Cultura e Società

Un italiano alla testa dei freudiani, CORIERE DELLA SERA, 30 luglio 2013

4/07/11

CORRIERE DELLA SERA – Venerdì 03-06-2011 

CULTURA

FRANCA PORCIANI

La nomina Stefano Bolognini presidente dell’Ipa, ente fondato nel 1910

Sigmund Freud già nei primi anni del Novecento accarezzava l’idea di fondare una società psicoanalitica internazionale, ma la nascita ufficiale della sua «creatura», l’International Psychoanalytical Association, avvenne solo qualche anno più tardi, a Norimberga, nel marzo del 1910. L’istituzione, tuttora prestigiosa a distanza di un secolo, conta dodicimila iscritti distribuiti in tutto il mondo, dal Nord America all’Europa, dall’India al Giappone, fino al Brasile.

Ora a guidarla viene chiamato per la prima volta un italiano, lo psicoanalista bolognese Stefano Bolognini, che assumerà formalmente l’incarico di presidente al prossimo congresso dell’associazione, che si terrà in agosto a Città del Messico. Vicepresidente, una donna (anche questa è la prima volta, ma non ci sembra il caso di gridare la miracolo), la svedese Alexandra Billinghurst.

Notissimo agli addetti ai lavori per la sua intensa attività nell’ambito dell’associazione con articoli, seminari e conferenze, presidente della Società psicoanalitica italiana e membro del comitato editoriale europeo dell’«International Journal of Psychoanalysis», Bolognini, nato nel ’49, medico e psichiatra, resta però uno sconosciuto al grande pubblico. 

I suoi libri pubblicati per Bollati Boringhieri – come curatore Il sogno cento anni dopo, come autore L’empatia psicoanalitica e Passaggi segreti – tradotti in varie lingue, sono tecnici, rivolti agli operatori, e la ribalta televisiva non piace allo psicanalista. «Come molti colleghi dell’associazione – ci dice raggiunto al telefono a Parigi dove si trova per un congresso – sono convinto che i salotti mediatici abbiano un effetto disturbante sui pazienti». 

Sposato, tre figli (e già nonno), svolge tuttora un’intensa attività clinica, ama i cani, scrive racconti (l’ultimo, Lo Zen e l’arte di non sapere cosa dire, uscito nel 2010 ancora per Bollati Boringhieri) e colleziona disegni italiani dal Cinquecento al Settecento.

E questo nuovo impegno? «Ne sono ovviamente orgoglioso – confessa Bolognini – anche perché dimostra il grande rispetto di cui a livello internazionale gode la comunità analitica italiana. Ma mi aspetta anche un lavoro delicato di mediazione fra scuole di pensiero che, pur nella ortodossia freudiana, hanno spesso elementi di diversità».    RIPRODUZIONE RISERVATA

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