Cultura e Società

L’accusa di Onfray: “un impostore” la difesa degli allievi: “Solo gossip”

12/04/11

Introduzione di Silvia Vessella

"Freud è Morto". Ennesimo grido di allarme nel libro di Michel Onfray "Il crepuscolo di un idolo", di cui ci parla il bell‘articolo di Luciana Sica su "La Repubblica"..
Se a volte le critiche sono state anche serie (Popper , Grùnbaum ) , in altri casi, come questo, sembra di avere a che fare con un "cahiers de doleances" di "scoperte" già note, superficiale, sconcertante.
Nino Ferro, dal suo punto di vista di certo non idealizzante della figura del fondatore della psicoanalisi, mentre appare divertito dal ricorso al gossip, ribadisce la fondamentale importanza del "metodo freudiano".
Simona Argentieri stigmatizza negativamente il tono apocalittico di certe posizioni e sottolinea anch’essa di non esserne troppo affannata, poiché la nostra è una disciplina che è in sé "una teoria della crisi permanente".
Di seguito all’articolo di Luciana Sica, il giornalista Fabio Gambaro propone una ricognizione dell’accesissimo dibattito che si è svolto in Francia attorno alla pubblicazione del libro di Onfray e che ha impegnato molti colleghi psicoanalisti.

Silvia Vessella

 

 

LUCIANA SICA
La repubblica-8 aprile 2011-cultura

L´accusa di Onfray: "un impostore" la difesa degli allievi: "Solo gossip"

Le repliche: "La nostra disciplina non avrà cambiato il mondo ma può aiutare le persone" .
Esce il libro scritto dal filosofo contro il padre della psicanalisi. Ecco le sue parole e le risposte degli studiosi italiani .
L´attacco: "Era un inventore di casi clinici, un depressivo e un antisemita".

 

Con vena iconoclasta il filosofo francese Michel Onfray ha scritto un libro di seicento pagine per dire che Freud è stato un borghese reazionario, bugiardo, falsario, omofobo, fallocrate e ammiratore di Mussolini. Crepuscolo di un idolo s´intitola: in Francia è uscito un anno fa da Grasset, e – tra invettive e anatemi, accuse e controaccuse – è stato al centro di una violentissima polemica in bella mostra sulle prime pagine di Le Monde e Libération, sulle copertine di riviste come Le Point, L´Express, Nouvel Observateur.
Nelle librerie italiane, il saggio di Onfray contro «l´affabulazione freudiana» arriva mercoledì prossimo (tradotto da Ponte alle Grazie), ma è improbabile che qui da noi possa avere l´effetto di un ciclone, scatenando la stessa ira furente dell´élite intellettuale parigina, decisamente incline a escludere ogni equivalenza tra il fondatore della psicoanalisi e il più volgare degli impostori. Aldilà delle reazioni più o meno composte, Crepuscolo di un idolo è un meticolosissimo quaderno delle doglianze, una dissacrazione che non risparmia nessun dettaglio. Per dirla con Onfray la tesi di fondo della sua «opera» sarebbe nietzschiana: «La filosofia – così si è espresso – è sempre la confessione dell´autore, la sua autobiografia, e ciò vale anche per Freud».
Sarà, ma alcuni capi d´imputazione risultano sconcertanti. Qualche esempio del furibondo j´accuse contro il maestro viennese: Freud intanto è stato un cocainomane depressivo, onanista, incestuoso, tanto ossessionato dal sesso della madre d´allargare all´universo mondo la sua personale patologia edipica. E poi: un adepto di occultismo, un inventore di casi clinici, un antisemita perché il suo Mosè non era ebreo, e in più un sostenitore dei fascismi per quella nota dedica a Mussolini in Perché la guerra? – il carteggio con Einstein. Addirittura sarebbe stato il teorico dell´«attenzione fluttuante», per potersi appisolare durante le sedute! E ancora, imperdonabile, era un mascalzone che andava a letto con la cognata, «subito dopo aver fissato, come cardine della sua dottrina, la rinuncia alla sessualità al fine di sublimare la libido nella creazione della psicoanalisi».
«Che Freud andasse a letto con Minna Bernays, a me lo rende anche più simpatico. Questa storia l´ho già letta quattro anni fa, sul New York Times. C´era anche la «prova»: la registrazione dei due fedifraghi in un albergo lussuoso delle Alpi svizzere, dove si presentarono come marito e moglie e occuparono una stanza matrimoniale… Dunque Freud tradiva Martha, e allora? Questo toglie qualcosa alle sue scoperte?»: i gossip sulla vita privata di Freud divertono Nino Ferro, che rappresenterà l´Europa al congresso dell´International Psychoanalytical Association, in programma il prossimo agosto a Città del Messico. Un po´ difficile farlo parlare «seriamente», per la sua ilarità e anche perché se c´è un analista che non considera Freud un idolo, è proprio lui. Infatti dice: «Questo libro magari sarà una reazione a quel clima di sacralità che c´è in Francia intorno a Freud, una vera idolatria, una sorta di feticizzazione del suo pensiero che fa dell´opera freudiana un Corano… La mia invece è una visione minimalista della psicoanalisi, che considero quanto di meglio sia stato trovato come rimedio alla sofferenza psichica. E sono radicalmente freudiano, ma nel metodo, mettendo continuamente da parte ciò che so a favore di quanto devo scoprire».
Da sempre la psicoanalisi è oggetto di critiche feroci, alcune molto serie firmate Popper o Grünbaum, e negli ultimi anni – sulla scia del Libro nero della psicoanalisi (Fazi, 2006) – di volta in volta ai più lugubri de profundis («Freud è morto») hanno fatto seguito sorprendenti resurrezioni («Il ritorno di Freud»). «È un fenomeno ricorrente. Ogni tanto libri e giornali, con tono apocalittico, intonano il requiem per la psicoanalisi e smitizzano il suo fondatore»: a dirlo con un filo d´insofferenza è Simona Argentieri, che tra l´altro figura nel Comitato scientifico di un dizionario appena uscito della Treccani (Cervello Mente Psiche). «Capita che alcuni si aggrappano a una grande figura come quella di Freud, idealizzata sia pure in negativo, per sviluppare qualche esile ideuzza. Non credo ci si debba affannare troppo per le critiche, in genere di modesto spessore, tanto più che la nostra disciplina è in sé una teoria della crisi permanente. Il problema è la confusione che generano, senza distinguere tra scuole e percorsi formativi. Ormai ogni cura basata sull´ascolto viene disinvoltamente definita «psicanalisi», accomunando tutti in un costume di eccessiva presenza mediatica. Compresi quelli che – per dirla con Freud – pur denigrandoci, scaldano la loro minestrina al nostro fuoco… La psicoanalisi non avrà cambiato il mondo, tuttavia talvolta un analista – con lento, anonimo, laborioso miracolo – può cambiare la vita di una persona».
Si avventura in un paradosso Antonio Di Ciaccia, nome legato alla cura dell´opera di Lacan (in settembre uscirà da Einaudi il seminario del ‘72-73, quello sul godimento femminile, intitolato Ancora). È lui, che ha firmato la prefazione dell´Antilibro nero della psicoanalisi (Quodlibet, 2007), a dire qui: «Mica male mettere in discussione Freud. Il pericolo è piuttosto la calma piatta, il conformismo degli analisti, l´eccessivo adeguamento alle attese sociali, culturali… Che poi ci sia una profonda ambivalenza nei confronti della psicoanalisi non può sorprendere, perché c´è un «qualcosa» che vuole ignorare il nostro mondo ossessionato dalla razionalità. E questo «qualcosa» – spaventoso, eppure attraente e così assolutamente condizionante – è l´inconscio che Freud ha fatto parlare».

 

FABIO GAMBARO
La repubblica-8 aprile 2011

I Dibattiti e le polemiche in Francia

Quando uscì in Francia Il crepuscolo di un idolo fu molto attaccato. Da Julia Kristeva a Alain Badiou, da Serge Hefez a Jacques-Alain Miller, molti lo condannarono senza appello. Per Elisabeth Roudinesco, il filosofo francese attribuiva «al fondatore della psicanalisi le proprie ossessioni», riabilitando addirittura «il discorso antifreudiano dell´estrema destra francese». Bernard-Henri Lévy l´aveva definito "puerile, banale e pedante", con uno scambio tanto acceso da beccarsi l´accusa di "intellettuale ammuffito". D´altra parte Onfray ha continuato a difendere con passione la sua «lettura nietzschiana» del padre della psicanalisi. Che propone un ritratto impietoso del celebre medico viennese, il quale avrebbe trasformato una problematica esistenziale privata in una teoria universale, «imponendo le sue nevrosi a tutta l´umanità». Il complesso d´Edipo, ad esempio, non sarebbe altro che il tentativo di trasformare in una teoria globale un disagio personale, nato dai desideri incestuosi che il giovane Freud provava nei confronti della madre. Per «smantellare le favole freudiane», il filosofo francese cita la mancanza di rigore scientifico. Che ha trasformato la psicanalisi in una nuova religione, di cui i seguaci si ostinerebbero a difendere ciecamente tutte le leggende.

 

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