Parole chiave: giornata mondiale Infanzia Adolescenza
Tante percosse da mamma e papà, genitori fragili
R. RIZZITELLI M. GALEOTA
Da qualche tempo, ha grande rilevanza il maltrattamento e la violenza nei confronti delle donne, lasciando un po’ da parte altri tipi di violenza, per esempio quella sui bambini. Potremmo pensare che la tendenza ad isolare il maltrattamento e la violenza nei confronti dei soggetti più fragili, dividendo i comportamenti lesivi ed aggressivi perpetrati nei confronti delle donne da quelli rivolti ai bambini o agli anziani, sia un segnale della difficoltà ad affrontare questo ambito del tessuto sociale, con tutte le sue sfaccettature.
Superando assunti di base che spesso non rispecchiano la realtà, si può accedere ad una dimensione realistica per la quale mamma e papà non sono soltanto portatori di amore e cure ma sono anche generatori di violenze quotidiane che, ripetute nel tempo, danneggiano la crescita dei figli.
La famiglia è la base del nostro gruppo sociale, della formazione e dell’esperienza, della salute fisica e mentale; è un’unità flessibile che si adatta delicatamente alle influenze sociali che agiscono su di essa, tale adattamento è inconsapevole e molte variabili influiscono sulla qualità della relazione fra i membri che ne fanno parte.
Le interazioni sono innumerevoli e con tutti i gradi di intensità, ciascuna di esse può suscitare una corrente contraria. Il clima emotivo che caratterizza l’intera famiglia, cioè l’ambiente psicologico nel quale sono immersi tutti i componenti, è fondamentale per il loro benessere.
Nel nostro lavoro di psicoanalisti, osserviamo frequentemente situazioni nelle quali sembra esserci una guerra tra i fondamentali valori vitali del genitore e del bambino. In tali ambienti psicologici, l’amore come forza positiva è assente anche come esperienza che arricchisce a vicenda, dando lo stimolo all’apprendimento sociale positivo.
Esiste un anello che unisce la violenza ed il maltrattamento fra gli adulti, o il bullismo fra gli adolescenti, potrebbe essere relativo alla storia delle relazioni fra genitori e figli con la sottile o grossolana violenza che si perpetra fra le mura domestiche. Freud concentra l’attenzione sul ruolo della famiglia nella formazione della personalità e della salute mentale del bambino pur dando anche importanza agli istinti innati.
Freud concepiva la famiglia come lo strumento per organizzare/integrare al meglio i bisogni istintuali, biologicamente determinati, del bambino. Quello che possiamo osservare nel nostro lavoro di psicoanalisti è di trovarci spesso di fronte a situazioni nelle quali sembra esserci una guerra tra i fondamentali valori vitali del genitore e del bambino. In tali ambienti psicologici appare assente l’amore come forza positiva, come esperienza che arricchisce reciprocamente, che fornisce lo stimolo all’apprendimento sociale positivo.
La piccola Sara ha i tic, rifiuta la scuola, durante la consultazione parla apertamente, come se fosse una cosa normale, del fatto che la mamma, se non fa tutto per bene, le butta nella spazzatura i giochi. Agostino non riesce a staccarsi dal gioco con il computer? Papà lo lancia fuori dalla finestra e lui sviluppa una balbuzie. Che dire della mamma che, pur molto rammaricata, racconta di aver morso con rabbia il braccio del figlio perché non le voleva consegnare il telecomando? Un altro papà, per fermare l’agitazione del suo bambino, gli fa lo sgambetto, un’altra torce l’orecchio alla figlia fino a farglielo diventare nero. I bambini si chiedono come mai i maestri a scuola, pur gestendo molti bambini, non li picchino, non urlino, come invece avviene a casa. Nei luoghi pubblici capita sovente di veder picchiare o malmenare un bambino e, cosa ancor più sorprendente ma diffusa, è il disinteresse e il diniego degli astanti, anche di fronte a scene orripilanti. L’intervento di qualche coraggioso a sostegno del bambino, viene tacitato aspramente con” Rèi vindicàtio” : “è mio figlio!”
Nell’esperienza clinica vediamo malesseri dei bambini generati da storie di “piccole – grandi” violenze quotidiane, che non provengono soltanto da situazioni di ignoranza e degrado, ma da famiglie della borghesia, il comune denominatore è la coppia di genitori poco autorevoli, che ricorrono alla violenza / maltrattamento sentendosi impotenti, incapaci di ascoltare e di farsi ascoltare. Le percosse, i metodi coercitivi, i maltrattamenti, sono la prova evidente di una sconfitta relazionale, generata dalla mancanza di dialogo, di autorevolezza, di empatia. Tutto questo mina la fiducia di base del bambino verso le figure genitoriali. di cui avverte l’inadeguatezza e la fragilità. Le percosse oltre ad essere concrete sul corpo sono anche psicologiche, gite con insulti e parolacce scatenati da episodi anche futili, aggressioni all’identità del bambino con pretese che inseguono ideali dei genitori, senza considerare e riconoscere i bisogni e i desideri del bambino. La realtà nei nostri studi ci presenta genitori frustrati, stressati, mortificati e infelici con scarsa capacità di dedicarsi ai figli e a se stessi ed in difficoltà nella regolazione emotiva, a tratti iperprotettivi altre volte coercitivi e persecutori Genitori zerbino che all´improvviso si trasformano in violenti. I bambini hanno ferite sul corpo e nell’animo, contusioni, piccole lacerazioni, così come traspaiono enormi difficoltà degli adulti. La richiesta di tenerezza, vicinanza, condivisione delle esperienze, viene “occlusa e tacitata” in malo modo. E’ per questo che Agostino disse: “papà a volte diventa un orco”.