Cultura e Società

Osservatorio delle Migrazioni. Uno sguardo alla situazione attuale delle leggi. P. Montagner

24/04/25
Osservatorio delle Migrazioni. Uno sguardo alla situazione attuale delle leggi

Copertina di The Arrival di Shaun Tan

Parole chiave: Migrazione, Alterità, Ambiente, Trauma, Diritti umani

Osservatorio delle Migrazioni. Uno sguardo alla situazione attuale delle leggi

Patrizia Montagner*

L’Osservatorio delle Migrazioni è un gruppo di studio avviato dalla SPI a cui partecipano psicoanalisti ed esperti della migrazione**

L’Osservatorio nasce dalla esperienza che suoi membri hanno avuto in questi anni, dalla constatazione della complessità del fenomeno migratorio, portatore di elementi innovativi e arricchenti, ma anche notevoli aspetti problematici e dal desiderio di condividere tale esperienza per trarne nuove idee e stimoli vitali.

Quello che intendiamo fare è studiarlo ponendo in primo piano la persona, la sua crescita concreta e psichica e il legame con l’ambiente in cui vive.

Mettendo insieme le competenze di ciascuno, stiamo lavorando ad approfondire le valenze e le reciproche interconnessioni fra le diverse aree coinvolte.

Il desiderio è di usare il pensiero psicoanalitico per fare luce sull’elemento nascosto    presente ma poco individuabile in aree come il pregiudizio razziale, il conflitto con l’elemento straniero, la questione femminile, le restrizioni rappresentate da leggi e decreti, I messaggi veicolati dai media, e la ricaduta economica e sociale di tutto ciò.,

Lo scopo è di costruire un laboratorio che operi attraverso l’osservazione, per

– comprendere più a fondo la realtà migratoria,

– fornire una lettura a tutto tondo di essa,

– individuare sia i punti di forza che le aree conflittuali

per arrivare a vedere un po’ meglio perché il Nostro Paese abbia vissuto e viva con tanto disagio e sofferenza il fenomeno migranti sia dalla parte di chi migra, sia dalla parte di chi offre o dovrebbe offrire ospitalità ad essi.

Un altro obbiettivo, certo lontano, ma possibile, è quello di fornire degli indirizzi di lavoro e delle proposte concrete di sviluppo sia sul piano culturale che su quello politico-normativo, per far in modo che il fenomeno sia conosciuto, vissuto e gestito diversamente.

Il lavoro avviato in questi due anni, l’interesse che ha suscitato nei congressi, e soprattutto l’apertura di pensiero che rappresenta per noi, e, speriamo, per i colleghi che ci leggono, ci sollecita a procedere nella direzione che abbiamo individuato.

In questo momento ci stiamo occupando delle ultime indicazioni legislative che sono arrivate dall’Europa e dal Governo italiano.

La legislazione Europea sulle Migrazioni ha avuto, negli anni, importanti aggiornamenti e modifiche.

Come del resto è avvenuto per la legislazione italiana, che di fatto ha collocato la migrazione dal 1973 (anno in cui gli immigrati in Italia hanno iniziato ad essere in numero maggiore rispetto agli emigrati) al 98, venticinquennio in cui sono state varate tre disposizioni legislative, all’insegna di una questione di emergenza.

La legge del ‘98, conosciuta come legge Turco-Napolitano cambia le cose e inizia a considerare la migrazione come un fenomeno da gestire. Quella del 98 è un Testo Completo, che parte dall’analisi della situazione, individua i riferimenti legislativi dello Stato, quelli europei e quelli internazionali, e organizza in maniera coerente ed esaustiva gli interventi relativi alla migrazione, comprendendone aspetti sociali, politici, lavorativi, di benessere psichico.

Si tratta della prima legge-quadro italiana. Secondo molti esperti abbiamo passato i secondi 25 anni a moncarla e snaturarla, pezzo per pezzo” (Di Sciullo 2023 p. 12) mettendo in primo piano la parola “sicurezza”.

Tutto ciò ha una conseguenza paradossale. I decreti sicurezza promettono di combattere l’“immigrazione clandestina” quando, di fatto restringono così tanto la possibilità di immigrare seguendo canali regolari, per cui non fanno che favorire il fenomeno che dichiarano di combattere.

Di pari passo l’UE ha varato numerosi testi, sempre dando delle disposizioni generali, e consentendo, all’interno di esse, che i singoli stati europei definissero dei loro regolamenti.

L’Italia, quindi, opera tenendo conto sia della propria legislazione, che di quella della UE, a cui fa riferimento.

Uno dei temi in discussione nella “questione migranti” è la faccenda rimpatri.

La disposizione dell’UE del 2008 (Direttiva 115/2008/CE la (allora) Comunità Europea) introduce la possibilità per gli Stati di ricorrere alla detenzione amministrativa per eseguire l’allontanamento degli stranieri in posizione di irregolarità di soggiorno, ma il diritto dell’Unione lascia agli Stati ampia facoltà sull’introduzione nei propri ordinamenti interni della detenzione amministrativa degli stranieri. In ogni caso quest’ultima può essere adottata “soltanto per preparare il rimpatrio o effettuare l’allontanamento e se l’uso di misure meno coercitive è insufficiente” (Direttiva 2008/115/CE considerando 16) prevedendo in ogni caso assoluta priorità alla scelta del rientro volontario.

Una proposta di revisione della Direttiva Rimpatri è stata presentata l’11 marzo 2025 dalla Commissione Europea.

Gianfranco Schiavone, esperto di problematiche migratorie, ne parla in  suo articolo in cui viene presentata e commentata, in quanto propone una visione del fenomeno migratorio, e in particolare sui rimpatri, che preoccupa per la restrizione delle libertà che prevede e per la possibilità che sembra autorizzare di ledere uno dei diritti umani, appunto quello della libertà di circolazione, riconosciuto dalle disposizioni europee precedenti e dalla stessa Carta dei Diritti Umani del 48. (artt. 1,2,3,9)

Secondo Schiavone “la lettura della proposta del “Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce un sistema comune per il rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno nell’Unione è irregolare, e abroga la direttiva 2008/115/CE” (Strasburgo, 11.3.2025 COM (2025) 101) stordisce per l’estremismo di molte delle proposte che vi sono contenute.

Una di esse, ad esempio, è il fatto che la traduzione del provvedimento può avvenire anche oralmente (par 5).”

Sappiamo purtroppo quanto poco la traduzione orale sia comprensibile per il migrante, sia per le difficoltà della lingua, ma anche nel caso ci fosse un traduttore (evento raro) o meglio un mediatore culturale (evento rarissimo in quanto costoso) , resta tuttavia il fatto che sia le situazioni di detenzione che  l’evenienza di un possibile rimpatrio costituiscono una condizione emotiva di enorme impatto, potenzialmente traumatica, nella quale di fatto la capacità di comprendere la realtà e le implicazioni di quanto sta avvenendo è enormemente disturbata e ridotta

Inoltre, un altro aspetto preoccupa, quello del Paese di rimpatrio. Fino ad oggi era dato per scontato che il Paese di rimpatrio fosse quello di provenienza. Ora non è più così. Questo significa che un migrante può essere di fatto rimpatriato provvisoriamente in qualsiasi Paese Terzo.

Un altro elemento si aggiunge a complicare la questione. Si tratta del tempo di divieto di reingresso. Che passerebbe da cinque a dieci anni.

Infine, la proposta della Commissione rende possibile effettuare anche l’espulsione del minore straniero non accompagnato (ora sempre proibita dalla normativa interna italiana), seppure con alcune garanzie procedurali e previo accertamento che il minore “sarà restituito a un membro della sua famiglia, a un tutore designato o a strutture di accoglienza adeguate nel paese di ritorno”

E’ prevista infine una “revisione” della situazione di chi è espulso, ma, conoscendo le difficoltà attuali e i lunghissimi tempi di attuazione della giustizia in Italia, che cosa ne sarà della revisione? Andrà a complicare un già complesso territorio della burocrazia nella quale spesso il cittadino italiano si sente disorientato e che rappresenta un vero terrore per i migranti, per i quali essa non ha senso e significato e di cui non riescono a comprendere la natura.

Rileviamo di frequente come per i migranti l’essere inseriti all’interno di percorsi burocratici così complessi e difficili da comprendere costituisca una fonte ulteriore di angoscia e di vissuti di estraneità e perdita del sentimento di essere persona.

E’ chiaro che la problematica in questione, che riguarda la gestione dei rimpatri ha particolare rilevanza per il nostro Paese, il quale ha legato proprio alla possibilità del rimpatrio la costruzione del noto centro in Albania.

Riguardo alla faccenda Albania, fallita la possibilità di usarlo come centro di rimpatrio, il governo italiano ha proposto il 28 marzo scorso un  nuovo decreto varato che introduce la possibilità di utilizzare la struttura del centro di Gjader, come un qualsiasi altro Cpr italiano trasportandovi stranieri che nulla hanno a che fare con le operazioni di soccorso in mare ma si trovano in Italia e il cui trattenimento era già in atto.

Schiavone, in un articolo del 29/03  commenta la modifica della legge 14/24 di ratifica Protocollo tra Italia e Albania affermando che essa  stravolge del tutto l’originaria finalità del Protocollo, prevedendo che non siano portate in Albania solo persone soccorse in acque internazionali. Si introduce la possibilità di utilizzare la struttura centro di Gjader, come un qualsiasi altro Cpr italiano trasportandovi stranieri che nulla hanno a che fare con le operazioni di soccorso in mare ma si trovano in Italia e il cui trattenimento era già in atto.

Se effettivamente è possibile addirittura pensare di pagare qualche altro Paese perché ci “comperi “ degli esseri umani che noi non vogliamo e li detenga al nostro posto, privandoli della libertà, senza che vengano sottoposti ad adeguato processo e senza che siano di fatto rispettate le norme basilari del rispetto dei diritti umani in fatto libertà, se è possibile collocare chiunque arrivi in qualsiasi altro luogo che non sia territorio nazionale nè europeo,  allora credo che come cittadini, e soprattutto come psicoanalisti, ci si debba chiedere in base quali meccanismi psichici siamo disposti a tollerare tutto ciò e a trattare altri esseri umani semplicemente come oggetti da spostare secondo la nostra comodità.

Questi due ultimi decreti sono un esempio della complessità del fenomeno migratorio. La complessità stessa della legge, delle infinite continue modifiche attuate da decreti e regolamenti, rende sempre più difficile non solo ai migranti, ma anche a chi lavora con loro, dagli educatori, a chi li assiste, agli psicoterapeuti poter procedere avendo chiara la cornice all’interno della quale è possibile muoversi.

Leggi e regolamenti così numerosi, poco chiari, e variamente interpretati, costituiscono un elemento di grande preoccupazione e spesso di confusione e disorientamento, andando ad aumentare un vissuto di estraneità e mancanza di senso che tanto spesso pervade l’esperienza del migrante.

IL lavoro dello psicoanalista si muove il più delle volte intorno a tutto questo, a volte “sulla soglia”, semplicemente, ma non è poco, individuando un’area di pensiero su tutta questa mancanza di senso, e definendo una sua presenza in quanto testimone e osservatore.

La comprensione e tanto più la gestione del fenomeno migratorio, proprio perché complesso e stratificato, richiede uno sguardo aperto e una riflessione in cui sia possibile coniugare aspetti personali, intrapsichici, relazionali, gruppali, istituzionali.

In questo scritto ne esamino un elemento specifico, che pare secondario, tuttavia non sfugge che è proprio in virtù di piccoli ma continui cambiamenti, spesso ignorati perché complessi e apparentemente secondari, che la disposizione dello Stato e l’atteggiamento dei cittadini, va lentamente ma tristemente modificandosi in direzione di un restringimento del diritto della persona di essere riconosciuta prima di tutto in quanto tale:  essere umano.

Tutto questo ci interroga sul nostro stesso rispetto dell’umano e sul riconoscimento delle aree psichiche più inquietanti, problematiche, rifiutate o denegate di noi, che il fenomeno migratorio ci mette di fronte.

* Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana . Coordinatore dell’Osservatorio delle Migrazioni

** Nello specifico fanno parte dell’Osservatorio per le Migrazioni:

Patrizia Montagner (coordinatore del Gruppo), Sarantis Thanopulos, Virginia De Micco, ed esperti in ambito economico, politico,  sociale, statistico, giuridico, storico filosofico, giornalistico e di organizzazione delle istituzioni : Paola Barretta, Luca di Sciullo , Ester Gallo, Mara Matta, Monica Massari, Gianfranco Schiavone , Lucia Tria.

Riferimenti Bibliografici

Di Sciullo L.( 2023) Ad ogni naufragio , la sua (e nostra) deriva.  50 anni di Storia, 25 di regressione . In Dossier Statistico Migrazione 2023 IDOS Centro Studi e ricerche

Schiavone G.(2025) https://www.unita.it/2025/03/13/cosi-leuropa-legalizza-la-vendita-di-esseri-umani-la-direttiva-rimpatri/ 

Schiavone G. (2025)https://www.unita.it/2025/03/29/perche-il-decreto-albania-e-illegale-il-diritto-europeo-non-autorizza-meloni-a-gestire-un-cpr-fuori-dallue/

AA. VV (2024) Rapporto sugli accessi effettuati il 15 aprile 2024 nei CPR di Bari, Gradisca,  Macomer, Milano, Palazzo San Gervasio, Pian del Lago, Restinco, Roma

https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/152/politica-di-immigrazione#:~:text=La%20direttiva%202011%2F98%2FUE,diritti%20per%20gli%20immigrati%20regolari.

https://www.inapp.gov.it/strumenti-normativa/noreme-europee/regolamento-ue-del-parlamento-europeo-e-consiglio-14-maggio-2024-n-1348/

https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file dichiarazione _diritti_umani_4lingue.pdf

Chi ha letto questo articolo ha anche letto…

18 Dicembre, Giornata Internazionale dei Migranti - Soggetti sospesi. M.L. Califano

Leggi tutto

Adolescenti e migranti 2023. A cura di C. Carnevali e L. Ravaioli

Leggi tutto