La Stampa
18 aprile 2020
STEFANO BOLOGNINI “Gli attuali servizi psichiatrici non reggeranno l’urto della crisi”
“E’ un trauma che resterà a lungo con noi. Nella fase 2 aumenta il rischio depressione”
Francesco Rigatelli intervista Stefano Bolognini
Introduzione: Cosa resterà del trauma indotto sulla psiche-soma a livello individuale e a livello dell’inconscio collettivo dal Covid 19? La pericolosità del contagio, l’assenza di garanzia contro la possibilità della morte ubiquitaria, il diffuso clima d’insicurezza legato al distanziamento sociale e alla crisi economica possono minare la cultura della fiducia e il bisogno di relazione con l’altro e nella vita sociale.
Stefano Bolognini, Psichiatra, Psicoanalista ordinario aft, Past President della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalityc Association, dialoga con Francesco Rigatelli al tempo del Coronavirus (Maria Naccari Carlizzi).
La Stampa
18 aprile, 2020
Francesco Rigatelli intervista Stefano Bolognini
STEFANO BOLOGNINI “Gli attuali servizi psichiatrici non reggeranno l’urto della crisi”
“E’ un trauma che resterà a lungo con noi. Nella fase 2 aumenta il rischio depressione”
«La caduta delle certezze provocherà disturbi psichici e i posti di lavoro a rischio porteranno un aumento di suicidi come nella crisi del 2008».
A mettere in guardia è Stefano Bolognini, 70 anni, psicoanalista bolognese, già presidente della Società mondiale di psicoanalisi.
In che momento mentale siamo?
«La fase uno è stata imprevista sia dal punto di vista organizzativo sia psichico. Solo nel film “Contagion” di Soderbergh avevamo visto qualcosa di simile. Non si può far finta che non sia traumatico. Inutile negare che si tratti di angoscia di morte e dell’invisibilità del nemico, a differenza che in guerra. Infine, è in crisi la speranza di soluzione del trauma, o dell’incubo, perché senza vaccino i tempi si allungano. Per ora a parte per la spesa non ci sono state reazioni irrazionali, ma si prospettano in vista dell’apertura».
Soffriremo di disturbi post traumatici?
«Eccome. Dopo il terremoto del Friuli molte persone tennero per anni i vestiti vicino al letto per paura di non riuscire a scappare. I traumi si iscrivono profondamente nelle persone. Penso a chi ha perso i parenti senza salutarli o alla paura di medici e infermieri di contagiare pazienti e famigliari. Per gli altri la minaccia è meno precisa, ma non penso ci abbracceremo e baceremo serenamente in futuro. I disturbi più gravi però non sono le residue paure, ma gli scossoni dell’apparato psichico che prima contava su alcune certezze. Nel pugilato si dice che i pugili cambiano dopo il primo Ko».
Paradossalmente si potrebbero fare più figli?
«Potrebbe essere una reazione all’angoscia di morte, ma è difficile fare pronostici. Le vere vittime sono gli amanti e anche le coppie con figli non se la passano bene».
Aumenteranno i suicidi come nel 2008?
«La disoccupazione è tra i principali motivi di suicidio. Si va verso una stagione ad alto rischio depressivo, non solo economico, per cui serve un’assistenza al pari di quella anti-infettiva. I servizi psichiatrici attuali non reggeranno l’urto della crisi».
Il caldo potrebbe influire sul virus, e su di noi?
«Stando in casa abbiamo riscoperto il valore delle relazioni e non vediamo l’ora dell’estate come tempo libero di socialità all’aperto. Sarà interessante il conflitto tra questo desiderio e il bisogno di sicurezza».
Qual è il consiglio dello psicoanalista per risolverlo?
«È quello della nonna: pazienza e buon senso. Meglio incontrare gli amici dopo e in sicurezza, anche per non guardarli male al primo colpo di tosse».
Che cosa ci può insegnare Freud oggi?
«È sufficiente leggere “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” e “Il disagio della civiltà” per capire la diffusa angoscia di morte e di perdita e per mantenere una visione non razionale, ma ragionevole, senza farci sopraffare dagli stati d’animo violenti. Freud insegna a pensare oltre l’istinto, a essere umani e a esserlo unpo’meglio».
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