Cultura e Società

“Sulle Tracce di Cosimo” di C. Giraudi. Recensione di F. Salierno

13/01/25
"Sulle Tracce di Cosimo" di C. Giraudi. Recensione di F.a Salierno

Parole chiave: #Calvino, #teatro, #Il barone rampante, #psicoanalisi e arte

Sulle Tracce di Cosimo.

Il barone rampante tra psicoanalisi, teatro e letteratura.

A cura di Camilla Giraudi (Mimesis, 2024)

Un volume frutto del lavoro del gruppo di ricerca “Teatro e psicoanalisi” del CMP, scritto da Elisabetta Astori, Dario Contardi, Francesca Daidone Costantino, Camilla Giraudi, Ronny Jaffé, Antonia Ivana Longo e Noemi Lucrezia Pepe, con contributi di Anna Piletti del Piccolo Teatro, Riccardo Frati, regista della pièce “Il barone rampante” per il Piccolo Teatro, Cristina Puricelli dell’Orto Botanico di Milano, Riccardo Tabilio coautore di Alberi per “Paesaggi Condivisi” e la prefazione di Antonino Ferro.

Recensione di Flavia Salierno

Dieci gocce di psicoanalisi e arte (perché dieci i capitoli), una prefazione e un’introduzione che ne incanalano la direzione tra le onde, e il libro si muove in un mare di sapere in libertà.

Dalle acque ci spostiamo agli alberi, più precisamente quello di Cosimo Piovasco di Rondò, che ha deciso di viverci sopra.

E, intorno a questo, Calvino ha ruotato una trama, quella de “Il Barone Rampante”, un romanzo che rimane, attraverso gli anni, nel cuore e nell’immaginario di tutti.

Messo in scena dal Piccolo di Milano, il gruppo “Psicoanalisi e Teatro” va a vederlo, e ne nasce questo testo che sa riassumere come l’arte sia fondamentale per la mente psicoanalitica e come insieme si nutrano per dare vita a una forma di pensiero, di nutrimento reciproco. Anche l’atto di salire su un albero è insieme ribellione e pensiero, e tutti i capitoli del libro sembrano tratteggiarne i rami. Ognuno col suo tratto distintivo, con rigore, ma anche con la libertà creativa che è necessaria, quando si usa l’arte, per farne riflessione.

Anche lo zio Teo in Amarcord di Fellini sale su un albero come grido di libertà e desiderio. Come isolamento, ma anche nel tentativo di rendersi chiassoso e visibile agli occhi degli altri. Urla tra gli arbusti a chiare note, e il grande regista sceglie simbolicamente il luogo delle radici, da cui poter tenere distanze.

Vorremmo essere tutti un po’ Cosimo o lo zio Teo per un momento, perché siamo tutti sospesi su un albero, pur tuttavia profondamente radicati nelle dinamiche umane e legate alla realtà. Cosimo, il barone rampante, decide di vivere tra i rami, per sfuggire alle convenzioni sociali, osservando la vita da una prospettiva tanto lontana quanto lucida. In modo analogo, Sulle tracce di Cosimo spinge il lettore a esplorare “territori sospesi” tra inconscio e realtà, tra il mondo simbolico dell’arte e quello analitico della mente umana.

Questa è un’opera affascinante che intreccia discipline, per gettare nuova luce su tematiche esistenziali, culturali e simboliche. Cosimo si muove sul confine tra realtà e immaginazione, tra il desiderio di autonomia e l’interrogativo su come vivere nel mondo. Quello esterno, ma anche quello interno. E gli autori del libro si chiedono come trarne elementi di studio per arricchire il proprio, ma anche quello di chi, con quel mondo, ha che fare. Nella vita personale, e professionale. Ci spingono, a partire da Cosimo, a riflettere sul significato profondo dell’esperienza umana. Come il barone di Calvino, anche il lettore, attraversando il testo, si troverà a osservare la propria esistenza da un’altra prospettiva, sospeso tra terra e cielo, tra razionalità e immaginazione. Un’opera evocativa, che si lascia leggere con curiosità, trasportati dalle onde delle dieci gocce di psicoanalisi e arte, e dalla forza tipica dei gruppi. Come quello che c’è dietro lo studio dell’opera messa in scena, e la passione vitale che spinge a quello.

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