Cultura e Società

Quei disagi mascherati: tre regole per intercettarli, LA NAZIONE, 5 marzo 2017

7/03/17

QUOTIDIANO NAZIONALE- LA NAZIONE- Domenica 5 marzo 2017

ADOLESCENZA IN CRISI

INTERVISTA.  LA PSICHIATRA LUCATTINI: ATTENZIONE A USO DI DROGA, COMPORTAMENTI E MOTIVAZIONI

“Quei disagi mascherati: tre regole per intercettarli”.

USO di sostanze e insorgenza improvvisa di patologie psichiatriche. Queste le principali cause del suicidio giovanile, che le statistiche identificano nella seconda causa di morte tra i ragazzi sotto i 20 anni. Ne parliamo con Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista a Roma, specializzata nel trattamento di bambini e adolescenti.

INTRODUZIONE: Loredana Del Ninno intervista Adelia Lucattini, psicoanalista della Società psicoanalitica italiana,  sul legame tra uso di droghe e suicidio giovanile. (Silvia Vessella)

QUOTIDIANO NAZIONALE- LA NAZIONE- Domenica 5 marzo 2017

 Loredana del Ninno

Dottoressa Lucattini come interviene lo specialista su un adolescente che ha tentato di togliersi la vita?

«La valutazione di ogni singolo caso e il conseguente inter terapeutico partono dall’analisi di tre parametri fondamentali: l’accertamento dell’uso di sostanze stupefacenti, cannabis in primis o psicostimolanti; il modo con cui il giovane ha cercato di suicidarsi; i motivi sottesi alla scelta».

Cosa spinge un giovane verso il suicidio?

«L’uso di sostanze e la presenza di una patologia psichiatrica. Il dramma è che in molti casi il suicidio rappresenta, purtroppo, il primo ‘sintomo’ del disturbo. Alcune gravi malattie della mente si manifestano infatti all’improvviso, esattamente come un fulmine a ciel sereno, in completa assenza di segnali premonitori chiari».

Esistono fattori di rischio?

«La familiarità incide e la predisposizione che s’intuisce dall’esistenza di episodi analoghi nella propria famiglia e parentela, e un carattere particolarmente chiuso e introverso».

L’emulazione è tra le cause?

«Sì, nel senso che negli adolescenti spesso fantasie di onnipotenza e realtà coincidono. Quindi un giovane può cercare di portare l’attenzione su di sé, tentando di togliersi la vita, nella convinzione illusoria che sarà salvato, in quello che considera quasi un atto ‘eroico’»

Ci sono invece circostanze oggettive che possono spingere un giovane a rinunciare alla vita?

«Sì. Le violenze e le umiliazioni, fisiche e verbali: abusi sessuali inconfessati, episodi di cyberbullismo subiti, che l’adolescente non ha il coraggio di denunciare per paura o vergogna».

Quali i segnali che un genitore può cogliere?

«Non è semplice. Come dicevo, se il tentativo di suicidio è legato alla prima e imprevista manifestazione di una psicosi, spesso purtroppo è impossibile intercettarne l’esordio. Quello che invece i genitori possono fare per affrontare il disagio adolescenziale dei figli, è parlare con loro. Gli adolescenti hanno un grande bisogno di essere ascoltati e di poter parlare. Tenendo presente che, spesso, quando raccontano o scrivono esperienze in terza persona, riferendole ad esempio a un amica o amico o al personaggio di un film, in realtà parlano di se stessi».

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(Loredana Del Ninno giornalista di Quotidiano Nazionale)

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