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Lettere tra Bompiani e Thanopulos: tu chiamalo, se vuoi, pensiero affettivo, di D. D’Alessandro, HuffPost, 4/9/2024

5/09/24
Lettere tra Bompiani e Thanopulos: tu chiamalo, se vuoi, pensiero affettivo, di D. D'Alessandro, HuffPost, 4/9/2024

Parole chiave: Psicoanalisi, Affetto, Emozioni, Freud, Winnicott, Bion

Tu chiamalo, se vuoi, pensiero affettivo

Ginevra Bompiani e Sarantis Thanopulos si scambiano lettere riflettendo su emozioni e sentimenti. Un dialogo alto che apre a ulteriori dialoghi

di Davide D’Alessandro

Mentre siamo ahimè bombardati dalla Sangiuliano-story, c’è anche spazio per un pensiero affettivo, per uno scambio alto tra due autori, una scrittrice e uno psicoanalista, una riflessione profonda sull’illusione.

“Pensiero affettivo”, edito da Feltrinelli, è un “palleggio tra amici”, Ginevra Bompiani e Sarantis Thanopulos. Tutto nasce e si sviluppa da una semplice idea di Bompiani, l’affetto è una forma del pensiero: “Avrebbe anche potuto venirmi a rovescio: il pensiero è una forma dell’affetto. Sarebbe stata più chiara. Tu, come analista, me l’avresti spiegata. Ma è venuta così. E subito mi sono detta: e come potrebbe essere altrimenti? Tutto avviene nel nostro cervello, fluendo minuziosamente nelle sue ramificazioni, pompate dal sangue”.

Risponde Thanopulos: “In psicoanalisi è un dato di partenza che all’inizio della vita affetto e pensiero coincidano. Tra quello che il lattante prova e quello che rappresenta mentalmente esiste una differenza oggettiva, ma, ciò che conta, non soggettiva. La coincidenza tra l’affetto e il pensiero persiste in tutta la vita, è il nucleo profondo, essenziale della nostra concezione della realtà. Il mio primo analista, Ignacio Matte Blanco, ha definito l’emozione come composto di sensazione-sentimento (sottolineando la natura psicocorporea dell’affetto) e di pensiero”.

Ecco, emozione e sentimento sono i due termini che sento di estrapolare da un libro inaspettato, un libro sulla vita, su ciò che batte all’interno della vita, su ciò che si muove tra i pensieri della vita. Non è facile, oggi, entrare in una libreria e trovare sostanza, materia per elaborare ulteriori pensieri, i pensieri di tutti, che albergano in ciascuno e fermarsi un attimo a osservarli, ad ascoltarli. Avete mai sostato sull’illusione? Che cos’è?

Scrive Bompiani: “L’illusione è il tragitto!… Vi sarebbero due tipi di illusione: non tanto l’illusione e l’inganno, quanto l’illusione dell’affetto e quella della ragione… (o il suo sogno, per riprendere Calderón de la Barca, e poi Goya). La prima, l’illusione affettiva, che investe il viaggio della freccia e il suo punto di arrivo, è un’illusione ‘individuale’. L’altra è un’illusione ‘collettiva’, cioè convenzionale (quella, appunto, mi pare, che tu chiami inganno). Questa, per esempio, è l’illusione della scienza o della tecnica. Entrambe depositano davanti ai nostri sensi la realtà circostante. Lasciando fremere nei suoi confini il dubbio”.

Risponde Thanopulos: “Voglio chiarire una nostra differenza: per me l’illusione non crea la realtà tout court, ma la realtà vivibile, abitabile, all’interno della quale noi ci sentiamo reali e vivi. L’illusione è ciò che muove l’immaginazione (la prefigurazione del legame del desiderio, del pensiero e dell’affetto con il loro oggetto) nell’oltre spaziale e temporale dell’effettività del vissuto che non può consistere nella sua concretezza senza la potenzialità della sua espansione laterale. Non anticipa ciò che accadrà, lo mantiene oltre l’anticipazione del suo accadimento, lo fa vivere nella potenzialità del suo accadere, laddove l’attesa si compie conservandosi incompiuta, insatura, e l’inatteso rende desiderabile, godibile e conoscibile la realtà”.

Gli autori, passeggiando tra i pensieri affettivi, si affidano anche ai pensieri di altri autori, mi riferisco a Winnicott, Canetti, Damasio, Deleuze e Guattari, Spinoza, Arendt, Foucault, Bion, Merleau-Ponty, citati non per esibire conoscenza e cultura, ma per lavorarli e calarli nel testo, evidenziando coincidenze e distanze, intuizioni e rumori di fondo.

Il pensiero affettivo è un dialogo sempre aperto, un dialogo tra viventi e pensanti che non può morire. Sta a noi metterci in contatto, far viaggiare sul filo dell’esistenza le idee e le storie fatte per essere raccontate, per incontrare altri umani, per creare esperienze simbiotiche, non replicabili altrove.

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