Cultura e Società

“Le declinazioni del sessuale” di D. D’Alessandro, Huffpost 24/11/2024

25/11/24
"Declinazioni del sessuale", Bologna 23 e 24 novembre 2024

Parole chiave: Psicoanalisi, Freud, Sessualità Infantile, Desiderio

Le declinazioni del sessuale

Due giorni di Convegno della SPI a Bologna per interrogarsi su uno dei temi cruciali della psicoanalisi

di Davide D’Alessandro

Due giorni a Bologna per confrontarsi sulle “Declinazioni del Sessuale”. Questo il titolo del Convegno della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) che ha di fatto condotto a termine il quadriennio dell’esecutivo a guida Sarantis Thanopulos. È toccato proprio al Presidente aprire i lavori e ringraziare tutti per il buono che è stato fatto, augurando il meglio alla squadra che si appresta a subentrare.

Nella relazione, dal titolo “L’eros femminile è al centro della vita”, Thanopulos, partendo da Donald Winnicott, ha ricordato che “già nell’esperienza dell’appagamento pulsionale dell’allattamento (il culmine del legame erotico con la madre), esattamente come (con ben più complessità) accade nell’amplesso erotico adulto, delicatezza e impetuosità, quiete e tempesta, contrasto e armonia, si alternano e si intrecciano tra di loro, così che il momento della quiete che subentra al godimento non è mai la cessazione del coinvolgimento. Anche perché l’appagamento pur compiuto resta sempre insaturo, la sazietà lo ottunde e lo svilisce. Così il coinvolgimento pulsionale intenso continua a vivere nei periodi quieti (privi di eccitazione pulsionale) delle cure materne, restando vivo nel loro nucleo come potenzialità che le rende emotivamente appaganti e significative”.

Poi, è venuto fuori il “clinico”, l’operatore della psiche, per spiegare che “sappiamo dalla nostra esperienza clinica soprattutto come diffuso è oggi l’autoinganno nei rapporti sessuali. Prodotto di una profonda crisi delle relazioni di desiderio (amare e odiare) combatte e, al tempo stesso, perpetua l’angoscia depressiva di trovare un vuoto al posto dell’oggetto desiderato che crea un vuoto dentro di sé. La prevalenza di una sessualità ‘idraulica’ di impostazione difensiva maschile che usa dispositivi di eccitazione antidepressiva e di scarica distensiva (imitando l’orgasmo) sta de-sessualizzando le relazioni tra gli adolescenti, creando correnti di identità ‘fluide’. Tali identità astratte dall’eros (da cui si difendono) nulla hanno a che fare con la libertà del movimento sperimentale interno tra femminile e maschile e tra eterosessualità e omosessualità tipico dell’adolescenza. Le identità de-sessualizzate (che si scaricano impropriamente sulla transessualità, un fenomeno antico) rappresentano oggi, in un mondo di insidiosa tendenza a liberarsi dell’alterità, l’emergere prepotente del nucleo profondo e mortifero del patriarcato: l’androgino, il neutro”.

Sul tema, di delicatezza estrema, non tutti si trovano d’accordo, ma la SPI resta il centro del dibattito aperto e in più occasioni di confronto pubblico, oltre che nei tanti articoli pubblicati sulle Riviste della Società, sono emerse posizioni distanti che non minano, anzi rafforzano, l’istituzione di riferimento.

A Bologna, i contributi, tutti di notevole interesse, di Laura Colombi, Paolo Fabozzi, Angelo Moroni, Violet Pietrantonio, Anna Maria Olivieri, Federica Recchia, Fulvio Mazzacane, Virginia De Micco, Maria Ceolin, Franco De Masi, Vanna Berlincioni e Amalia Giuffrida, hanno spaziato tra le forme della sessualità, la sessualità, l’essere e il divenire storico dell’adolescente di oggi, i destini per i concetti di sessualità e sessualità infantile nella psicoanalisi del XXI secolo, la sessualità in seduta e la sessualità straniera, tra malintesi culturali e declinazioni del desiderio, le considerazioni sul Cybersex, tra sessualità e sessualizzazione, per chiudere con la giostra del piacere.

Se è vero che la sessualità resta il motore del mondo, è giusto che i professionisti della psiche continuino a interrogarsi e a interrogarla, soprattutto in un contesto epocale alquanto complicato, tra forze che spingono in un verso e altre che spingono nel verso opposto. La psicoanalisi non ha l’ultima parola, ma la sua parola è determinante poiché giunge da chi quotidianamente opera con l’umano, con l’inquieto vincolo dell’umano.

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