Repubblica, ed Milano, 12 gennaio 2017
La storia del Centro di psicoanalisi fondato nel 1963 in via Corridoni
Milanesi meno isterici ma malati di Facebook cinquant’anni sul lettino di Freud e Musatti
LE PATOLOGIE “Alcune non esistono “quasi più, tra le nuove i disturbi alimentari e la dipendenza dai social”
LA CURA “Proponiamo uno spazio di riflessione in un’epoca che va troppo veloce”
INTRODUZIONE : Paolo Chiari, segretario scientifico del Centro Milanese di psicoanalisi “Cesare Musatti”, intervistato dalla giornalista Annarita Briganti, sul saggio dallo stesso curato “La via milanese alla psicoanalisi “( Jaca Book). Nel libro viene ricostruita la storia del Centro per arrivare alla attuale vitalità dello stesso e della comunità scientifica che lo abita. (Silvia Vessella).
Repubblica, ed Milano, – 12-GEN-2017
Annarita Briganti
Oltre cinquant’anni di diagnosi, cure, dibattiti e non sentirli. Il Centro milanese di psicoanalisi Cesare Musatti, intitolato alla sua prima guida, è nato nel 1963, in via Corridoni, una stradina tranquilla, non lontana dal glamour di via Montenapoleone, dove si trova ancora, con un cambio solo di numero civico (dall’I al 38). Il saggio “La via milanese alla psicoanalisi “( Jaca Book) ne ricostruisce la storia, con la curatela di Paolo Chiari, segretario scientifico del Centro, e una quindicina di contributi, che includono l’attuale presidente Mario Marinetti e il filosofo Carlo Sini, allievo di Musatti alla Statale. Un volume non nostalgico, ma proiettato nel futuro, per fare il punto su una materia che affascina anche i non addetti. Si pensi all’uso “terapeutico” della scrittura, ai post-sfogo sui social o al successo della serie televisiva In Treatment.
Dottor Chiari, qual è la funzione del Centro milanese di psicoanalisi?
«E’ una delle sezioni territoriali della Società psicoanalitica italiana. Il modello è Freud, riconosciuto come maestro da Musatti, il primo a tradurlo. Per ovviare alla solitudine del nostro mestiere, c’incontriamo tutte le settimane presso il Centro, ma organizziamo anche seminari aperti al pubblico e la biblioteca, intitolata a Franco Fornari, offre oltre 4.400 volumi, più novanta riviste specialistiche».
La psicoanalisi è riservata ai ricchi. E’ così?
«La terapia non dovrebbe escludere nessuno. Musatti, amico di Adriano Olivetti, è stato pioniere anche nella cura degli operai, a tariffe agevolate. I soldi dovrebbero essere meno importanti del disagio del paziente, la cui età, nel tempo, si è abbassata. Sono sempre più numerosi i bambini e gli adolescenti che vanno in analisi, mandati dai genitori. Chi ne avesse bisogno può chiedere una consulenza al Centro, che indicherà le modalità più economiche per curarsi».
Come sono cambiate le patologie?
«Alcune, tipo l’isteria, non esistono quasi più, ma ne sono sorte altre: dai disturbi alimentari a una nuova forma strisciante di vuoto, che crea la dipendenza dalle nuove tecnologie. I rapporti reali sono stati sostituiti da Facebook, con tutti i rischi del caso. Stiamo sperimentando esperienze analitiche più brevi, terapie fisiche che poi si trasformano in terapie a distanza, ma dubito che possa avere senso fare tutto online».
Cos’è la psicoanalisi oggi?
«Un medico che ascolta i pazienti e presta molta attenzione ai dettagli, come direbbe Freud. Uno spazio di riflessione, in un’epoca che va veloce, e di gestione dell’inconscio, che a volte ci porta a scelte controproducenti. Con un meccanismo di transfert che va “riabilitato”, rispetto a una sua connotazione “negativa”. Chi viene da noi lo deve fare prima di tutto con piacere»
Vai a FRESCHI DI STAMPA