Anish Kapoor When I am Pregnant, 1992 ©Anish Kapoor. All rights reserved.
Parole chiave: Psicoanalisi bambini Adolescenti, Firenze, Un difficile inizio, Femminicidio
Lavorare con bambini e adolescenti,
VII Convegno Nazionale sul lavoro
psicoanalitico con bambini e adolescenti
25 e 26 novembre 2023
MUSEO DEGLI INNOCENTI
FIRENZE
Piazza della Santissima Annunziata, 13
UN DIFFICILE INIZIO
Rischi, Prevenzione e Cura nei Primi Anni di Vita
di Davide D’Alessandro, HuffPost, 29 Novembre 2023
Nel capoluogo toscano, nel fine settimana, la Società Psicoanalitica Italiana si è confrontata sul “difficile inizio”. Cosa succede di fronte a traumi o elementi problematici?
Intensa, ricca di spunti e sollecitazioni la due giorni fiorentina di “Un difficile inizio. VII Convegno nazionale sul lavoro psicoanalitico con bambini e adolescenti”, che si è tenuta nel capoluogo toscano nell’ultimo fine settimana.
Elena Molinari, Segretario scientifico della SPI, ha utilizzato alcune diapositive per introdurre i lavori e concludere che “riprendendo i due concetti di ‘inizio’ e ‘nascita’ potremmo dire che l’esperienza psicoanalitica può contenerli entrambi: contiene il ‘difficile inizio,’che occupa un certo tempo del processo finalizzato ad acquisire la capacità di accettare i propri difetti, le proprie cicatrici, gli errori commessi, facendo i conti con il limite del morire a se stessi e facendo il lutto con l’orizzonte temporale che ci determina, ma contiene anche quello della nascita il ‘difficile inizio’ che spesso coincide più compiutamente con la fine dell’analisi quando, potendo utilizzare meglio la capacità di amare e di sognare, ci viene data la possibilità di mettere al mondo nuove neonate parti di sé”.
Ma c’è un aspetto cruciale del suo intervento che va sottolineato: “Oltre alla narrazione piena di meraviglia e commozione che circonda ogni nascita, occorrerebbe ascoltare anche l’altra metà del racconto per rendersi conto di quanto l’amore non sia un impegno a basso prezzo. Un bambino crea un senso di precarietà, di grande affaticamento e anche di imprigionamento e, in un mondo ossessionato dal potere, dall’acquisizione e dall’efficienza, il paradigma del prendersi cura non è certo facile da abbracciare. Inoltre per le donne la conciliazione tra realizzazione di sé e cura dei figli deve ancora trovare una strada percorribile. Non solo è rara la possibilità di un aiuto pratico tra le generazioni, ma è la stessa continuità della narrazione transgenerazionale che è venuta meno. Il paradigma della narrazione (cioè raccontare a qualcuno cosa stai vivendo) che dà senso a ciò che accade, è andato disgregandosi ed è stato sostituito da tanti frammenti di euforia postati sui social a cui seguono momenti di solitudine e depressione. Una sorta di zapping frenetico con il mondo”.
Certo, non poteva passare inosservata la coincidenza del Convegno con la Giornata nazionale di protesta contro la violenza nei confronti delle donne. È toccato a Sarantis Thanopulos, Presidente della SPI, spiegare: “Nel clima cupo e angoscioso creato dall’uccisione di una giovane ragazza che voleva vivere libera e padrona del suo corpo e della sua esperienza. La violenza contro le donne è violenza contro la loro femminilità che violenta tutti noi e minaccia il nostro destino. Non siamo di fronte a un eccesso della violenza nei confronti della donna che è costitutiva del sistema patriarcale. Assistiamo a una degenerazione di questa violenza che rivela il suo nucleo più oscuro: la neutralizzazione del desiderio femminile, l’eliminazione della profondità e dell’intensità del coinvolgimento con la vita che trova nella donna la sua espressione più autentica. La capacità della donna di sentire, intuire la vita che palpita in ogni cosa è superiore a quella dell’uomo. È la parte femminile in noi il metronomo del respiro che ci lega con i ritmi vitali del mondo. Il femminicidio è un segnale allarmante di una tendenza autodistruttiva, suicida che uccide la nostra capacità di prendere cura dell’ambiente, della Polis e delle nostre relazioni affettive e ci porta a un’aggressività di massa che mira solo alla scarica impulsiva e compulsiva. Rischiamo di restare prigionieri di difese psichiche folli, ‘autoimmunitarie’, che attaccano la vita dentro di noi. Una società che aggredisce la propria materia erotica e affettiva non è un posto buono, accogliente per i bambini. Tende a rendere il loro ‘difficile inizio’ una realtà diffusa, a cui rassegnarsi. Cosa si può aspettare da ambienti inconsapevolmente traumatizzanti in cui la cura affettiva per nuovi venuti è sostituita dall’accudimento fondato sui bisogni materiali che trascura i sentimenti? Dove il coinvolgimento emotivo, il gioco, il piacere della scoperta protetta (la cura che gli adulti mettono per associate la sorpresa alla meraviglia e separarla dalla sensazione del pericolo) sono repressi? Dove dei genitori ansiosi, perché vivono in un mondo precario, sempre più incerto, cercano di collocare i loro figli in spazi di vita predeterminati, in modo da rendere prevedibile la loro gestione?”
Oltre alle tavole rotonde e ai dibattiti, come momento centrale del Convegno, sotto il profilo dello studio, della ricerca e della riflessione, si sono tenuti i seguenti panel: Il lavoro psicoanalitico nell’Istituzione; Storie di bambini genitori e curanti; Maternità e paternità difficili; Bambini con gravi difficoltà psicofisiche: prevenzione e cura; Quando è mancato ‘l’intendersi’”.