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Parole chiave: scienza, filosofia, pandemia
“Non prendo sul serio i filosofi, soltanto la scienza risolve i problemi” Huffpost 17/2/2022
di D. D’Alessandro
A colloquio con Edoardo Boncinelli, genetista e accademico, che avverte:“Siamo destinati a vivere altre pandemie a distanza ravvicinata”
Huffpost, 17 febbraio 2022
Introduzione: Alcune considerazioni di Edoardo Boncinelli, autore di numerosi libri, su filosofia e scienza, genetica ed eutanasia nell’intervista rilasciata a Davide D’Alessandro (Maria Antoncecchi).
Davide D’Alessandro, saggista
Huffpost, 17 febbraio 2022
“Non prendo sul serio i filosofi, soltanto la scienza risolve i problemi”
di Davide D’Alessandro
A colloquio con Edoardo Boncinelli, genetista e accademico, che avverte: “Siamo destinati a vivere altre pandemie a distanza ravvicinata”
Caro Professore, come sta?
“Eh, come vuole che stia? La testa funziona, il resto un po’meno”.
Edoardo Boncinelli, tra i più importanti genetisti italiani, accademico e scrittore raffinato, ha superato, pur con qualche fatica, ottant’anni. Quando gli chiedo di segnalare ai giovani uno scienziato contemporaneo da leggere e mi risponde con soave leggerezza: “Boncinelli!”, vorrei abbracciarlo, se non fosse per il Covid che continua a tenerci a distanza. Non smette di scrivere, e di parlare, il professore. A giorni esce “Il mio Dante. La Divina Commedia tra poesia e scienza”, a marzo un altro libro di aforismi, il suo diletto.
Quali sono i migliori libri che ha scritto?
“Di tre su tutti vado orgoglioso: ‘La vita della nostra mente’, ‘Mi ritorno in mente. Il corpo, le emozioni, la coscienza’ e ‘Come nascono le idee’. Senza trascurare quello sul male”.
E se io continuassi a preferire “La crisalide e la farfalla. La nascita della scienza sperimentale”?
“Farebbe bene, ma quello è un libro che possiamo comprendere e apprezzare io, lei e qualche decina di altre persone, a voler essere generoso. Viviamo in un marasma culturale, caro mio”.
Mi dice un aforisma?
“La vita e la morte abitano lo stesso pianerottolo. Una esce, l’altra entra. Non si salutano neppure. Poi arriva l’uomo e fa le presentazioni”.
Ha paura della morte?
“Tutti ne hanno paura, non tutti sono disposti ad ammetterlo. E, soprattutto, nessuno ha ancora risolto il problema”.
L’amico Emanuele Severino lo aveva risolto. Siamo eterni…
“Amo Severino, ho anche scritto con lui, era un signore, ma le sue idee rappresentano un buon frullato e poco più. Sa qual è il problema del filosofo?”.
Me lo dica.
“Non cava un ragno dal buco, mentre lo scienziato si adopera per risolvere i problemi e lentamente, piano piano, provando e riprovando, li risolve. La differenza è tutta qui e non è poca”.
Con “La crisalide e la farfalla” ha già affrontato il tema. Non ha cambiato parere?
“Non posso, poiché il filosofo spiega tutto e non spiega un bel niente. Il ‘600 è passato, è nata la scienza. Da Galileo è cambiato tutto. Tra filosofia e scienza si è aperto un abisso, non colmabile. Poi, la tecnoscienza, tanto criticata, ha letteralmente modificato il mondo rendendolo più efficiente”.
E dei filosofi, che cosa resta?
“Ho insegnato oltre dieci anni in una Facoltà di filosofia. Ne ho conosciuti tanti, sono passato tra loro divertendomi ma senza prenderli sul serio. Continuo però a leggere Kant, il mio preferito. Ha capito tante cose. Per esempio, sul motto di spirito, da cosa nasce il sorriso. Kant ha fatto buon uso del cervello”.
Durante questi due anni di pandemia è rimasto soddisfatto almeno dell’operato degli scienziati?
“Di quelli veri sì. Su quelli che la televisione chiama scienziati, preferirei sorvolare. Tra loro e gli scienziati c’è la stessa differenza che corre tra chi parla di calcio e chi gioca a calcio. Un giornalista parla di calcio, Messi gioca a calcio”.
Mi parli di quelli veri, allora…
“Quelli veri hanno approfittato di tutto quanto è stato messo a punto negli ultimi vent’anni su Dna e Rna, ci hanno fornito il vaccino in tempi incredibilmente brevi. Continuo a impallidire di fronte a chi lo rifiuta. Ma come si può? L’uomo è fatto peggio di quanto pensassi”.
Che cosa le ha insegnato la pandemia?
“Viene definita tragedia epocale, ma non si dice abbastanza sul fatto che siamo destinati ad averne altre, a distanza sempre più ravvicinata”.
Qual è il motivo?
“Può sembrare banale, ma siamo tanti, forse troppi. Miliardi di essere umani che si muovono, si agitano, vogliono fare soldi, non riescono certo a star fermi e ad ammirare il paesaggio. Ogni essere vivente gioca il suo gioco e danneggia qualche altro. C’è un disordine continuo tra vita umana e vita animale e il modo in cui sfruttiamo le risorse, piegandole ai nostri voleri e alle nostre ambizioni, non è più sostenibile. Occorre prevenire gli eventi avversi, occorre imparare a prevedere i disastri con interventi strutturali. Ogni evento avverso, purtroppo, apre squarci rilevanti di disuguaglianza. I poveri sono quelli che ci rimettono sempre di più”.
A che punto è la genetica?
“Ha fatto molto su certe cose, meno su altre, poco su altre ancora, ma la fiducia accompagna lo scienziato. Insieme all’umiltà”.
Sull’eutanasia, o suicidio assistito che dir si voglia, come la pensa?
“Che la vita è nostra”.
Possiamo farne ciò che vogliamo?
“Non tutto, ma molto sì. Non possiamo affrontare la sofferenza finale disquisendo d’altro. La verità è che nel nostro Paese il peso della Chiesa è ancora eccessivo. Abbiamo una fortissima tradizione cattolica. Il nemico numero uno della Chiesa resta la scienza”.
Ma lei, alla fine della fiera, ha compreso che è mai la vita?
“La vita è un escamotage temporaneo che ci permette di andare avanti, anche se il mondo è condannato ad andare indietro”.