INTRODUZIONE Giovanni Foresti intervistato da Giovanni Dozzini offre un quadro sintetico dei temi e degli interventi del Congresso. Le “Giornate Italiane” verteranno sui danni sociali prodotti dalla crisi di regole e di valori condivisi e su quello che il pensiero psicoanalitico può dire in proposito.
(Silvia Vessella)
EUROPA
19 maggio 2012
Senza autorità siamo edonisti disperati
Etica, narcisismo e regole al centro del congresso della Società psicoanalitica italiana
Il mestiere della psicoanalisi storicamente dovrebbe essere quella di occuparsi dei fragili equilibri degli individui, indagare tra gli ingranaggi che fanno funzionare, più o meno bene e più o meno male, il complicato congegno umano. La mente, il cervello, il pensiero. L’assunto è questo, ma a quanto pare è confutabile, o perlomeno integrabile. Perché a certe condizioni la psicoanalisi può tornare utile anche per capire meglio i gruppi, la collettività. La società. E il sedicesimo congresso nazionale della Spi (Società Psicoanalitica Italiana), che si svolgerà alla Sapienza da venerdì a domenica prossimi, parte proprio da qui, da quest’idea di fondo.
Le tre giornate di studio proveranno a chiarire in che modo la società sta cambiando attraverso riflessioni in grado di spaziare dall’economia alla filosofia alla poesia, facendo leva su alcuni concetti chiave: l’etica, il narcisismo, le regole. Sono attesi ospiti di spessore, su tutti il segretario della Cgil Susanna Camusso e il presidente del Monte dei Paschi Alessandro Profumo, la sindacalista e il banchiere, che sabato 26 maggio si siederanno allo stesso tavolo per parlare, insieme agli analisti Vincenzo Bonaminio e Giuseppe Pellizzari, delle scelte etiche in grado di muovere o affossare il funzionamento delle istituzioni.
«Una volta gli uomini erano orgogliosi delle loro appartenenze produttive – dice il segretario scientifico della Spi Giovanni Foresti – la loro identità era fondata sui valori del lavoro. Oggi, e ormai da venti o trent’anni, l’identità degli uomini si fonda sui valori del consumo. E questo comporta problemi sia sul fronte sociale che su quello clinico». Qui sta il punto.
E non è un caso che Bonaminio e Pellizzari siano specialisti dell’adolescenza, la fase della vita in cui emerge con maggiore forza la spinta alla trasgressione delle regole “istituzionali”. «Quel genere di trasgressione è finalizzato a rinegoziare l’etica individuale dell’adolescente rispetto alle regole genitoriali – spiega Foresti – mentre adesso potremmo parlare di una sorta di crisi adolescenziale collettiva in cui i genitori però sono assenti». La tesi è che l’origine di questo deragliamento sta nel mito neoliberista del rifiuto delle regole, del laissez-faire, che dall’economia è gradualmente penetrato in tutti i tessuti sociali.
Un fenomeno collettivo, una riorganizzazione del principio di realtà secondo la quale qualsiasi autorità è vista come un nemico della libertà. La chiave di lettura è chiara, e porta anche ad altri ragionamenti. Senza regole, senza valori condivisi diversi dal consumare e dell’arraffare il più possibile e il prima possibile, il patto sociale traballa. «Se la collettività alimenta l’idea del diritto al lusso e al godimento – continua Foresti – non può che farsi largo una crescente sfiducia nel futuro. Quello delle nuove generazioni è un edonismo disperato, che si rispecchia anche nella nuova classe dirigente, quella politica su tutte. Come dicevano i politici della Prima repubblica, una volta si rubava per il partito, ora per l’individuo».
Il risvolto uguale e contrario di questa disgregazione sta nella sostituzione del rispetto e della fiducia nell’istituzione e nell’autorità con la tendenza all’organizzazione in piccoli gruppi. «È la liquidità della sociologia – dice Foresti – che porta a quella che si suole definire regressione neo-tribale. Le gerarchie delle istituzioni sono appiattite, fluide, la gente si sfila e si aggrega in clan. È un nodo sui cui s’era soffermato già Freud negli anni Venti e Trenta, e che è tornato d’attualità negli ultimi decenni: il problema è che notoriamente quando gli individui si organizzano in bande, le cose funzionano peggio».
Ed eccoci al narcisismo: «L’equilibro psichico che si organizza sull’esaltazione di sé, un’accezione patologica sviluppatasi con vigore negli anni Settanta e che oramai è quasi impossibile da diagnosticare – negli Stati Uniti il fenomeno si sta studiando già da tempo –, tanto è diffusa e fa parte della natura dell’individuo occidentale». Sarà il tema dell’ultima giornata, domenica 27, che insieme agli psicoanalisti Anna Ferruta e Amedeo Falci coinvolgerà il filosofo Ferruccio Andolfi e lo psichiatra Vittorio Lingiardi. Gli ospiti di venerdì 25, invece, saranno il poeta Valerio Magrelli, la filosofa Silvana Borutti e gli psicoanalisti Lorena Preta e Alessandro Garella, che discuteranno delle implicazioni dei conflitti etici nella vita psichica individuale.