Umberto Eco: “Ricordo di uno stregone”
INTRODUZIONE. SPIweb vuole rendere omaggio a Umberto Eco. Vogliamo farlo strappando al lutto un sorriso, ripescando nell’Archivio di La Repubblica.it questo articolo del 1991 in cui- a dieci anni dalla morte di Lacan- con il suo insuperabile stile colto e scanzonato allo stesso tempo, Eco racconta ” la storia della mia storia d’amore con Lacan”.
Affascinato, anche se prevenuto e critico verso Lacan e le sue teorizzazioni nell’ “‘Opera Aperta”, colui che veniva “considerato il Massimo Antilacaniano di Milano Zona Sempione” venne invitato a cena da Lacan dopo una conferenza che lo psicoanalista parigino tenne a Milano nei primi anni 70: ” Qualcuno gli aveva detto che gli ero nemico, e lui voleva sedurmi. Mai seduzione ebbe maggior successo. Mi sedusse. E volevo lasciarmi sedurre, come se fosse stato una donna bellissima che mi chiedeva se, by the way, mi dava noia passare una notte con lei.
Ma come fu che lo psicoanalista- o la psicoanalisi ” nel suo senso più alto”?- riuscì ad abbattere le resistenze del “diffidente” e agguerritissimo intellettuale? Forse, dicendo senza dire, è il finale dell’articolo a rivelarcelo:
Eravamo a cena, parlavo d’ altro, forse avevo messo troppa passione nel parlare d’ altro e Lacan, con l’ aria di chi parla d’ altro anche lui, ha lasciato cadere una parola che mi ha fatto vedere in modo diverso una esperienza che stavo vivendo, e a cui certamente mi riferivo fingendo di parlare d’ altro. Lacan aveva parlato distrattamente e mi aveva imposto di mangiare il mio Dasein. La mia vita è cambiata. Lacan non l’ ha mai saputo. Eppure credo che, col fiuto di un animale divoratore d’ anime, lui avesse capito che parlando d’ altro io parlavo di me, e ha lasciato cadere la sua battuta, parlando d’ altro, per colpire me al cuore. Non lo ha fatto coscientemente, era il suo istinto che lo portava a dire quello che ha detto. Era il suo fiuto dannato, reagiva senza riflettere, ma colpiva giusto. Non so se con quella battuta buttata per caso abbia consacrato la mia dannazione o la mia salvezza. Né so se mi stava restituendo bene per male o male per bene. Faceva (e intendo dare all’ espressione il suo senso più alto) il proprio mestiere. (a cura di M. G. Vassallo)
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