Il saggio ponderato di Élisabeth Roudinesco ricolloca la figura del creatore della psicoanalisi nel giusto contesto.
Il Sole 24 Ore, Domenica, 2 novembre 2014.
L’uomo che provò a capire il cervello.
INTRODUZIONE: l’articolo di de Sanctis commenta il saggio “Sigmund Freud en son temps et dans le nôtre” della storica della psicoanalisi Élisabeth Roudinesco che, dice l’autore, pur corposo e ricco di testimonianze e documenti si legge come un romanzo. Viene evidenziato come, dopo polemiche e giudizi spesso denigatòri della figura del padre della psicoanalisi, quest’opera lo ricollochi nel contesto storico cui apparteneva. Ne emergerebbe la figura di Freud uomo e scienziato della sua epoca, pienamente calato e partecipe di questa, e che al contempo «cambia lo sguardo che tutta un’epoca ha verso se stessa […] Inventa un nuovo racconto delle origini […]»
(Giuliana Rocchetti).
Il Sole 24 Ore, Domenica, 2 novembre 2014
Riccardo de Sanctis
«Grazie per i mondi che ci hai fatto scoprire e che adesso dovremo percorrere da soli, senza guida…». Incomincia così il suo discorso Stefan Zweig al funerale di Sigmund Freud a Londra il 23 settembre 1939. Da venti giorni la Francia e l’Inghilterra sono entrate in guerra contro la Germania. Poco più di un anno prima il creatore della psicanalisi, ricco e famoso, aveva dovuto lasciare Vienna per sfuggire ai nazisti.
Negli ultimi anni le analisi del suo pensiero, ma soprattutto le polemiche non sono mancate. Alcune ferocissime come quelle provocate nel 2011 dalla pubblicazione de Il Crepuscolo di un idolo del filosofo francese Michel Onfray.
Alle leggende dorate si sono contrapposte quelle nere. L’inventore della soggettività, dell’io moderno, è stato spesso trasformato in un ciarlatano, un incestuoso, un imbroglione, un fascista… Chi era veramente Freud?
Per comprendere l’uomo piuttosto che giudicarlo era necessario ricollocare la psicanalisi e il suo ideatore nel suo contesto storico.
È quello che ha fatto la storica della psicanalisi Élisabeth Roudinesco dell’Università Parigi VII – Diderot con il suo Sigmund Freud en son temps et dans le nôtre uscito l’11 settembre scorso in Francia per le edizioni Seuil. Più di cinquecento pagine ricche di fatti e di testimonianze, che si leggono come un romanzo.
La Roudinesco ha potuto accedere agli archivi di Freud alla Library of Congress di Washington, aperti dopo trent’anni di battaglie fra le varie associazioni psicanalitiche. E ha potuto chiarire molte questioni controverse. Non esiste – ad esempio – alcuna traccia di una relazione con la cognata Minna, ed è fuori di dubbio l’avversione di Freud per ogni dittatura.
Non si può comprendere il suo pensiero senza collocarlo in un contesto molto particolare, quello degli ebrei a Vienna fra ‘800 e ‘900, in un momento di profonda trasformazione delle norme familiari e delle pratiche mediche e di vivace dibattito intellettuale. Gli psicanalisti hanno spesso avuto una concezione antistorica della psicanalisi, che sarebbe sorta come per magia, da un’autoanalisi di Freud, dalla scoperta del suo inconscio. Una costruzione a posteriori che non regge alla prova dei fatti. In realtà Freud è andato avanti per tentativi, si è ispirato a teorie scientifiche del suo tempo, ha sofferto, ha avuto esitazioni, ha soprattutto discusso molto con i suoi discepoli… La storica ripercorre la vita di Freud, la genesi dei suoi scritti, la rivoluzione simbolica di cui fu l’iniziatore all’alba della Belle Époque e poi il tormento dello scienziato e il pessimismo degli anni 20, fino ai momenti drammatici dell’avvento del nazismo. Lo studio parte con la nascita il 6 maggio del 1856 di Schlomo Sigmunde fonte di orgoglio per la mamma Amalia che lo chiamava «il mio Sigi d’oro», erede di una stirpe di commercianti ebrei della Galizia orientale. Il libro ricostruisce la storia di Sigmund in un periodo storico turbolento. Era un conservatore illuminato, che cercava di liberare il sesso per meglio controllarlo, un ebreo erede del romanticismo tedesco che voleva smantellare il giudaismo e le identità comunitarie, un appassionato cultore delle tragedie greche e di Shakespeare. Pensò all’inizio di darsi alla carriera politica, poi decise che voleva fare il filosofo, il giurista, infine il naturalista… voleva imbarcarsi per attraversare gli oceani come Charles Darwin ma si paragonava anche a Cristoforo Colombo o a Copernico. Nel 1881 Freud sostenne la tesi di dottorato e l’anno seguente decise di orientarsi verso la carriera medica. Aveva studiato la sessualità delle anguille poi, affascinato dalla magia del microscopio, si era dedicato allo studio dei neuroni dei gamberi e successivamente del midollo spinale di un pesce primitivo; fino allo studio del sistema nervoso umano. Lavorò a una teoria del funzionamento delle cellule nervose mentre seguiva il laboratorio di chimica del professor Carl Ludwig. Sarebbe potuto diventare uno dei migliori ricercatori della sua generazione in anatomia, biologia e fisiologia. Fu quest’ultimo insegnamento che influenzò più d’ogni altro l’elaborazione di una nuova dinamica materialista della psiche. Il termine psicoanalisi appare per la prima volta in un testo di Freud del 1896. Ma il metodo lo praticava già da circa sei anni: faceva distendere il paziente su un lettino ornato da tappeti e cuscini orientali che gli era stato donato da una certa signora Benvenisti… Lo scienziato positivista e fisiologo, incomincia nel 1897 a elaborare una teoria dell’Eros in cui estende la nozione di sessualità a una sorta di disposizione psichica universale e ne fa l’essenza dell’attività umana. Al contempo «cambia lo sguardo che tutta un’epoca ha verso se stessa e il proprio modo di pensarsi. Inventa un nuovo racconto delle origini di cui il soggetto moderno è l’eroe, non di una semplice patologia, ma di una tragedia. Per circa un secolo questa invenzione freudiana segnerà le mentalità».
Freud, contemporaneamente all’invenzione del cinema (grande fabbrica di sogni, di miti e di eroi), e proprio quando si elaborano in tutta Europa importanti programmi di ricerca fondati sullo studio dei fatti, compie una strana rivoluzione intima, ricerca la parte oscura di sé, in un rovesciamento della ragione nel suo contrario, alla ricerca della morte che opera nella vita… «È – come afferma Thomas Mann – un romanticismo divenuto scientifico».
La Roudinesco sostiene che quello che Herr Professor credeva di scoprire non era in fondo che il frutto di una certa società, di un certo ambiente familiare, di una situazione politica che egli interpretava magistralmente per farne un prodotto dell’inconscio. Fu un errore pensare la psicanalisi come una scienza. Freud stabilisce, o tenta di stabilire, i fatti rigorosamente, ma le sue conclusioni sono interpretazioni. Esperimenti non se ne possono fare, né si possono applicare modelli matematici… Un interessante capitolo è dedicato alle donne. Si racconta come dagli anni 20 esse fossero sempre più presenti nel movimento psicanalitico e di come apportarono uno sguardo nuovo sul modo di curare. Si ricostruisce anche la lunga corrispondenza fra Freud e la scrittrice e psicanalista Lou Andreas-Salomé. Una bella testimonianza di amicizia e di scambio intellettuale alla pari che contraddice l’immagine di un Freud misogino.