G. TIEPOLO 1759-1797
Parole chiave: medico-paziente, empatia, ascolto
Teatro, arte e psicologia per insegnare ai medici ad ascoltare i pazienti. la Repubblica 11/3/2023
”Un malato viene interrotto dopo 18 secondi”
La Repubblica, 11 marzo 2023
di Tiziana De Giorgio
Introduzione: Migliorare la qualità della cura mettendo al centro la persona, la sua storia e le sue relazioni come elementi indispensabili di un percorso di cura è l’obiettivo del nuovo master “Medical Humanities e narrazione in medicina”. Il corso, che vede la collaborazione di Cristina Riva Crugnola del Dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca di Milano e membro della Società Psicoanalitica Italiana, nasce dalla necessità di dare ai medici degli strumenti per affrontare con i pazienti la sofferenza psichica presente nei percorsi di cura.
(Maria Antoncecchi)
Cristina Riva Crugnola psicoanalista, membro ordinario della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) e dell’IPA (International Psychoanalytical Association).
La Repubblica,11 marzo 2023
Teatro, arte e psicologia per insegnare ai medici a comunicare con i pazienti.
”L’ascolto dei loro casi viene interrotto dopo 18 secondi”
La Bicocca attiva un master per il personale sanitario che usa linguaggi narrativi dell’arte, grazie a scuola Holden, accademia di Brera e teatro Officina, per affinare le loro capacità di comunicazione e ascolto.
Di Tiziana De Giorgio
Aiuterà i medici a trovare le parole per dirlo. Un male, una terapia dolorosa, un intervento difficile. Un corso rivolto al personale sanitario che usa i linguaggi narrativi dell’arte – dal cinema al teatro, dalla pittura alla poesia – per affinare le capacità di comunicazione con i pazienti. E soprattutto quelle dell’ascolto: “Perché il dottore è sempre stato un grande ascoltatore di storie – racconta Micaela Castiglioni, docente della Bicocca – ma in realtà ogni volta sono due le storie che si incontrano, una è la sua”.
Si chiama “Medical humanities e narrazione in medicina” il nuovo master di primo livello del più giovane ateneo milanese, che si inserisce nel delicato e dibattuto tema del rapporto fra medico e paziente nel percorso di cura. L’intento, spiega l’università, è aiutare i professionisti della salute “a creare relazioni empatiche” con le persone che assistono così come con i loro familiari. E per farlo sono state coinvolte realtà come la Scuola di Holden, l’Accademia di Belle arti di Brera, il Teatro Officina, oltre all’ospedale San Gerardo e alle associazioni Salute allo Specchio del San Raffaele e Medicinema Italia del Niguarda.
“Le ricerche ci dicono che quando parla un paziente viene interrotto dopo soli 18 secondi. Anche se non serve scomodare i lavori scientifici, basta l’esperienza personale di chiunque”. Castiglioni, del dipartimento di Scienze della Formazione, è una delle ideatrici del master. Lo dirige insieme alla collega Cristina Riva Crugnola, del dipartimento di Psicologia e a Maria Grazia Strepparava, della Scuola di medicina e chirurgia. “Da un’anamnesi molto tecnica ci sono tanti aspetti che rimangono fuori e che spesso si rivelano fondamentali per la cura stessa”. Per capire meglio di cosa parliamo, Riva Crugnola allarga il campo oltre le patologie e cita il drammatico caso del neonato rimasto soffocato sotto la mamma che lo allattava, esausta dopo ore di travaglio. “La scelta del rooming in (tenere il bambino nella stessa camera della madre dopo il parto, ndr), pur avanzata, andava contro i bisogni specifici di una donna estremamente stanca dopo un lungo travaglio. Aveva bisogno di aiuto e di persone in grado di coglierlo, ascoltandola”.
Ma i bisogni dei pazienti possono scontrarsi con il mondo interno di chi li cura. “Gli stessi operatori sanitari spesso si trovano in difficoltà per cui mettono in pratica meccanismi difensivi di fronte alla sofferenza”. Da qui, la necessità di dare ai medici strumenti per affrontare quella che la professoressa Strepparava definisce la “fatica della cura”, andando in una doppia direzione. Da un lato si punta a lavorare sul vissuto, le emozioni, le paure dei medici stessi. Tema emerso con forza durante il Covid e che verrà affrontato nel nuovo master che partirà a maggio. “Dall’altro si propone una profonda riflessione sul fatto che una persona non è la sua patologia: c’è una rete di relazioni, un passato, ed è in questa trama di legami che c’è la malattia. Ecco il senso di saper ascoltare le storie”.
Come può venire in aiuto il mondo artistico in questo? “Quello dell’arte, della poesia, del cinema, del teatro sono tutti linguaggi che aiutano a decentrare il punto di vista”, spiega Castiglioni. Fa l’esempio di un dipinto: “Se mi metto davanti a un quadro posso cogliere degli aspetti. Se mi sposto, ne vedo degli altri”. Ed ecco la collaborazione con l’Accademia di Brera, uno dei luoghi dove i professionisti sanitari potranno fare uno stage. “La scuola di Holden potrà aiutarli a sviluppare una sensibilità verso le parole da usare, con il Teatro officina si potrà lavorare sul tono di voce, anche quello può fare la differenza nel mettere a proprio agio un paziente”.