Parole chiave: Freud, Narcisismo, Psicoanalisi
Si fa presto a dire narcisismo
Tutti ne parlano, è diventata la parola magica e abusata degli ultimi anni, ma raramente si trovano libri di rilievo sul tema. Eccone uno…
di Davide D’Alessandro
Non è vero che sia “Giorgia” la parola magica di questi ultimi anni. Ce n’è un’altra che spopola dappertutto, sui social, nelle chiacchiere tra amici e amiche al bar, a scuola, e ahimè, tanto ma tanto sui libri: narcisismo. Sì, narcisismo buono e cattivo, un po’ alla maniera del colesterolo, narcisismo di vita e di morte, narcinismo nella variante del gioco lessicale, siamo diventati tutti esperti di narcisismo, di solito di quello presente negli altri, mai nel nostro, di quello che rimproveriamo quotidianamente agli altri, mai a noi stessi. Epperò, c’è modo e modo per parlare e, soprattutto, per scrivere di narcisismo. Oltre ai grandi maestri della psicoanalisi, ai cosiddetti classici, raramente capita di leggere pagine interessanti. Quando accade è giusto darne conto.
Sono rimasto stupito da “Forme del narcisismo. Teoria e clinica nella contemporaneità”, libro a cura di Alfredo Lombardozzi, Elena Molinari e Roberto Musella. Edito da Raffaello Cortina, è il primo volume di una nuova collana, “I libri della SPI”, operazione culturale promossa e sostenuta con convinzione dall’esecutivo della Società Psicoanalitica Italiana e dall’editore stesso.
Basta leggere la prefazione, scritta dal Presidente SarantisThanopulos, per comprendere che il narcisismo non può essere trattato come un argomento qualsiasi, poiché diverse sono le forme, le ricadute, le identificazioni, penso a quella con la morte: “Il mondo intero, l’Europa, il nostro paese oggi, come allora, bruciano. La dissoluzione delle differenze, la perversione del desiderio in bisogno (prodotto per lo più in modo artificiale), la forte diseguaglianza e spersonalizzazione degli scambi, l’espansione senza limiti della realtà virtuale – che proposta come strumento di estensione della nostra portata sulla realtà materiale, le si sovrappone ormai di fatto -, l’eclissi del lutto e dei processi trasformativi, il distanziamento affettivo che invade le relazioni private e quelle sociali, stano creando il regno della desolazione, in cui la solitudine perde sia il suo dolore sia il senso di privatezza del proprio sentire e resta priva di significato”.
I contributi, tutti di rilievo, abbracciano Bion e il narcisismo, la metapsicologia del narcisismo, narcisismo e relazioni oggettuali, narcisismo e psicoanalisi del Sé, il narcisismo attraverso il mito la psiche e la società. A impreziosire ulteriormente il volume svetta, curata da Laura Ravaioli, un’intervista conclusiva al filosofo Salvatore Natoli, che precisa e si chiede: “Nel nostro tempo è ormai abituale la biografia, lo vediamo con le persone note, con gli influencer, che non solo influenzano ma raccontano anche la loro patologia, la loro malattia e il loro dolore: non so quanta verità ci sia in questo, quanta voglia di raccontarsi con verità, o quanto ci sia invece di cultura dell’esibizione. E qui si apre un doppio: è una partecipazione allargata o un’imposizione di sé?”.
Immergersi nel profondo della mente, per dirla con Molinari, è indispensabile per avere consapevolezza di chi siamo e di come ci muoviamo. Ovviamente, va fatto attraverso un lavoro psicologico serio, intenso e non certo di breve durata. Questo è un libro che può aiutare gli operatori del settore, gli appassionati della materia e chi ritiene di avere il “problema”, a fare chiarezza, a distinguere, a conoscere, a misurare il valore e la conseguenza del proprio comportamento.
Dicono bene gli autori: “La nostra speranza è quella di avere risposto all’esigenza di tracciare le principali linee di tendenza nella ricerca sul narcisismo da un vertice psicoanalitico, in modo tale da gettare maggiore luce sui disagi che soffriamo nel mondo contemporaneo. In esso la dimensione narcisistica acquisisce una particolare ed estesa forma di sofferenza psichica, ma anche di complessa organizzazione della mente a livello sociale e culturale”.