MICHELANGELO PISTOLETTO
Parole chiave: paura, fobie, covid, bambini
Panofobia: 5 milioni di italiane hanno “paura di tutto”. Perché? E da quando?La Repubblica,10/6/2022 Intervista a Adelia Lucattini
La Repubblica – Moda e Beauty – Life,10 giugno 202
Introduzione: Qual è la differenza tra paura e la fobia ? La prima , la paura, è la risposta a un pericolo esterno mentre la seconda, la fobia, ha un’origine inconscia ed è molto spesso espressione di un disagio più generale. Come descrive Adelia Lucattini, in questo articolo , a causa degli eventi drammatici di questi ultimi anni, c’è stato un aumento di questo disturbo in alcune fasce della popolazione. (Maria Antoncecchi)
Adelia Lucattini, Psichiatra, membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana e dell’IPA, esperta di Psicoanalisi bambini/adolescenti
La Repubblica – Moda e Beauty – Life,10 giugno 202
Panofobia: 5 milioni di italiane hanno “paura di tutto”. Perché? E da quando?
Intervista di Silvia Luperini ad Adelia Lucattini
La pandemia e film apparentemente innocui come l’Uomo Ragno hanno scatenato paure e fobie. Di cui le donne soffrono più di frequente. Assieme alla psicoanalista e psichiatra Adelia Lucattini abbiamo letto i più recenti dati per rintracciare l’origine delle paure, sottolineare la differenza tra paura e fobia, imparare a ridimensionarle negli adulti e nei bambini. E magari liberarcene per sempre
Milioni di persone in tutto il mondo soffrono di paure più o meno razionali. Nei primi tre posti nella classifica planetaria ci sono la claustrofobia (8,33 per cento), la xenofobia (19,17 per cento) e l’agorafobia (paura degli spazi aperti) 61,67 per cento. Per il recente Rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia realizzato da Censis e Federsicurezza, il Covid ha fortemente orientato le nostre paure: il 75,4 per cento degli italiani ha dichiarato di non sentirsi sicuro quando frequenta luoghi affollati (la percentuale scende del 67 per cento tra i più giovani). Il 59,3 per cento ha paura di camminare per strada e di prendere i mezzi pubblici dopo le otto di sera (la percentuale resta al 59,8 per cento anche tra i più giovani).
Oltre 6 milioni di italiani, invece, hanno paura di tutto, che si trovino in casa o per strada. I panofobici, così si chiamano, sono più frequenti fra le donne che sono quasi 5 milioni che rappresentano il 17,9 per cento della popolazione femminile complessiva. Ma sono presenti anche tra i giovani: 1,7 milioni, pari al 16,3 per cento di chi ha meno di 35 anni.
“Prima la panofobia era molto grave perché era legata a una psicosi, la provava chi sentiva così tanta angoscia dentro di sé che si traduceva in una paura di qualunque cosa”, spiega Adelia Lucattini, psicoanalista e psichiatra per adulti e bambini. La panofobia era rara ma, dopo il Covid, se ne è osservato un forte aumento. Il Covid non si vede, non si capisce bene come ci si contagi, è legato alla perdita della vita, alla paura per la salute dei famigliari o del lavoro. Succede allora che si sposti l’angoscia da queste paure astratte, anche più di una, ad altre più concrete che si possono gestire evitandole, come andare in luoghi affollati o prendere un mezzo di trasporto. Ma man mano che si ridurranno le pressioni sulla pandemia diminuiranno probabilmente anche queste paure concentrandosi su una sola”.
Ma perché ne soffrono soprattutto le donne? “La diffusione della pandemia ha avuto soprattutto su di loro un forte impatto: si sono dovute prendere cura dei famigliari, hanno assistito i parenti o i genitori malati e seguito i propri figli nella dad. Questo carico eccessivo e la tendenza a sacrificare sé stesse, spesso sfocia in crisi ansioso depressive a cui sono soggette più le donne che gli uomini”, spiega la dottoressa. Poi c’è anche una questione culturale: “Le donne sono più propense a rispondere sinceramente a un sondaggio di quanto facciano gli uomini che invece temono spesso di sentirsi deboli, anche inconsciamente. Gli uomini hanno anche paura di essere abbandonati, dell’impotenza in senso fisico e più generalmente in senso psichico e sociale. Molto maschile è anche la paura del dolore fisico”.
All’origine della paura
Da tempo i ricercatori hanno evidenziato quanto la soglia del dolore sia diversa da persona a persona e come incida anche il fattore psicologico nell’educazione fin dall’infanzia.
“Spesso la paura è generata involontariamente dai genitori. Prendiamo ad esempio la prima visita dentistica di un bambino. Parole incoraggianti come ‘stai tranquillo non sentirai niente’ incutono inconsciamente la paura per un dolore che magari un bimbo non proverebbe, o proverebbe meno, affrontando la visita con serenità.
La paura del dolore può anche essere legata a un trauma perché la campagna per non far soffrire i bambini negli ospedali è iniziata solo da pochi anni e prima, da questo punto di vista, non c’era una grande sensibilità. Per chi ha vissuto una malattia infantile dolorosa che non ricorda perché era troppo piccolo, sarebbe utile da parte dei genitori farla riaffiorare raccontando quello che è successo, affinché possa essere compreso e dominato con frasi come ‘mi ricordo che piangevi, chissà che dolore avevi’ “, dice la psichiatra.
La community All About Cats è andata a spulciare le ricerche fatte su Google nei cinque continenti e ha tracciato un’insolita mappa delle fobie più diffuse e insolite. Secondo questo studio, quella più comune in Italia, rara però negli altri Paesi, è la nictofobia (la paura del buio).
Differenza tra paura e fobia
Tra paure e fobie c’è differenza, la prima ha una motivazione: ho paura dei ladri, per esempio, perché hanno svaligiato l’appartamento a fianco. La fobia invece non ha spiegazioni apparenti perché la spiegazione è inconscia ed è un disturbo legato all’ansia, molto più diffuso di quanto si pensi. Ne soffre tra il 7 e il 10 per cento della popolazione mondiale. “Freud ha trattato fra i suoi primi casi proprio quello di una fobia. Quella per i cavalli di cui soffriva il piccolo Hans di 5 anni che si rifiutava di uscire di casa per paura di incontrarli in un’epoca in cui erano molto più diffusi di oggi. Una fobia del genere è invalidante ma per guarirne bisogna indagarne le cause profonde per capire come e perché si sono strutturate”, aggiunge la psicanalista.
A proposito invece della paura del buio, così diffusa in Italia: “Fino a una certa età è fisiologica e negarla è dannoso. Noi psichiatri infantili consigliamo di tenere una luce accesa invece di obbligare i piccoli a dormire nell’oscurità. I bambini non vivono il mondo esterno fuori da sé, pensano che il mondo esista perché lo vedono e nel buio possono avere l’impressione che sia scomparso. Questo genere di paura è più diffusa al sud dove le notti sono più buie rispetto ai paesi nordici. Diverso invece è se in età adulta si trasforma in fobia, la manifestazione di un timore irrazionale e incontrollabile di qualcosa che si sente minaccioso anche se non c’è un reale pericolo. È il sintomo di un’angoscia profonda e di un dolore così forte che la mente non lo può controllare, per cui lo proietta fuori da sé per poi poterlo evitare”.
Le paure e le fobie possono riguardare oggetti molto grandi, la pioggia e gli animali. Tra quelli più temuti del Pianeta spiccano i ragni. Il 78,33 per cento delle persone che vivono in America, in Europa o in Australia ne ha paura. Segue il timore per ogni genere di animale (11, 67 per cento) e per i cani, tenuti lontani dall’1,67 per cento delle persone.
“Culturalmente è diffusa una repulsione per gli insetti e in particolare per i ragni. Ma film come Spider man hanno fatto aumentare in modo esponenziale nei bambini quella per i ragni. I genitori dovrebbero spiegare loro che si tratta di un film e che quei ragni che si trasformano non esistono. Ma se non impatta con la vita quotidiana la fobia può avere una funzione protettiva rispetto ad angosce più grandi”, conclude Lucattini.Link all’articolo: