il Manifesto, 1 dicembre 2018
I genitori e il sesso degli angeli
di Sarantis Thanopulus e Annarosa Buttarelli
Introduzione: il tentativo di eliminare forme di discriminazione sessuale rischia di annullare le differenze rendendo impossibile il dialogo con il diverso da sé. La proposta di definire la genitorialità “genitore 1” e “genitore 2”, andando in questa direzione, crea identità indifferenziate in nome dell’uguaglianza. Intorno a questo tema dialogano Sarantis Thanopulos e Annarosa Buttarelli interrogandosi su come sia possibile superare la discriminazione sociale basata sul sesso salvaguardando la diversità. (Maria Antoncecchi)
Sarantis Thanapulos, psichiatra, psicoanalista, membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana con funzioni di training.
Annarosa Buttarelli, filosofa, saggista, docente e ricercatrice italiana nell’ambito del Pensiero della differenza sessuale e della Filosofia di trasformazione.
Il Manifesto, 1 dicembre 2018
I genitori e il sesso degli angeli
di Sarantis Thanopulus e Annarosa Buttarelli
T.«Pare, Annarosa, che nel nostro mondo confuso la norma e la sua eccezione si sovrappongano. Mentre forte è la protesta nei confronti della proposta di legge del senatore Simone Pillon, che equipara il padre alla madre nell’affidamento dei figli, in caso di separazione, esponenti importanti delle lotte contro ogni forma di discriminazione si battono per l’affermazione legale di una definizione neutrale della genitorialità che distingue tra “genitore 1” e “genitore 2”.
A Salvini che rivendica una differenza tra madre e padre fatta di stereotipie sociali, che ne comprimono e rinsecchiscono il significato e la funzione, viene opposto uno schema più “stitico”: l’istituzione di una distinzione numerica che rimanda alle file di attese negli uffici e nei supermercati o alle precedenze gerarchiche. Sembrerebbe che, da una parte, la differenza venga usata come fattore discriminante, e, dall’altra, la distinzione che difende la parità, annulli la differenza, affidandosi a definizioni, convenzionali, omologanti e molto più vulnerabili all’arbitrio.”
B.«Nella sostanza è così. Servono, tuttavia, alcune precisazioni. Salvini non ha in mente la differenza sessuale, ma quella di genere che sostiene storicamente lo schema del ruolo sociale basato sul sesso. È la mancanza di questo sottile discernimento, difficilmente presente nelle coscienze, che rende possibile confondere gli argomenti di femministe radicali come me -per le quali l’esperienza delle donne di mettere al mondo bambini e bambine non è contrattabile- con gli argomenti patriarcali che vogliono mantenere la subordinazione delle donne assegnando loro il ruolo materno di “angeli del focolare”. Cosi ci si sente dire che le femministe radicali sono “di destra. Un malinteso senso dell’uguaglianza, e della “parità”, porta acqua al mulino di chi ha interesse ad affermare il “neutro”, un vertiginoso azzeramento della differenza sessuale. Come acutamente noti tu, sono proprio quelli e quelle che hanno tanto a cuore la lotta contro la discriminazione razziale e di orientamento sessuale, a voler rendere insignificante la ricchezza della differenza tra uomini e donne, perfino quella biologica e fisiologica.”
T.«Perdono di vista il fatto che le origini della discriminazione non sono nelle differenze di nascita o sessuali, ma nella proiezione di un proprio limite nell’eccezione alla “normalità”, vera o immaginaria, dell’altro. Annullare le differenze -che rendono i limiti dialoganti e elaborabili- con la definizione legale di identità indifferenziate, porta alla discriminazione, più temibile, di chi al “neutro”, al chiuso in sé, non vuole adattarsi. Se le forze attrattive che legano i nostri idiomi psicocorporei, vengono ridotte a una grammatica di “generi” sociali, la vita ruota attorno al “sesso degli angeli” e l’uniformità, supposta uguaglianza, svilisce la profondità erotica della donna e della maternità»
B.«Suppongo, Sarantis, che per te ruotare attorno al “sesso degli angeli”, sia un parlare a vuoto se poi essi non hanno una vita erotica. Tuttavia si tratta solo di portare in salvo la profondità del desiderio delle donne e della maternità o dobbiamo anche introdurre nella riflessione l’unicità della relazione materna? L’uniformità per legge, va nella direzione di moltiplicare le forme esterne della maternità, neutralizzandola.
La differenza vera inizia, invece, a germogliare all’interno della relazione materna, per il differente rapporto con il corpo della madre che un bambino è costretto a riconoscere come per sempre diverso dal suo, rispetto a una bambina che potrà coltivare la coscienza di stare in un continuum materno».