubile non è più un’opposizione binaria ed è ora aperta a un’infinità di configurazioni ed espressioni. Il contributo profondo di Freud è che la sessualità umana rimarrà per sempre parzialmente nascosta e eternamente inquietante, mai in grado di trovare una categoria definitiva ma capace di mantenere un potenziale di enigmaticità e, per questo, rivoluzionaria. Ma gli anni sono passati e, oggi, alla luce delle tecnologie capaci di produrre nuovi corpi e nuovi generi, la psicoanalisi è chiamata ad affrontare questi nuovi territorio con lo stesso coraggio e determinazione che hanno caratterizzato le sue origini. In questa giornata, data storica per il movimento LGBT, vorremmo offrire materiali culturali e di ricerca che siano spunti di riflessione e confronto.
Bibliografia
Butler J (2006) La disfatta del genere. Roma, Meltemi, 2006, pp. 287, ISBN. English edition, Undoing Gender, Routledge New York and London, 2004
Braidotti R (2013) Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte, DeriveApprodi (2020)
Del Aguila U (2008) Il corpo, nuovo soggetto della rivoluzione. Judith Butler e Beatriz Preciado a dibattito. French gay and lesbian magazine Têtu n°138, Paris 2008
Freud S (1933) Lecture XXXIII Femininity. New Introductory Lectures on Psycho-Analysis and Other Works Volume XXII (1932-1936) 1-182 The Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud,
Freud, S. (1941). Findings, ideas, problems. S.E. 23
Green A (1995). Has Sexuality Anything To Do With Psychoanalysis?. Int. J. Psycho-Anal., 76:871-883
Marcuse H (1955) Eros and Civilization. A Philosophical Inquiry into Freud, Beacon press, Boston Massachusetts, 1955
Mitchell Juliet, Psicoanalisi e femminismo (1974), trad. it. A. Kukievicz e C. C. Maggiori, Torino, Einaudi 1976.
Preciado P.B. (2013) Countersexual Manifesto, Columbia University Press
Preciado Paul, Je suis un monstre qui vous parle: rapport pour une académie de psychanalystes, Paris, Grasset, 2020.
Roiphe et Galenson (1981), Infantile origins of sexual identity, International Universities Press, New York, 1981.
Rubin G S (1981) Thinking Sex: Notes for a Radical Theory of the Politics of Sexuality, in Carole Vance, ed., Pleasure and Danger . Routledge & Kegan, Paul, 1984.
Tort M (2005) Fin du dogme paternel, Aubier Paris 2005.