Cultura e Società

Il nostro contratto con i soggetti futuri. il Manifesto, 18/12/21 di S.Thanopulos

21/12/21
Pipilotti Rist, 1996

Pipilotti Rist, 1996

Il nostro contratto con i soggetti futuri. il Manifesto, 18/12/2021 di S.Thanopulos

Il Manifesto, 18/12/2021

Introduzione: Gli avvenimenti drammatici di questi ultimi anni, in particolare la crisi climatica e la pandemia, ci spingono ad interrogarci sul destino del nostro pianeta e delle generazioni future. Partendo dal libro di Ferdinando Menga “L’emergenza del futuro” Sarantis Thanopulos riflette sulla necessità di mantenere vivo il rapporto con   il passato ma anche di dare voce alla vulnerabilità dei soggetti futuri. (Maria Antoncecchi)

Sarantis Thanopulos, psichiatra, psicoanalista, membro ordinario AFT della SPI e  dell’International Psychoanlitical Association, Presidente della Società Psicoanalitica Italiana

Il Manifesto, 18/12/2021

Il nostro contratto con i soggetti futuri

 di Sarantis Thanopulos

Non è più rinviabile la questione del nostro contratto con soggetti futuri: i bambini e gli adolescenti di oggi, ma anche i non ancora nati. Che mondo daremo loro in eredità? Ferdinando Menga, ordinario di Filosofia di diritto dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli, ha scritto un libro di grande sensibilità e chiarezza su questo tema: “L’emergenza del futuro” (Donzelli Editore, 2021, pp 140, € 17). Menga dà la priorità alla “rappresentanza” e in questo modo supera il nodo dei “rappresentati” che essendo di là da venire non possono costituirsi politicamente e giuridicamente come tali: “In una certa misura, possiamo asserire che è unicamente la rappresentanza, in virtù del suo tratto creativo, a generare la cornice d’identità dei soggetti rappresentati; e a porre le condizioni preliminari per l’emergere dello spazio di apparizione e di realizzazione in cui questi ultimi possono soggiornare, agire e svilupparsi.”

A imporre la rappresentanza dei soggetti futuri nel presente, è il senso di responsabilità legato alla nostra natura di soggetti erotici, desideranti. Esso è radicato nell’esperienza del coinvolgimento profondo e persistente con la vita che dall’incontro degli amanti si irradia, attraverso i sentieri del mondo, verso tutte le forme di piacere sensuale (anche le più intellettuali o spirituali). Il coinvolgimento evapora se non moduliamo il nostro desiderio con il desiderio dell’altro in modo da mantenere in gioco la tensione erotica che, che tra le opposte, alterne  correnti di altruismo e egoismo, ci fa restare entrambi desideranti e vivi, capaci di godere e di amare. L’accordarsi del dispiegamento del nostro desiderio con l’“idioma” dell’oggetto desiderato (le sue intrinseche qualità, la sua intima costituzione) è necessario anche quando esso è inanimato, fonte  di un piacere sublimato: un cibo, uno spazio urbano, un locale amato, un paesaggio, un’atmosfera, un profumo, un libro, una melodia, un’opera d’arte. La responsabilità è sempre rivolta a un oggetto di desiderio (animato, inanimato o immateriale), ed è un prendere cura della relazione con esso (in tutti i suoi dettagli, in tutte le sue sfumature e declinazioni) che lo protegge dalla nostra autoreferenzialità e ci protegge dalla sua fascinazione. Siamo, al tempo stesso, responsabili nei confronti dell’alterità e di noi stessi, e lo siamo nei confronti di ogni essere umano, degli animali e della natura nelle sue molteplici variazioni, perché ogni aspetto del mondo è potenzialmente desiderabile altrimenti il nostro desiderio si chiude in se stesso.

La responsabilità nei confronti di soggetti futuri (e della natura che ci precede e resta dopo di noi) è fondata sul fatto che il nostro desiderio (che è la fonte del nostro senso di vita) richiede la loro presenza potenziale/indiretta nello spazio di attesa che rende possibile la dimensione erotica. L’essere pienamente presenti in noi stessi e nel rapporto con gli altri (il primo significato della contemporaneità) ci colloca in un tempo “inattuale” in cui il passato è vivente (secondo il principio Eracliteo dell’essere come continuità nella discontinuità) e l’azione, sospesa come dispositivo di concatenazione lineare che si esaurisce nel suo risultato concreto, si apre a sviluppi laterali, sperimentali che la collegano ad altri implicazioni e destini; così essa restando insatura nel presente, si lega intrinsecamente a un “futuro anteriore” (tempo della previsione e dell’incertezza) senza il quale perderebbe il suo senso per noi. L’azione significativa ci trascende temporalmente in due sensi (il secondo significato della contemporaneità): ci unisce, nel gioco delle differenze che coinvolge i comuni oggetti naturali e culturali, con chi ci precede e con chi ci segue. Ci porta oltre la nostra vita e la nostra morte, nella vita di chi è già morto (e vive grazie a noi) e nella vita di chi non è ancora nato (che ci farà vivere).    

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