Cultura e Società

Lo psicologo: “Il sesso dei genitori? Irrilevante. L’idea di coppie gay con figli è ancora un tabù”, L’ ESPRESSO, 09 febbraio 2016

12/02/16

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L’Espresso

Lo psicologo: “Il sesso dei genitori? Irrilevante. L’idea di coppie gay con figli è ancora un tabù”

Mentre prosegue il dibattito sulla stepchild adoption, Antonino Ferro, presidente della Società psicoanalitica italiana, spiega che, in realtà, “la buona crescita di un bambino non dipende dal sesso dei genitori . Il problema è che il cambiamento ci terrorizza per questo persiste una forma di apartheid verso gli omosessuali”

INTRODUZIONE: Antonino Ferro, presidente della Società psicoanalitica italiana, intervistato da Susanna Turco per L’espresso. Repubblica online, si esprime a favore dell’adozione per le coppie omosessuali, poiché fondamentali in una coppia genitoriale, sia omo che etero,  sono le funzioni materna e paterna. In problema nasce, secondo il presidente Ferro, da un certo conservatorismo e timore catastrofico nei confronti del cambiamento. (Silvia Vessella)

L’Espresso  –  09 febbraio 2016

Susanna Turco

La politica che affronta le unioni civili ci si contorce sopra, i contrari alla stepchild adoption sparano tutte le loro cartucce, il fronte teocon attacca persino l’ospitata sanremese di Elton John, paventando addirittura che essa – invece che in canzoni – si risolva in “una pubblicità sull’utero in affitto”. Ma il curioso è che, se si chiede lume ai tecnici, agli esperti, a chi tutti i giorni si confronta con le spine della psiche, il problema della “tutela dei bambini” nelle coppie omossessuali viene azzerato di colpo. Cambia completamente faccia. “Che i genitori siano omo o etero non rileva: il loro sesso biologico è un elemento assolutamente inessenziale, per la buona crescita di un bambino”, spiega Antonino Ferro, psichiatra, psicologo, presidente della Società psicoanalitica italiana, libri tradotti in dieci lingue. Il problema, spiega, nasce da tutta un’altra parte: dal fatto che “si fatica ad accettare il cambiamento, la novità che ci siano genitori dello stesso sesso”. Così, mentre la politica annaspa sul ddl Cirinnà aggrappandosi alla libertà di coscienza, Ferro traccia a titolo personale una traiettoria problematica completamente diversa. Con una conclusione: “Una legge che istituisca le unioni civili, consentendo l’adozione interna alla coppia, porterebbe a una normalizzazione di quei legami: e questo avrebbe risvolti positivi, anche per i figli di quelle coppie”

Professore, cominciamo dalla domanda di fondo: ci sono differenze tra genitori omo ed etero?
“Il sesso biologico dei genitori è un elemento assolutamente inessenziale. Più che l’essere uomo o donna, quello che conta in una coppia genitoriale è l’attitudine mentale, la capacità di svolgere le funzioni paterne (la legge, l’ordine) e materne (l’accoglienza, l’affettuosità). Se una coppia funziona in una maniera mentalmente eterosessuale, se al suo interno c’è chi svolge la funzione materna e chi quella paterna, non vedo alcuna differenza che riguardi il sesso biologico dei suoi componenti. Perché non è da quello che dipende l’equilibrio complessivo della coppia, e dunque la crescita del bambino”.

Vale per qualunque coppia?
“Certo, anche per le coppie di genitori eterosessuali: non è detto che la funzione paterna sia svolta dal padre, e quella materna sia svolta dalla madre. In tante famiglie può accadere l’inverso, essere la madre normativa e il padre affettivo. L’importante è l’insieme”.

Esistono studi sufficienti a dire che non esistono differenze?
“Svariati, e anche noti. Ad esempio quelli dell’Associazione psicoanalitica e della Società pediatrica americane che, basandosi su vasti numeri, dicono che non c’è differenza. Il figlio di una coppia omosessuale ha un processo di  crescita del tutto equiparabile al figlio di una coppia etero”.

E allora perché ci sono tanti dubbi sulla capacità genitoriale delle coppie gay?
“Per un motivo squisitamente umano. Perché siamo conservatori, vogliamo stare in poltrone comode, in cose che già sappiamo, e ogni cambiamento è visto, sempre, come una cosa terribile. Cosa è stato detto ai tempi del divorzio? Che sarebbe stato una catastrofe, la fine della famiglia. Siamo una specie che fa fatica ad accettare il nuovo. Abbiamo la tendenza a voler essere scarafaggi”.

Che c’entrano gli scarafaggi?
“Lo diceva la Montalcini. Gli scarafaggi sono perfetti, infatti non hanno avuto nessuna mutazione, nessuna evoluzione in migliaia di anni. Invece per fortuna, per noi umani le cose cambiano, in continuazione. La realtà comunque si muove: possiamo rallentare il cambiamento, far soffrire delle persone, ma non impedirlo”.

Gran parte della controversia si è concentrata sulla stepchild adoption. Mi sa dire come mai?
“Dal punto di vista numerico è insensato. Ho letto che le coppie omosessuali sono qualche migliaio, quelle di cui si pone la problematica dell’adozione sono circa cinquecento, in tutta Italia. Cioè è una problematica che riguarda davvero pochi. E allora perché questa angoscia?”

Perché?
“Anche lì, è come se la nostra specie possa fare le cose a piccoli passettini, ogni cambiamento è una specie di via crucis. E l’idea che un bambino possa essere cresciuto da una coppia omosessuale rappresenta in qualche modo un tabù più forte anche dell’idea che esista una coppia omosessuale riconosciuta”.

Un problema di accettazione della diversità?
“E’ come se dovesse continuare ad esserci un apartheid nei confronti degli omosessuali. Cinquant’anni fa si arrivava a licenziarli. Adesso si è riusciti a concepire che possano essere riconosciuti come unione. Sì, ma – come nell’apartheid – quelle coppie non possono prendere l’ascensore: devono fare le scale a piedi. Ma perché?”

Chi è contrario alla stepchild adoption, dice che è “per tutelare l’interesse del bambino, che ha diritto a una famiglia naturale composta di una mamma e un papà”.
“Ma è una cavolata atroce. E quindi, un bambino cui muore uno dei due genitori omosessuali, dovrebbe andare a vivere in un altro nucleo familiare, o in un istituto, piuttosto che restare tra le sue abitudini e i suoi affetti? Qui non invocherei neanche la psicoanalisi, ma un buon senso minimale. Parliamoci chiaro: immaginare un percorso del genere è una forma di sadismo”.

E perché, scusi, non esiste la famiglia naturale?
“Scambiamo sempre per famiglia naturale la famiglia della cultura in cui viviamo. Abbiamo la fissazione di pensare che è naturale ciò che accade da noi. Ignoriamo il fatto che esistono realtà culturali completamente diverse, nelle quali “naturale” – a voler usare proprio quest’aggettivo – significa tutt’altra cosa”.

C’è dell’altro, dietro la difficoltà ad accettare l’adozione da parte delle coppie omosessuali?
“Certo che c’è. Perché il passo successivo sarà la donazione degli spermatozoi e l’utero in affitto”.

Mi sembra di udire da qualche parte un Giovanardi che gioisce. Lo sente anche lei?
“Sì lo so, oggi guai a parlare di utero in affitto. Cinquant’anni fa, non potevamo trapiantare il cuore: al primo trapianto si disse “non si può scherzare col cuore, e i sentimenti allora?”. Adesso ci sono i donatori di reni e nessuno si scandalizza”.

Beh ma un feto non è un organo.
“Certo: l’utero, la fecondazione, la nascita. Ma, se la guardiamo con occhi tranquilli, non mi turba. Sarà che, con il lavoro che faccio, non faccio altro che dare in affitto la mia mente, perché accolga i pensieri degli altri, che poi vengono restituiti ai pazienti. Dunque fatico a scandalizzarmi. Vedo l’utero in affitto come una delle evoluzioni future della scienza, della psicologia, della ginecologia. D’altra parte, il feto non ha un legame affettivo con la placenta: ha un legame con certi parametri biologici, con certe funzioni di base che una certa signora ha. La mammità e la papità è la situazione affettiva che si crea dopo la nascita, non prima. Dunque se la tecnologia porta anche a questo, perché no? Capisco che terrorizzi, e che sia difficile accettarlo. Ma un motivo serio non c’è”

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