J.WILLIAM WATERHOUSE
Parole chiave: Premio Cesare Musatti, XX congresso della SPI ,letteratura,
“Per comprendere la vita leggete Shakespeare ”Huffpost 28/5/2022 Intervista a N. Fusini di Davide D’Alessandro
La scrittrice vincitrice, insieme al filosofo Roberto Esposito, del Premio Cesare Musatti:”Nell’ascolto della vita interiore, la letteratura inglese ha altri maestri inarrivabili, come Virgina Woolf e James Joyce.”
Huffpost, 28 maggio 2022
Introduzione: Nadia Fusini, insieme al filosofo Roberto Esposito, ha ricevuto il Premio Cesare Musatti durante il XX Congresso Nazionale della Società Psicoanalitica Italiana come riconoscimento per il suo contributo al mondo della cultura e al pensiero critico. ( Maria Antoncecchi)
Davide D’Alessandro, saggista
Huffpost, 28 maggio 2022
“Per comprendere la vita leggete Shakespeare”
Intervista di Davide D’Alessandro a Nadia Fusini
La scrittrice vincitrice, insieme al filosofo Roberto Esposito, del Premio Cesare Musatti:”Nell’ascolto della vita interiore, la letteratura inglese ha altri maestri inarrivabili, come Virgina Woolf e James Joyce.”
Incontro Nadia Fusini sul terrazzo di Castel Dell’Ovo. Il mare di Napoli è un sogno sotto il cielo privo di nuvole. Ha appena ricevuto, con Roberto Esposito, il Premio Cesare Musatti. La Società Psicoanalitica Italia, che qui celebra il XX Congresso nazionale, non ha avuto dubbi. Ha scelto due eccellenti personalità della cultura, due espressioni del pensiero critico e libero. Il solo modo in cui Fusini pronuncia “Shakespeare” mi emoziona. Chi ha letto i suoi libri sa che dagli autori e dalle autrici appassionatamente studiate e indagati, ha saputo estrarre l’essenza dell’opera e della vita. Si è sempre mossa, tra saggi e romanzi, con fervida passione e esemplare leggerezza. Crea vivendo e vivendo crea.
Ha appena ricevuto dalla SPI, insieme a Roberto Esposito, il Premio Cesare Musatti. Più contenta o sorpresa?
“Entrambe, contenta e sorpresa. Il premio è un dono, non lo si merita, lo si riceve con gratitudine”.
Qual è il suo rapporto con la psicoanalisi. L’ha frequentata soltanto con i libri o anche per esperienza personale?
“Freud è una lettura fondamentale per chi come me ama la letteratura e se ne interessa. Del resto, è lui stesso a professare quanto abbia contato nella sua vita e nella sua professione la lettura di certi classici della nostra tradizione”.
La psicoanalisi cura o salva? O nessuna delle due?
“È un’affermazione ironica di Jaques Lacan, grande maestro, che nella tradizione di Freud ascolta la letteratura: la psicoanalisi forse non cura, ma può salvare… Lo credo anch’io”.
Tra i suoi amati scrittori di riferimento, anglosassoni e non, quale accosterebbe di più, per sguardo psicoanalitico, alla disciplina?
“Nell’ascolto della vita interiore, la letteratura inglese ha maestri inarrivabili, come Virginia Woolf, come Joyce, ma prima ancora Shakespeare”.
Quale libro consiglierebbe a un giovane curioso di cogliere nella letteratura il senso psicoanalitico?
“Al Faro, di Virginia Woolf, ad esempio: grande romanzo che indaga le correnti interiori del pensiero in una mente di donna, la signora Ramsay. O sempre di Virginia Woolf, La signora Dalloway: la meditazione di Clarissa sulla morte è meravigliosa”.
Nel tempo presente coglie maggiormente aspetti di commedia o di tragedia?
“Piuttosto, di farsa”.
Molti sostengono che siamo immersi nella società del narcisismo. Che cosa prova davanti a questo termine?
“Credo che sia vero. O almeno l’intervento del presidente Thanopulos, che ha aperto il Congresso, mi ha convinto. Bisognerebbe salvare il narcisismo ‘buono’ che serva alla vita, però”.
Di vita si muore. Contano ancora le passioni nel tempo presente o si sono affievolite?
“Ho intitolato così un libro su Shakespeare che scrissi anni fa. Nelle tragedie shakespeariane questo accade. Accadeva allora, alla fine di un secolo complicato e difficile, che aprirà sull’ ‘uomo moderno’ nella figura di Amleto, il quale si fa appunto la domanda, che cos’è l’uomo? E accade ancora oggi, ancora oggi di vita si muore. Ancora oggi, e forse in eterno, le passioni di morte ci abitano”.
Si è occupata di donne fatali, libere, ma anche angosciate. Che cosa può dirci l’essere femminile in un tempo in cui le parole degli uomini appaiono così banali?
“La differenza è un grandissimo valore, ancora troppo poco esplorato. Ancora oggi non tutte le donne sono coscienti della loro differenza, e una volta incluse nel gioco del potere ripetono passivamente i modi del potere maschile. Il patriarcato è più forte che mai, e non tutte le donne se ne rendono conto”.
Il potere o la vita. Il potere sembra schiacciare all’angolo la vita, riducendola talvolta a brandelli. Ma la vita, pur con il suo grido di dolore, chiama altra vita. O no?
“Sicuramente. Non dobbiamo dubitare dell’istinto profondo della creatura umana, che vuole vivere. Ma dobbiamo sperare che non si abitui semplicemente a sopravvivere”.
Da tutti i suoi libri, saggi e romanzi, si evince che Nadia Fusini non potrebbe vivere senza amore. Alle tempeste, alle prove della vita, ha sempre risposto con l’amore o con altro?
“Sì, è così. Ma non lo confesso a voce alta. Sono timida, in fondo”.
Se le dico Shakespeare, lei cosa sente di aggiungere?
“Che è una lettura fondamentale, che consiglio a tutti. Leggere e rileggere Shakespeare, perché ci aiuta a comprendere molto della vita”.