Cultura e Società

Trauma da migrazioni e terremoto: come il fattore umano può far ammalare o aiutare a guarire, REPUBBLICA.IT, 3 Febbraio 2017

20/03/17

Repubblica.it – 3 Febbraio 2017

“Trauma da migrazioni e terremoto: come il fattore umano può far ammalare o aiutare a guarire” Quanto conta nei traumi il fattore umano affinché ci si ammali o si recuperi più rapidamente? Lo abbiamo chiesto alla psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini, CTU del Tribunale di Roma.

INTRODUZIONE: In comune i migranti e i terremotati hanno la speranza del ritorno; fondamentale poi è il sostegno psicologico, che favorisca una riparazione emotiva e affettiva, dichiara all’intervistatrice Adelia Lucattini,  psicoanalista della Società psicoanalitica italiana. (Silvia Vessella)

Repubblica.it – 3 Febbraio 2017

SARA FICOCELLI

ROMA. In questi ultimi mesi stiamo assistendo – e in alcuni casi siamo personalmente coinvolti – a due eventi collettivi inusitati e traumatici, eccezionali per la loro portata intrinseca, fatta di morti e distruzione, e per la loro coincidenza: migrazioni da terre insanguinate da guerre e miseria, e territori del centro Italia devastati da terremoti. Entrambi questi fenomeni hanno lasciato e continuano a lasciare una scia di feriti nel corpo e nella mente e, purtroppo, anche di morti. Il parallelo può sembrare forte e lontano ma lo è solo apparentemente, dato che in entrambi i casi quello che fa la differenza nel presente e la farà anche in futuro è proprio la cosa che queste tragedie hanno in comune: il fattore umano. Ne abbiamo parlato con Adelia Lucattini, psichiatra psicoterapeuta e psicoanalista, autrice del libro “Il dolore dell’analista. Dolore psichico e metodo psicoanalitico” (Astrolabio) e CTU del Tribunale di Roma.

Che differenza c’è fra trauma causato da un evento naturale e trauma causato anche da persone?

“Negli eventi traumatici è proprio la quota di componente umana che questi contengono a produrre i maggiori danni sul momento e alla distanza. Il male patito da persone è sentito come più forte, potente e duraturo di quello causato dagli eventi naturali, per quanto catastrofici e distruttivi. Il male organizzato e inferto da altre persone volontariamente o involontariamente costituisce un fortissimo elemento traumatico. Tutto questo è più facilmente intuibile nei migranti, che si sottopongono a una vera propria “tratta” che ha paragoni soltanto in quella degli schiavi del XVIII e XIX secolo: l’incertezza del viaggio, la crudeltà degli scafisti, le minacce alle famiglie rimaste in patria, ostaggio dei trafficanti a cui devono restituire le migliaia di euro che si sono impegnati a pagare per il loro congiunti che hanno intrapreso il viaggio, senza nessuna certezza di arrivare. Basti pensare che molte donne che intraprendono il viaggio, alla luce dei racconti dei superstiti, si sottopongono a terapie anticoncezionali per via iniettiva con durata trimestrale, poiché hanno la certezza quasi assoluta che andranno incontro a ricatti sessuali, violenze e stupri. A questo destino non possono sottrarsi talvolta neppure uomini adulti e purtroppo, questo ci dicono gli studiosi del settore, adolescenti e minori non accompagnati”.

Quali sono le somiglianze e le differenze tra i migranti e i terremotati?

“Vi sono indubbiamente grandi differenze: la prevedibilità di alcuni eventi nel primo caso e l’imprevedibilità nel secondo caso. Nel primo caso si tratta di persone traumatizzate perché vissute in Paesi colpiti da guerre, povertà, persecuzioni, miseria, dove spesso essi hanno lasciato i propri cari per correre verso la salvezza, verso un mondo, una vita, un futuro migliore, per sé e per i propri cari. Il terremoto è invece un evento fortemente traumatico in quanto coinvolge le certezze della vita, gli affetti, gli amici, la casa, il Paese natale, il luogo della memoria familiare e collettiva, il luogo delle vacanze e del piacere di stare tutti insieme nei momenti di meritato riposo e distacco dagli impegni scolastici. Traumi personali, familiari e collettivi si addensano intorno alla casa e ai luoghi delle proprie origini. In comune queste due situazioni hanno l’idea del ritorno. Perché l’emigrazione non sia un doloroso esilio deve esserci la speranza del ritorno “a casa”, “at home”, così come deve esserci quella di ricostruire la propria casa, il proprio paese, il proprio lavoro, le scuole, le chiese, per tornare il prima possibile e riprendere la vita di sempre”.

Esiste anche un lato traumatico del terremoto legato all’aspetto umano?

“Certo: si tratta dei danni ai beni e alle persone che vengono considerati procurati non dall’evento catastrofico, dal cataclisma in sé, ma da incuria, sottovalutazione del pericolo, minimizzazione del rischio. Queste situazioni possono rappresentare un’esperienza traumatica ancora più drammatica e quindi difficile da metabolizzare, non soltanto nel breve periodo ma anche alla distanza”.

Esistono possibili correttivi?

“Naturalmente è possibile favorire una riparazione emotiva ed affettiva, intellettuale e razionale che vada di pari passo con il restauro delle abitazioni e dei paesi. La riparazione è qualcosa che può venire solo dall’interno di sé stessi, non può essere fatta “da fuori”, instillata o imposta da qualcuno esterno da sé. Essa ha una componente relazionale, e solo all’interno di un rapporto significativo, sano, buono, costruttivo può avvenire, essere efficace e mantenersi nel tempo. Un esempio lo sono le frasi di alcune persone che, parlando dei Vigili del Fuoco e dei volontari che portato i primi soccorsi e ancora sono presenti sui luoghi colpiti dai recenti terremoti, usano espressioni come i “nostri amici”, i “nostri angeli”, i “nostri Vigili del Fuoco”. Anche il ruolo della Protezione Civile è stato ed è di essenziale importanza. E’ fondamentale la presenza costante e professionale di operatori che sanno come operare nel momento della “crisi”, che sono capaci di organizzare e parlare usando le parole giuste e che riescono anche a non fare (il cosiddetto “saper non fare”) controllando impulsività e emotività, gestendo le emozioni proprie, dei collaboratori e delle popolazioni soccorse e assistite anche nei mesi successivi all’evento catastrofico. Come il dolore più intenso può derivare solo da altri esseri umani, così anche il bene più grande, significativo, efficace, duraturo, può venire da persone portatrici con discrezione e competenza di aiuto, conforto, sostegno psicologico e materiale. Un esempio è l’ordinata attesa dell’assegnazione per sorteggio delle case prefabbricate ancora prima di essere state posizionate in loco. La presenza di rappresentanti delle istituzioni percepiti come equi, giusti e in grado di contenere le emozioni e di riparare al dolore e alla perdita ha fatto emergere negli abitanti il lato migliore di loro stessi, le qualità interne, la solidarietà reciproca e l’aiuto vicendevole”.

Quanto è importante il sostegno psicologico nell’immediato e nel tempo?

“Solo l’umanità ripara ciò che è danneggiato dalla mancanza di umanità in senso lato. La mia personale esperienza di psicoanalista dell’emergenza, in collaborazione con la Protezione Civile per i terremotati di Amatrice residenti a Roma, mi ha confermato che, fatta ferma la professionalità e la preparazione, l’aspetto umano è fondamentale. Lo è sempre, nel sostegno psicologico in emergenza come anche successivamente, nell’aiuto dei soccorsi immediati, nel dare un nome e degna sepoltura a chi non ce l’ha fatta, nella successiva ricostruzione delle case, dei paesi, delle vite. Il rapporto personale, di fiducia, affetto e stima, è il perno per costruire la speranza e trovare la forza per andare avanti. Ogni persona e ogni popolazione potrà dedicarsi alla ricostruzione e alla ripresa solo insieme ad altre persone, a individui e a gruppi con cui collaborare. Se non sarà possibile tornare alla vita di prima, sarà possibile iniziare una nuova esistenza in continuità con la precedente. Solo in questo modo il dramma del terremoto, col tempo, diventerà un ricordo e, come tale, verrà raccontato. La narrazione in gruppo aiuta l’elaborazione del dolore, e inattiva e neutralizza l’influenza negativa della sofferenza e della disperazione: elementi che, se non capiti, contaminano il presente e pregiudicano il futuro.

(Sara Ficocelli,  giornalista del Gruppo Editoriale Espresso, Repubblica, Finegil, Elemedia)

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