A. KAPOOR, 2007
Parole chiave: filosofia, psicoanalisi, inconscio
La Psicoanalisi dentro l’Università, la prima volta in Italia. Huffpost 11/9/2022 di Davide D’Alessandro
Parla Fabrizio Palombi, Coordinatore del Consiglio del corso di laurea: “L’indirizzo in ‘Filosofia e Psicoanalisi’ della Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche dell’Università della Calabria costituisce un percorso organico, al momento ancora unico nel nostro Paese, che permette di studiare la disciplina fondata da Freud in prospettiva filosofica e storica”
Huppost, 11 Settembre 2022
Introduzione: L’Università della Calabria ha istituito il corso di laurea ’Filosofia e Psicoanalisi’ che propone un percorso formativo unico nel panorama italiano per coloro che sono interessati alla comprensione delle teorie freudiane e allo sviluppo del pensiero psicoanalitico. Davide D’Alessandro ne parla con Fabrizio Palombi, Coordinatore del Consiglio dei corsi di laurea in Filosofia e Storia, Scienze filosofiche e Scienze storiche. (Maria Antoncecchi)
Davide D’Alessandro, saggista
Huppost,11 Settembre 2022
La Psicoanalisi dentro l’Università, la prima volta in Italia
di Davide D’Alessandro
Parla Fabrizio Palombi, Coordinatore del Consiglio del corso di laurea: “L’indirizzo in ‘Filosofia e Psicoanalisi’ della Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche dell’Università della Calabria costituisce un percorso organico, al momento ancora unico nel nostro Paese, che permette di studiare la disciplina fondata da Freud in prospettiva filosofica e storica”.
Filosofia e psicoanalisi, psicoanalisi e filosofia dentro le aule accademiche. Finalmente, verrebbe da esclamare. Potrebbe essere sintetizzata così la notizia del nuovo indirizzo di Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche denominato, appunto, “Filosofia e Psicoanalisi”. A istituirlo è l’Università della Calabria. Ne parlo oggi con il professore Fabrizio Palombi, Coordinatore del Consiglio dei corsi di laurea in Filosofia e Storia, Scienze filosofiche e Scienze storiche, poiché la possibilità di iscriversi scade il 16 settembre.
Perché il nuovo indirizzo di studi “Filosofia e Psicoanalisi”?
“Il programma di ricerca inaugurato da Freud ha potentemente influenzato non solo la clinica e la terapia psicologica ma l’intera cultura del Ventesimo secolo. L’indirizzo in ‘Filosofia e Psicoanalisi’ della Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche dell’Università della Calabria costituisce un percorso organico, al momento ancora unico nel panorama italiano, che permette di studiare la psicoanalisi in prospettiva filosofica e storica”.
Che cosa prevede l’offerta formativa?
“Essa propone insegnamenti appartenenti ai settori disciplinari filosofici (etica, estetica, filosofia del linguaggio, filosofia teoretica, storia della filosofia) e psicoanalitici (psicologia dinamica) ai quali s’affiancano crediti opzionali fra gli ambiti della sociologia, della linguistica, della filosofia del diritto, di lingue e traduzioni (francese, inglese e tedesca) che sono integrati con altri dodici crediti scelti fra quelli offerti dall’Ateneo calabrese. Degni di nota, sono anche i sette insegnamenti che declinano il termine ‘psicoanalisi’ in relazione a specifici campi disciplinari rendendo un ulteriore riconoscimento formale al termine creato da Freud”.
A chi può dirsi principalmente rivolto?
“Soprattutto agli studenti in filosofia che vogliono coniugare la propria formazione teorica con la comprensione della rivoluzione psicoanalitica, agli psicoterapeuti e ai clinici interessati a completare la propria formazione teorica”.
Oggi, più di ieri, le famiglie chiedono: quali sono gli sbocchi possibili?
“Al pari degli altri indirizzi della Laurea Magistrale in Scienze Filosofiche (LM-78), quello in ‘Filosofia e Psicoanalisi’, conseguito con un piano di studio che soddisfi i requisiti ministeriali, consente di partecipare ai percorsi abilitanti e ai concorsi per l’insegnamento nella scuola secondaria e di accedere a ulteriori percorsi di alta formazione (Dottorato di ricerca e Master di II livello). Esso permette, inoltre, sbocchi professionali quali Counselor filosofico, promotore culturale, revisore di testi scientifici, filosofici e letterari presso case editrici, istituzioni scientifiche e centri di ricerca pubblici e privati, ricercatore e tecnico laureato presso Università e centri di ricerca pubblici e privati.
Comunque, al di là delle specifiche possibilità d’impiego, la forza dell’indirizzo è quella di permettere allo studente di personalizzare la propria formazione, adattandola alle proprie urgenze teoriche oppure a personali esigenze di aggiornamento professionale”.
Perché è sempre stato così difficile “mettere” l’inconscio dentro le aule universitarie?
“Limitandomi al caso italiano potrei dire che, in più di un secolo, il grande impegno di psicoanalisti e studiosi influenzati dalla psicoanalisi non ha mai prodotto curricula universitari specificamente dedicati alle teorie psicoanalitiche. Inoltre, è sintomatico che lo stesso nome della disciplina fondata da Freud difficilmente venga menzionato, in modo esplicito, dalla normativa universitaria italiana. Potremmo dire che, nel nostro paese, l’esclusione della psicoanalisi dall’Università, già denunciata da Freud, non ha mai assunto (con la sola funesta eccezione del ventennio fascista) il carattere di una censura scientifica o di un’ostilità manifesta ma piuttosto quello di un mancato riconoscimento formale e, soprattutto, della mancata istituzione di percorsi formativi specificamente dedicati alla psicoanalisi”.
Lei è studioso di Lacan e il Corso ha un particolare riguardo e interesse verso il grande psicoanalista francese. C’è apertura anche verso le altre Scuole?
“Personalmente ho studiato a lungo anche l’opera di Freud. Inoltre, segnalo che l’attività scientifica del nostro gruppo è supportata anche da una convenzione di collaborazione scientifica e didattica tra la Società Psicoanalitica Italiana e il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria. Inoltre, nel nostro indirizzo sono presenti alcuni studiosi che hanno dedicato la loro attività di ricerca e d’insegnamento agli sviluppi clinici e teorici junghiani”.
La vostra Rivista “L’inconscio” è stata riconosciuta dall’Anvur come pubblicazione scientifica?
“Dal 2020, L’inconscio. Rivista italiana di filosofia e psicoanalisi è stata inclusa nell’elenco delle pubblicazioni scientifiche per le aree ANVUR 10 (Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche) e 11 (Scienze storiche, filosofiche e pedagogiche). È stato un importante riconoscimento per una pubblicazione che in 7 anni di vita ha pubblicato 13 corposi numeri ospitando contributi di importanti studiosi italiani e stranieri, tra i quali mi limito a ricordare i nomi di Lucilla Albano, Sergio Benvenuto, Fabio Ciaramelli, Francesco Conrotto, Antonio Di Ciaccia, Nadia Fusini, Carlo Ginzburg, Romano Luperini, Pietro Montani, Bruno Moroncini Jacques Rancière, Élisabeth Roudinesco, Pierangelo Sequeri, Yannis Stavrakakis e Sarantis Thanopulos”.
In che cosa consiste il vostro laboratorio teorico?
“Per una serie di fortunate ‘congiunture’ accademiche nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria si sono ritrovati numerosi studiosi di diverse discipline accomunati dall’interesse per la psicoanalisi. Da più di un decennio teniamo regolarmente seminari, convegni e corsi dedicati al rapporto tra psicoanalisi e cultura umanistica e, più in particolare, a quello con la filosofia che coinvolgono membri del dipartimento e ospiti italiani e stranieri. Questa è, in estrema sintesi, la nostra esperienza di ricerca che, un paio d’anni fa, ha trovato riconoscimento istituzionale nel Laboratorio‘Antigone’, fondato in seno al medesimo Dipartimento, come esperienza di confronto e spazio dialogico interdisciplinare”.
Qual è lo stato di salute della psicoanalisi in Italia?
“A partire dal nuovo millennio, le teorie psicoanalitiche hanno conosciuto un nuovo slancio anche grazie al confronto critico con le recenti neuroscienze e alla rinascita dell’interesse per il pensiero di Freud e di Lacan. Questo vale anche per il nostro paese malgrado le penalizzazioni accademiche causate dall’introduzione di sistemi di valutazione focalizzati sui dati empirici e bibliometrici”.
Lei si è formato anche negli Stati Uniti. Quali sono le maggiori differenze che ha colto rispetto all’Istituzione universitaria italiana?
“Sono stato Visiting Professor al Dipartimento di matematica del MIT e recentemente ho tenuto un ciclo di seminari nell’ambito del programma di Teoria Critica dell’Università di Berkeley. Il pregio dei grandi atenei statunitensi è di aver grandi risorse economiche e di offrire l’esperienza del campus dove, già da studenti, si partecipa alla vita di una comunità scientifica internazionale. Questo tipo di struttura è rara in Italia e, per questo, mi piace ricordare che quello dell’Università della Calabria è uno dei pochi campus esistenti in Italia. Invece, il limite della cultura statunitense, accademica e non, è rappresentato dalla sua sistematica sottovalutazione della storicità. La dimensione storica di ogni fenomeno viene concepita come un aspetto secondario e ancillare determinando dei seri limiti nella comprensione dei fenomeni sociali, scientifici e tecnologici”.