CORRIERE DELLA SERA – BOBLOG
11 novembre 2013
PSICOANALISI IN GIALLO
Introduzione: Giovanni Foresti ha presentato e commentato “Psicoanalisi in Giallo”, nell’ambito del terzo incontro alla libreria Zanichelli del ciclo “Il colore delle esperienze”.
Del bel libro, che raccoglie i saggi di sette psicoanalisti della Società Psicoanalitica Italiana, si è già occupata Rassegna Stampa e Spiweb con un commento nella sezione libri.
Piero di Domenico presenta l’evento per il BOBLOG del Corriere della Sera.(Silvia Vessella)
CORRIERE DELLA SERA -BOBLOG
di Piero Di Domenico – L’Edipeo di Pdd
Le differenze tra detective e analisti non sono poi molte, così come sono poco distanti tra di loro i metodi dell’indagine poliziesca e quelli dell’analisi.
E’ quanto viene sostenuto nel libro “Psicoanalisi in giallo” (Raffaello Cortina Editore) che raccoglie saggi di 7 membri della Società Psicoanalitica Italiana, che hanno preso in esame popolari investigatori provenienti da letteratura, fumetti e serie tv, da Montalbano all’Adamsberg di Fred Vargas. Dei meccanismi dell’investigazione, poliziesca e psicoanalitica, ha parlato venerdì scorso a Bologna Giovanni Foresti, segretario scientifico del centro milanese “Cesare Musatti”, a colloquio con Angelo Battistini. Era il terzo incontro, alla libreria Zanichelli, del ciclo “Il colore delle esperienze”, promosso dal Centro Psicoanalitico di Bologna.
“Tutti quelli che hanno collaborato al libro – ha esordito Foresti – avevano un debito di riconoscenza con la letteratura gialla. La matrice comune si può rinvenire in un saggio di qualche anno fa di Carlo Ginzburg, che riteneva che il metodo di ricerca sulla base degli indizi, che accomunava personaggi distanti come Freud, Conan Doyle, padre di Sherlock Holmes, e lo storico dell’arte Giovanni Morelli, scaturisse dalla semeiotica medica e dal fatto che erano tutti e tre dei medici”. In questi ultimi anni il romanzo giallo è letteralmente esploso, ha evidenziato lo psichiatra e psicoanalista pavese: “Un tempo i gialli non si trovavano in libreria, perché erano considerati di serie B. Ora invece si sono impadroniti degli scaffali centrali. Questo perché la letteratura gialla soddisfa un bisogno di giustizia, che mette insieme al senso di colpa in sole 200 pagine. Questo bisogno, in una realtà sempre più incomprensibile e confusa, non viene più soddisfatto”.
Una separazione tra buoni e cattivi che qualche nuovo investigatore non rispetta più, sporcandosi le mani come e più degli indagati. “In questo periodo – ha continuato Foresti – sto studiando ‘In Treatment’ nella versione italiana e in uno degli episodi uno dei pazienti, un poliziotto sotto copertura, dice che il senso di colpa non è un organo vitale. In effetti oggi sono venuti meno i punti di riferimento etici che favorivano l’emersione del senso di colpa dell’individuo”. Lo studioso, che nel libro si è occupato del trasandato tenente Colombo incarnato da Peter Falk, si è detto poco convinto delle recenti serie tv condite di psicoanalisi: “Sono fatte molto bene, tanto che qualche collega le usa a scopi didattici. Ma che facciano bene alla professione è tutto da vedere, perché i terapeuti sembrano anime allo sbando tanto quanto i pazienti”.