Parole chiave: Psicoanalisi, Bollas, Sé, Sogno
Una finestra sulla psicoanalisi e sul mondo
Anna Ferruta, nel suo ultimo libro edito da Cortina, ripercorre i tratti cruciali del più suggestivo dei viaggi: quello interiore
Huffpost 22/10/2024
di D. D’Alessandro
Anna Ferruta ha scritto un libro d’amore verso la psicoanalisi. Certo, si dirà, essendo analista di lungo corso della SPI e dell’IPA, come avrebbe potuto fare e scrivere diversamente? Eppure, nulla è scontato.
“Una finestra sulla psicoanalisi”, edito da Cortina, si sforza di “tenere insieme un’esigenza insopprimibile di costruzione e affermazione di un Sé diverso, unico, tramite l’incontro con un altro all’inizio della vita, biologica e psichica, che animi questo sviluppo della persona, e al tempo stesso vivere immersi nel mare delle relazioni con Altri diversi da Sé e nella capacità di congiunzioni con ‘Altri’ produttive di futuro. Questo volume rappresenta un tentativo di viaggiare in questi mari. (Scritto di fronte al mare ligure, a volte calmo, a volte in tempesta)”.
Come l’umano, verrebbe da aggiungere. Se Genova, a Ferruta, ha fornito l’ispirazione, a me, lontano dal mare ligure ma immerso in quello adriatico, basta quella parolina magica, nel titolo, a farmi sporgere sulla psicoanalisi, a finirci dentro con tutte le irrinunciabili chiamate di scoperta e di conoscenza. Ho viaggiato per oltre 200 pagine tra sogno e realtà, sé e altro, corpo e psiche, individuo e gruppo, istante e processo, inconscio e conscio, libertà e vincoli, brutto e bellezza, parola e relazione, violenza e compassione, sogno e psicoanalisi.
Non sono soltanto i capitoli del testo, ma le pietre divenute testate d’angolo di un viaggio interiore, nostro e degli altri, di un viaggio che si racconta con parole e silenzi, con sogni e incontri, con la passione e il coraggio di osare inoltrandosi, anche con il patema d’animo, negli abissi e di riemergere trasformati, esattamente come dopo un lungo viaggio. Il ritorno non può essere come la partenza. Nel mezzo c’è la parola, “formulata in modi diversi da diversi raggruppamenti umani, che rende possibile qualcosa che per ora gli altri esseri viventi non sperimentano: l’esperienza di essere uniti e separati, di essere simili e diversi, di uscire da quella che Bollas ha poeticamente definito ‘la riserva enigmatica del soggetto’. La parola apre mondi (…). La parola svolge la sua funzione di ponte vitale tra soggetti se mantiene un contatto con le esperienze sensomotorie da cui emerge il sentimento, un proto-pensiero che preme per essere comunicato: se vien meno la continuità tra sentire e parola, questa diventa disincarnata, sterile, non vitale e mortificante la stessa soggettività, ridotta a contenitore di paradigmi pre-confezionati”.
Non è un caso se Ferruta dedica l’ultimo capitolo al sogno. È sul materiale onirico che la psicoanalisi trae linfa per creare mondi, è sulla via regia per accedere all’inconscio che il soggetto si perde e si ritrova, poiché “nel sogno esprime qualcosa di unico e personale senza il quale la vita non ha significato, in quanto ciascuno è mosso dall’esigenza profonda che ha segnato la sua vita psichica all’origine: sentirsi un poco creatore del mondo in cui vive e non solo l’impronta dell’altro, un sentirsi in qualche misura unico speciale, di cui porta traccia nelle profondità dell’inconscio e che a volte tenta di riprodurre sulla superficie del corpo nei tatuaggi. Il sogno rappresenta questa attività creativa che attinge a esperienze del soggetto vissute e non ancora utilizzate: crea mondi, immagina soluzioni, apre orizzonti”.
Una finestra sulla psicoanalisi è una finestra spalancata sul mondo. Siete pronti per il viaggio più suggestivo della vostra vita?