Cultura e Società

La psicoanalisi italiana. Novant’anni fa a Teramo, WWW.YTALI.COM, 9 giugno 2015

15/06/15

INTRODUZIONE: La giornalista Luna Moltedo sulla rivista online YTALI rintraccia con sguardo chiaro e limpido per larghe linee la storia dalla Società Psicoanalitica Italiana dal suo nascere nel 1925 a Teramo, con l’interruzione del periodo del fascismo e della guerra, fino ai giorni nostri. E’ una vita scientifica e culturale “ non arroccata in una torre d’avorio dove tutto rimane uguale, ma un mondo, quello psicoanalitico, che anche al suo interno, senza perdere la propria identità, si trova a fare i conti con cambiamenti importanti.” Di questo e altro, la Moltedo ci annuncia, si parlerà nel Convegno del 31 ottobre appunto a Teramo. (Silvia Vessella)

www.ytali.com   -9 giugno 2015 

Maria Luna Moltedo

LA PSICOANALISI ITALIANA. NOVANT’ANNI FA A TERAMO

Quasi un secolo, novant’anni di psicoanalisi italiana. Il  7 giugno del 1925 fu fondata la Società Psicoanalitica Italiana. Nella ricorrenza la SPI ha organizzato un convegno che si terrà il 31 ottobre prossimo, a Teramo.

TERAMO

Nella città abruzzese Marco Levi Bianchini, all’epoca direttore dell’Ospedale Psichiatrico, promosse la fondazione della Società insieme a un gruppo di medici e medici psichiatri: Egisto De Nigris, Leonardo Claps, Nicola Ciaranca, Carlo Maestrini, Giovanni e Romolo Lucangeli, Luigi Lucidi, Alberto Rezza, Francesco Del Greco, Raffaele Vitolo, Giovanni Dalma e Edoardo Weiss.

“Levi Bianchini – si legge sul sito della SPI – è uno psichiatra colto e informato, anch’egli con lo sguardo rivolto alla cultura d’oltralpe, in particolar modo di lingua tedesca, molto interessato alla nuova disciplina che Freud sta fondando in quello straordinario laboratorio d’idee che è ancora Vienna, degna erede, dal punto di vista culturale, della “grande Vienna” d’inizio secolo, dello stesso Freud, della Secessione, di Schönberg, Musil, Schnitzler, Wittgenstein, Mahler e Loos”.

Bianchini non è uno psicoanalista formato, ma è un attento lettore, e in seguito traduttore, delle opere di Freud – con il quale è anche entrato direttamente in contatto a Vienna – ed è interessato alla diffusione della psicoanalisi nel mondo psichiatrico e nella cultura italiana.

I primi anni di vita della SPI, tuttavia, non sono brillanti, scarseggiano le risorse economiche, Teramo è una realtà culturalmente piuttosto marginale e l’autorevolezza psicoanalitica dei fondatori, considerati nel loro insieme, non è certo equiparabile a quella dei loro colleghi stranieri. L’insieme di questi fattori porta a una sospensione dell’attività fra il 1928 e il 1931, anno in cui la Società riprende a riunirsi a Roma in casa di Weiss, con un gruppo più analiticamente formato e promettente, costituito da Nicola Perrotti, Emilio Servadio,Cesare Musatti, Wanda Shrenger Weiss e altri.

La sede viene trasferita a Roma, se ne affida la riorganizzazione a Weiss e si decide la costituzione di una rivista specificamente psicoanalitica (Rivista di Psicoanalisi).

Nel 1936, la SPI entra a far parte dell’International Psychoanalytical Association (IPA) fondata da Sigmund Freud e nel 1938 viene sciolta, proprio perché accusata di appartenere all’IPA, sospettata di fomentare l’opposizione politica al regime fascista.

Nello stesso anno sono promulgate anche le leggi razziali e i fondatori sono costretti a espatriare o a smettere di praticare la psicoanalisi. La società riprende l’attività nel 1945 e si ricostituisce ufficialmente nel 1946, anno in cui c’è il primo Congresso Italiano di Psicoanalisi.

Ma cosa s’intende, esattamente, con la parola psicoanalisi? La psicoanalisi, come metodo terapeutico, “si basa sui concetti che riguardano i processi mentali inconsci – si legge ancora sul sito della SPI – originariamente elaborati da Sigmund Freud e successivamente sviluppati, nel tempo, da un numero considerevole di altri psicoanalisti. Il trattamento psicoanalitico può rivelare come questi fattori inconsci influenzino le relazioni e i modelli di comportamento attuali, risalire alle loro origini storiche, mostrare come sono cambiati e si sono sviluppati nel corso del tempo e aiutare l’individuo ad affrontare meglio la realtà della vita adulta”.

La SPI, dunque, ha compiuto novant’anni il 7 giugno scorso. E come in ogni ricorrenza che si rispetti è consuetudine fare anche dei bilanci. È una Società complessa e articolata, con un apparato scientifico, didattico e formativo altamente strutturato, diffusa con i suoi undici Centri sparsi su tutto il territorio nazionale. Essa si occupa di formare gli psicoanalisti attraverso untraining che prevede un’analisi personale, un corso teorico-clinico e la supervisione di casi clinici con un analista di riconosciuta esperienza.

Gli analisti della SPI seguono poi, durante tutto l’arco della loro vita professionale, una continua attività di confronto clinico e teorico che garantisce la progressione della loro capacità analitica.

Da uno studio della SPI emerge una fotografia della situazione attuale della psicoanalisi e mostra una Società non arroccata in una torre d’avorio dove tutto rimane uguale, ma un mondo, quello psicoanalitico, che anche al suo interno, senza perdere la propria identità, si trova a fare i conti con cambiamenti importanti.

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